giovedì, dicembre 02, 2010

Nelle mani di un affarista


Fonte: corriere


«Berlusconi ammira il macho Putin»


Politica e affari tra Roma e Mosca nel file dell'ex-ambasciatore americano Spogli

Silvio Berlusconi e Vladimir Putin (Ansa)
Silvio Berlusconi e Vladimir Putin (Ansa)
WASHINGTON - Lo stretto vincolo Putin-Berlusconi e il patto sull'energia Russia-Italia allarmano Washington. Nel gennaio del 2009 - si legge in uno dei documenti diffusi da Wikileaks - l'allora ambasciatore americano Spogli è severo nel suo giudizio e sottolinea come il presidente del Consiglio italiano apprezzi «lo stile macho e autoritario» del leader russo. Il diplomatico riferisce anche che, da tutti i colloqui avuti con fonti italiane (dal Ministero degli Esteri al Pdl), è evidente che è solo Berlusconi a decidere sulla politica verso la Russia. «L'ambasciatore della Georgia a Roma - scrive Spogli - ci ha riferito che il suo governo ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale su ogni pipeline sviluppata da Gazprom in coordinamento con l'Eni». Sempre nel cablo, gli americani sostengono che quando affrontano la questione con esponenti del Pdl la risposta è sempre la stessa: «La figura chiave è Valentino Valentini».

«Berlusconi ammira l'autoritario Putin»
3. (C/NF) Mentre molti intellettuali europei di sinistra riconoscevano che - a parte il suo approccio autoritario nel governare - la Russia di Putin somigliava poco agli ideali comunisti - questo non ha dissuaso i comunisti italiani e altri politici di sinistra dall'essere apertamente pro-Russia sulla base della solidarietà ideologica.
Questo, combinato con l'età avanzata dei politici italiani di alto livello (65-70) impedisce a molti dell'estrema sinistra nello spettro politico italiano di andare oltre una visione del mondo nata (e apparentemente congelata) durante la Guerra Fredda.

4. (C/NF) Durante la Guerra Fredda, gli interessi degli affari italiani hanno spesso costeggiato la linea di quel che era appropriato nel loro perseguimento del mercato sovietico. Dopo il collasso dell'Unione sovietica, l'esplosione del benessere in Russia ha creato una grande domanda di oggetti di lusso, esclusivi, dall'Italia.
Dal 1998 al 2007 le esportazioni italiane in Russia crebbero del 230%, da 2,7 miliardi di euro a 9,5 miliardi. Molti degli uomini d'affari italiani iniziarono a vedere la Russia come un mercato senza limiti che potevano compensare la perdita di esportazioni in altri paesi. Questi uomini d'affari hanno mantenuto forti legami con politici di destra orientati al libero mercato, incluso il patron più in vista del business italiano: il premier Silvio Berlusconi.

5. (C/NF) (...) Nel recente passato Putin ha tenuto più incontri bilaterali con primi ministri italiani che con qualsiasi altro leader mondiale. E' stato il primo leader a incontrare Berlusconi dopo le elezioni del 2008, andando a trovarlo in Sardegna addirittura prima che giurasse. Berlusconi crede che Putin sia suo personale amico e continua ad avere più contatti con Putin che con qualsiasi altro leader mondiale. Durante la crisi della Georgia, Berlusconi parlò con Putin quotidianamente per una settimana. La base di questa amicizia è difficile da stabilire ma molti interlocutori ci hanno detto che Berlusconi crede che Putin, un «tycoon», ha più fiducia in Berlusconi che in qualunque leader europeo (...)Berlusconi ammira lo stile macho, decisionista e autoritario del suo modo di governare(...)
«Il premier e i suoi traggono profitti personali» 
6. (S/NF) I nostri contatti sia nell'opposizione di centro sinistra Pd che nel Pdl di Berlusconi hanno portato a conclusioni nefaste. Essi credono che Berlusconi e i suoi amici intimi si stiano approfittando personalmente e in maniera molto abile di molti degli accordi energetici tra l'Italia e la Russia. L'ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il governo della Georgia crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale di profitti sui gasdotti costruiti da Gazprom insieme all'Eni. Quando solleviamo la questione della Russia con i nostri contatti nel Pdl loro di solito ci fanno il nome di Valentino Valentini, un membro del Parlamento e una specie di figura ombra che lavora come uomo chiave di Berlusconi in Russia sebbene non abbia neanche una segretaria. Valentini, che parla russo e va in Russia molte volte al mese, appare molto spesso al fianco di Berlusconi quando incontra altri leader mondiali. Non è chiaro cosa faccia a Mosca durante le sue frequenti visite ma si dice che curi gli interessi commerciali di Berlusconi nel Paese.

7. (C/NF) Tutti i nostri interlocutori - al ministero degli Esteri, nell'ufficio del premier, nel Pdl e anche nell'Eni - raccontano che Berlusconi decide la politica italiana sulla Russia da solo, senza cercare o accettare consigli. Tutti sono riluttanti ad affrontarlo anche quando sta dando il suo peggio sulla Russia. Nel novembre del 2008, dopo una conferenza stampa disastrosa nella quale, tra l'altro, il premier ha descritto l'allargamento della Nato, il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo e lo scudo missilistico come «provocazioni americane» alla Russia, i funzionari del governo italiano hanno messo la testa sotto la sabbia. In risposta alle nostre obiezioni il ministero degli Affari Esteri e lo staff del primo ministro ci hanno mandato direttamente dal premier, invece che portagli la cattiva notizia che le sue parole avevano contrariato non solo gli americani ma anche gli altri membri del gruppo di contatto per i Balcani, per non menzionare i Cechi e i Polacchi. Anche il ministro degli Esteri Frattini ammette di non esercitare alcuna influenza su Berlusconi sulla Russia.
«Frattini è visto dai più solo come messaggero»
8. (C/NF) Berlusconi tratta la politica russa come tratta gli affari interni italiani - tatticamente e giorno per giorno. Il suo desiderio più impellente è di rimanere nelle grazie di Putin e ha spesso dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli erano state passate direttamente da Putin. Un esempio: nei giorni successivi alla crisi della Georgia, Berlusconi ha cominciato a dire che la Georgia era l'aggressore e che il governo della Georgia era responsabile per la morte di centinaia di civili nell'Ossezia del Sud.

9. (C/NF) Capire chi potrebbe avere qualche influenza sulla politica di Berlusconi in Russia non è un compito facile. Una cosa comunque è certa - non le istituzioni di politica estera del governo italiano. Frattini è visto dai più come il messaggero di Berlusconi per quanto riguarda la Russia, infatti si è definito tale con il vicepresidente Cheney durante la sua visita a Roma nel settembre del 2008.
«Il bisogno di energia che crea dipendenza» 
10. (C/NF) Nel 2008 il ministero degli Affari Esteri ha cercato di produrre una strategia di politica estera per il governo italiano. In un paper intitolato «Rapporto 2020» il ministero degli Affari Esteri sottolineava il bisogno di cercare «una relazione privilegiata» con Mosca per sopperire a una preoccupazione crescente: quella dell'energia

15. (C/NF) L'Italia non è sicuramente ignara dei pericoli insiti nella sua dipendenza dalla Russia e sta facendo quello che può per evitare di aumentare la quantità di energia che prende dalla Russia. Non appena tornato al potere Berlusconi annunciò il ritorno al nucleare. Ma il progetto richiederà grandi spese, un impegno di lungo termine e la soluzione di alcuni problemi ambientali.

16. (C/NF) La combinazione di simpatia, dipendenza dall'energia, mancanza di influenza istituzionale e la relazione personale tra Putin e Berlusconi forniscono alla Russia un alleato affidabile, disponibile a lavorare all'interno della Ue in favore della Russia.

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