martedì, luglio 11, 2006

Il rutilante mondo della Tivvù



...e la supposta (ops!) moralità di alcuni membri (ops!) di Aenne


Elisabetta Gregoraci (G) viene interrogata dal pm Henry John Woodcock (W) il 12 maggio 2006. Lei pensava di essere stata convocata in relazione a un incidente stradale. Invece il faccia a faccia con il pm durerà un'ora e quaranta minuti e gli argomenti saranno tutt'altri. "È stata un'esperienza terribile", ha detto lei ieri. Il legale di Elisabetta Gregoraci, Fabio Lattanzi, ha auspicato che "la fonoregistrazione venga resa pubblica in modo da accertare modalità e contenuti dell'interrogatorio".

Per documentare lo svolgimento ne pubblichiamo alcune fasi.
W: lei conosce il signor Salvatore Sottile? Salvo Sottile?
G: Salvo Sottile? Sì, lo conosco.
W: ci può dire, diciamo, come l'ha conosciuto e che rapporti ci sono o ci sono stati.
G: no, nessun tipo di rapporto. Me lo ha presentato un mio amico, che si chiama Cristiano Malgioglio (...) siamo stati a pranzo una volta in un ristorante tutti e tre, abbiamo chiacchierato così e basta.
W: poi non vi siete più visti, insomma?
G: ci siamo sentiti telefonicamente qualche volta (...)

W: e quindi lei non ha mai chiesto, oppure il signor Sottile non le ha mai offerto... lei sa che lavoro fa, di che si occupa Salvo Sottile?
G: se non sbaglio, non sono sicura, lavora... si occupa dell'ufficio stampa del... o una cosa del genere, non so bene, di... del signor Gianfranco Fini. Può essere?
(...)
W: lei si è mai incontrata con Salvatore Sottile da sola?
G: senza Cristiano?
W: senza Cristiano.
G: sono stata a trovarlo... in ufficio da lui.
W: e come ci è andata in ufficio?
G: con la macchina.
W: con la macchina sua, sua di Elisabetta Gregoraci?
G: no, io non ho la macchina, con il taxi (...)
W: si ricorda nitidamente che ha preso un taxi?
G: sì, non avendo la macchina, mi muovo con i taxi o con l'autista.

Più avanti il pm Woodcock farò ascoltare alla Gregoraci le telefonate in cui Sottile ordina all'autista di andarla a prendere a casa.
(...)
W: dica la verità, signorina Gregoraci, insomma... dica la verità. Non c'è niente di male, ognuno è padrone della propria esistenza. (...) Ci è andata a letto con Sottile o no?
G: ci siamo scambiati dei bacini... una persona molto carina.
W: dei bacini? Che bacini, insomma...
G: eh... è stato molto... molto sensibile nei miei confronti.
(...)
W: le telefonate che lui faceva non sono proprio l'espressione...
G: no, no.
W: ... di un gentleman.
G: e infatti no, per niente, anche un po'... tra virgolette, mi ha dato anche fastidio (...) è tutto imbarazzante, cioè mi sembra...
W: è molto imbarazzante.
G: perché è la prima volta che mi capita una cosa del genere nella mia vita. Sono anche un po', mi sento anche un po' anche... sinceramente a stare qui... non impaurita, però un po' strana, non è sicuramente un ambiente piacevole, insomma.
W: L'abbiamo intimorita in qualche modo?
G: No, assolutamente.
W: Mi sembra che, voglio dire che...
G: Assolutamente no.
W: Siamo abbastanza garbati.
G: Sì.
(...)

W: senta, lei l'amore con Sottile l'ha fatto quel pomeriggio alla Farnesina?
G: eh...
W: eh? Dica, risponda, signorina... Ha fatto l'amore alla Farnesina? E dica sì o no, signorina Gregoraci.
G: no, no.
W: e quando l'ha fatto?
G: ma no, non l'ho fatto.
W: e che cosa è successo alla Farnesina? (...)
G: ma nulla... io... l'ho salutato nel suo ufficio, abbiamo parlato...
W: e questi bacini quando ve li siete dati?
G: quando sono arrivata e quando sono andata via.
W: ah, quindi è stato un bacino di saluto?
G: sì.
W: non c'è stato mai... quindi, voglio dire, lei è sicura... io, guardi, io non è che glielo posso chiedere tutto il pomeriggio (...) io più che ricordarle, diciamo, che lei deve dire la verità, più che... io credo che...
G: va bè, ok, è capitato, io l'ho fatto, sì.
W: ha fatto l'amore?
G: perché mi andava di farlo. (...)
W: ma nella Farnesina? Nel suo ufficio alla Farnesina? Eh?
G: sì.
(...)

A un certo punto la Gregoraci vuole fare dei chiarimenti.
G: cioè... io ho appena detto: "Ho fatto l'amore". Non è stato neanche proprio così, cioè ci siamo scambiati delle tenere effusioni. Adesso non mi va di dire, non so, i particolari, le carezze, i bacini, le cose...
W: no, no. Va bene. (...)
G: cioè non è neanche far l'amore, è farsi delle coccole. Ha capito? Adesso mi vergogno a spiegarle anche i particolari...
W: no, per carità, io...

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