sabato, dicembre 25, 2010

Quando un ex fascio dimentica da dove viene



Chiariamo. Io a questa cazzata del fascismo-male assoluto non ho mai creduto. Tutti gli italiani sono stati fascisti sino a quando ha fatto loro comodo e Mussolini è stato abbastanza cinico da essere pacifista imboscato in Svizzera, durante la prima guerra mondiale, e furbo belligerante nella seconda. Ovviamente lui al fronte ci mandava gli altri, ma tant'è. Lo MSI del dopoguerra pero', rimasto fuori dall'arco costituzionale, le mani in pasta, nelle mazzette non le ha messe. Fino a quando, forse, non è stato sdoganato, ma soprattutto è confluito nel PDL. Ora. Questo lungo preambolo perché, come lucidamente ricordato da Travaglio, un Alemanno che da fascista scendeva in piazza a farsi arrestare, si permetta di inveire contro i giudici di sinistra che scarcerano i teppisti. Questo fa un po ridere. Al pari del ministro della difesa, quello che si fa regalare i SUV, di quell'altro, Gasparri, che invoca arresti preventivi o di quell'altro che una volta era pure avvocato (Mantovano) che propone di estendere il Das.Po dagli eventi sportivi alle manifestazioni pubbliche. A parte che Almirante si starà rivoltando nella tomba, ma questi hanno davvero portato il cervello all'ammasso oppure, come detto da piu' parti, questa ignobile legge elettorale ha portato a posizioni di potere persone che, in un mondo normale, forse starebbero arrabbattandosi per trovare un lavoro. 



Gianni, rimembri ancora?

di Marco Travaglio
(23 dicembre 2010)
Gianni AlemannoGianni AlemannoLa scarcerazione di 22 dei 23 giovani fermati durante gli scontri con la polizia il 14 dicembre a Roma ha suscitato le ire del sindaco Gianni Alemanno: "Sono costretto a protestare", ha tuonato, "a nome della città di Roma contro la decisione assunta dal Tribunale di rimettere in libertà, in attesa di giudizio, quasi tutti gli imputati. C'è una profonda sensazione di ingiustizia di fronte a queste decisioni perché i danni provocati e la gravità degli scontri richiedono ben altra fermezza della magistratura contro i presunti responsabili di questi reati". Forse Alemanno ignora che il fermo di polizia dura 48 ore e che per quei reati (lancio di oggetti e lesioni) la legge non prevede la custodia cautelare in carcere o, per la resistenza a pubblico ufficiale, richiede il rischio concreto di reiterazione. Il che non significa che gli indagati siano stati assolti: attenderanno il processo a piede libero. Dunque il Tribunale non poteva che scarcerarli.

E Alemanno ha perso l'ennesima occasione per tacere (come i politici di Pdl e Lega che l'estate scorsa insorsero contro la scarcerazione della ragazza che aveva lanciato un fumogeno contro Raffaele Bonanni alla festa del Pd a Torino). Deve trattarsi dello stesso Alemanno che negli anni Ottanta, segretario nazionale del Fronte della Gioventù, fu arrestato ben tre volte per analoghe intemperanze di piazza. La prima fu fermato il 20 novembre 1981, a Roma, con l'accusa di aver partecipato con quattro camerati al pestaggio con spranghe di ferro di uno studente di sinistra di 23 anni. Il secondo arresto risale al 1982: per il lancio di una molotov contro l'ambasciata dell'Unione Sovietica, Alemanno trascorse otto mesi al fresco a Rebibbia. Il terzo fu il 29 maggio 1989, a Nettuno: il futuro sindaco si scontrò duramente con le forze dell'ordine e finì in gattabuia con 12 camerati per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, tentato blocco di corteo ufficiale e lesioni ai danni di due poliziotti. 


L'allegro squadrone era sceso in piazza per contestare il presidente Usa George Bush senior, in visita al cimitero di guerra americano: una provocazione intollerabile, per la giovane camicia nera, che organizzò subito un contro-corteo riparatore. "Per rappresentare", recitava il memorabile comunicato, "un monito per chi troppo facilmente dimentica il nostro passato e offende la memoria di migliaia di caduti che si sono battuti per la dignità della Patria, mentre altri pensavano solo a guadagnarsi i favori dei vincitori". All'epoca Alemanno era un fervente antiamericano e riteneva che la presenza di Bush offendesse la memoria dei caduti della Repubblica di Salò. Poi, per quei peccatucci di gioventù, non riportò alcuna conseguenza giudiziaria: fu sempre assolto. Non c'era ancora un sindaco Alemanno pronto a manifestare "una profonda sensazione di ingiustizia" e a chiedere "ben altra fermezza della magistratura contro i presunti responsabili". Cioè contro Alemanno.

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