lunedì, luglio 17, 2006

Arrestato e liberato




Preparava un reportage sulla costruzione di una nuova diga in Cina ed è finito in manette. E’ successo al giornalista del settimanale tedesco “Die Zeit”, Georg Blume. Per lui c’è l’accusa di “attività giornalistica illegale”, ovvero di aver investigato sulla costruzione di una diga sul fiume Nujiang, nella provincia sudoccidentale dello Yunnan. Il corrispondente ha rifiutato di distruggere le interviste alla popolazione del villaggio che dovrebbe sgomberare per consentire la costruzione della diga. E così, giovedì, Blume è stato portato alla stazione di polizia di Liuku, nella regione del Lushui. Anche se il governo cinese non ha ancora ufficializzato la costruzione della diga sul fiume Nujang, i funzionari locali hanno già ordinato alla popolazione di lasciare la zona interessata agli eventuali lavori. Le autorità cinesi impongono a tutti i giornalisti stranieri di chiedere un permesso al comando locale per realizzare dei reportage. Se questo permesso viene negato, il servizio viene bollato come “attività giornalistica illegale”. Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di corrispondenti stranieri arrestati in Cina a causa di questa norma. E la censura non è affatto tenera neanche con i giornalisti cinesi. Secondo il rapporto del comitato per la protezione dei giornalisti con sede a New York, alla fine dello scorso anno erano 32 i giornalisti cinesi detenuti, il numero più alto al mondo.

Liberato un giorno dopo, il venerdì come ha confermato egli stesso al telefono.

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