venerdì, luglio 14, 2006

Come si vince? Male.


Sono passati diversi giorni dalla vittoria dei nostri eroi contro i perfidi comunisti francesi, come dice Calderoli. Mi ero ripromesso di non ritornare su questo argomento. Poi ho letto un articolo-commento-motefacciovedechissoio di Francesco Merlo su Repubblica. Il tema ancora la testata di Zizou al Materazzi. Mi sono chiesto che cosa sia rimasto dei valori dello sport nel nostro paese. Poco.
Il Merlo scrive generalmente in maniera meravigliosa, ma questa volta ha cagato fuori dal secchio. So di mancare a una regola del giornalismo che impone di NON parlar male dei colleghi, ma questa volta nel mio piccolo mi ribello a questa maniera tutta italiana di giustificare le peggiori porcate. Materazzi dovrebbe essere sanzionato almeno quanto Zidane (che per me ha smesso di giocare un paio d'anni fa). Ho trascritto da Repubblica il commento di Merlo e lascio ad altri giudicare.

La testa vuota di Re Zizou

FRANCESCO MERLO

Di sicuro era meglio se stava zitto. Ha detto infatti che «la reazione è stata al di sotto della provocazione». E dunque Zidane, che ha abbattuto con una testata Materazzi, vanta ancora un credito e deve essere risarcito: ci vorrebbe adesso una bella coltellata, o un colpo di pistola, o una solenne esecuzione ordinata dalla Fifa e approvata dal sessanta per cento dei francesi. SEGUE A PAGINA 22 Insomma, Zidane sarà anche un campione, ma non c' è nulla di più "scemo" che tirare fuori la madre, la sorella e la moglie a giustificazione del proprio energumenismo. Perciò Zidane ieri sera è diventato la caricatura del delitto d' onore. E anche l' afrore selvatico, arcaico e animalesco, l' antico retaggio pastoral mediterraneo dell' onore qui è ammorbidito dall' inconsistenza, dalla mancanza dell' offesa alla donna. In questa storia infatti non ci sono donne violate ma, se è vero quel che ha raccontato Zidane, ci sono due caproni: uno che ha straparlato e l' altro che ha usato la capa, ma solo perché non aveva a portata di mano "u scannaciareddi", il lungo serramanico appuntito e tagliente che i macellai usano per sgozzare gli agnellini. Eppure, qualcosa ci è piaciuto nella pomposa intervista di Zidane, preparata e vissuta in Francia come l' annunzio del Messia. Ci diverte che ci siano rimasti male i terzomondisti, gli islamofili, quelli che, come l' organizzazione "Sos racisme" avevano letto nei movimenti labiali di Materazzi un trattato di De Gobineau. Sicuri dell' insulto etnico, avevano trasformato Zidane da colpevole autore di un gesto irresponsabile, cialtrone e volgare, da bullo dei campi calcio in un dannato della Terra oltraggiato, in un algerino aggredito dall' Oas. E in tanti erano pronti a scendere in piazza, a manifestare contro l' appropriazione indebita della coppa, contro il rigurgito fascio-razzista degli italiani, contro l' espulsione reazionaria a danno della Francia multiculturale. Al contrario dispiace, a noi che abbiamo ammirato la sua grande eleganza calcistica, che Zidane da riprovevole sia diventato anche ridicolo, da campione isterico si sia trasformato nella macchietta della lesa maestà di Francia. E difatti ieri in tv Zidane sembrava un tragicomico personaggio dei "Delitti esemplari" di Max Aub, di quelli che commettono violenza per futili motivi e ti fanno rimanere senza parole per la gratuità assoluta e per la totale mancanza di ragioni, per la banalità del gesto collerico, furiosamente vestita di saperi dai giornalisti e dagli intellettuali e recitata da Zidane con una gravità da maschione : «Mi tirava la maglietta», «non era la prima volta che mi insultava», «ci sono frasi che fanno più male di un cazzotto»~. Sembrava di sentire le lagnosie infantili collodiane: «Mi metteva gli ossi delle ciliege nella tasca», «afferrava le mosche e me le gettava nell' orecchio», «mi allargava il buco del grembiule». Perciò questa intervista, che ha aggiunto oltraggio a oltraggio, ci toglie l' ultimo dubbio: Zidane non merita il titolo di miglior calciatore dei mondiali, che dovrebbe essere assegnato al più corretto e al più leale. Meriterebbe invece di essere affidato ai servizi sociali, per accelerarne la crescita e stimolarne la maturazione. L' intervista del resto arriva a conclusione di una campagna nazionale francese che mira a rovesciare il fatto e, paradossalmente, a rendere reversibile la storia di questo mondiale. Istintivamente, come fosse un pensiero unico, già all' indomani della sconfitta, gran parte della stampa parigina aveva cominciato a costruire attorno a Zidane un eccentrico mondo di serissima mistificazione, con l' idea del generoso ma duro "marsigliese" che reagisce all' offesa del piccolo provocatore di professione, un personaggio dei romanzi di Izzo, un eroe che applica un codice d' onore brutale ma virile contro tutti i cagnacci spregevoli come quell' italiano. è una sorta di leghismo rovesciato che capovolge anche l' ovvietà, perché trasforma le cose nel loro contrario. Chi infatti dovrebbe starsene nascosto, a morire di vergogna, è Zidane e non certo Materazzi. Alla fine l' intervista ha solo confermato che non ci sono attenuanti per Zidane, che non c' è provocazione che giustifichi una violenza fisica premeditata, vale a dire il contrario dello sport: la slealtà combinata con la ferocia. Ed è un peccato che dopo essersi comportato come un casseur di banlieue (recidivo), Zidane abbia esibito in tv anche lo status di stella impunita, di homme-France che pensa di godere dell' immunità come un qualsiasi parlamentare italiano. D' altra parte l' intervista, con quel suo affannoso cercare attenuanti, dimostra anche che chi l' ha premiato l' ha fatta ancora più grossa. Nessuno ha dato la palma del miglior calciatore a Maradona dopo che ha segnato il gol con la mano, e nessuno ha celebrato Totti dopo il suo famigerato sputo all' avversario danese. Capita infatti che i giocatori si comportino da teppisti, ma è grave che al teppismo di Zidane si vogliano trovare delle ragioni. Insomma per giustificare un premio ingiustificabile, ci si è messi a pesare il banalissimo insulto di Materazzi: la famiglia, la sorella, la mamma~ L' intera intervista è stata orchestrata come una legittima rivincita su una partita di calcio perduta sul campo. E purtroppo la grande Francia, la nostra amata Francia con questa difesa a oltranza di un teppista mette a rischio la sua proverbiale eleganza. Sembra infatti la Francia antipatica e supponente dei pregiudizi e delle barzellette: vi immaginate Voltaire che giustifica o solo nasconde con le attenuanti un comportamento arrogante e violento? Ma c' è di più. L' intervista vale un' altra testata. Non c' è peggio di chi prima ti offende fisicamente e poi, per giunta, ti vuole spiegare perché l' ha fatto; prima ti colpisce e poi ti dà anche del cretino perché tu non hai capito le sue ragioni. No, non era adesso in tv che Zidane avrebbe dovuto trovare le parole ma sul campo, e rispondere, come fanno tutti, all' insulto con l' insulto, invece di usare la testa come un pitbull usa le fauci. Ancora: subito dopo la partita, Zidane avrebbe potuto chiedere scusa a tutti i tifosi, cercare l' avversario aggredito e magari invitarlo a passeggiare con lui sugli Champs-élisées, per mostrare a tutti che si può perdere la testa ma anche ritrovarla, e che i colpi proibiti, gli eccessi, le oltranze, insomma il coup de sang finisce quando finisce il gioco. Durante una partita, quando c' è il contatto fisico, l' insulto alle mogli e alle sorelle è scontato, anche se nessuno conosce davvero le mogli e le sorelle dei giocatori o degli arbitri che mai si ritengono offese, mai si ribellano, mai querelano. E negli stadi vengono esibiti striscioni nei quali "il cornuto" è addirittura elevato ad arte popolare. E comunque nessun insulto giustifica l' aggressione all' avversario indifeso, l' attacco di sorpresa e di nascosto. Tolgano dunque a Zidane il premio di migliore giocatore del mondiale e lo consegnino con tante scuse a Buffon o a Cannavaro, alle cui caviglie Zidane neppure arriva (è un insulto? speriamo che, se ci incontra, Zidane non ci rifili una testata).

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