martedì, febbraio 24, 2009

"Solo" 17 anni




Grande Mentana, appena 17 anni per accorgersi di una cosa sotto gli occhi di tutti.

NON HO PAURA DEL LUPO BERLUSCONI
Germano Morosillo per "Pocket"

Voleva il suo momento di celebrità, nulla di più. E invece è passata, in maniera del tutto accidentale, alla storia recente della televisione italiana. E' successo tutto la sera del 9 febbraio. Mentre l'Italia si commuoveva per la morte di Eluana Englaro, Federica Rosatelli piangeva davanti alle telecamere per l'esclusione dal Grande Fratello.

Un contrasto stridente tra dramma autentico e dolore televisivo. Troppo per Enrico Mentana che si dimetteva da direttore editoriale di Mediaset, in polemica con le scelte dell'azienda sulla programmazione di Canale 5.

Un abbandono improvviso, non inatteso. Diciassette anni scanditi da molti successi e poche polemiche. E poi un disagio, cresciuto negli ultimi anni, con l'avvento della nuova dirigenza. L'asse di equilibrio tra vocazione informativa e commerciale di Mediaset si sarebbe gradualmente spostato, fino ad anteporre il reality alla realtà.

Si dice che quando si danno le dimissioni il vero rischio è che vengano accettate. In questo caso non c'erano margini di incertezza: divorzio doveva essere e così è stato. Da quel momento Mentana è diventato un caso politico: denunce, polemiche, dichiarazioni, rivendicazioni. Tutti hanno detto, tanti hanno scritto. E adesso parla lui.

Rimpianti?
"Quando si prendono decisioni come questa non si può parlare di rimpianto. Il rimpianto ci sarebbe stato se non avessi fatto nulla di fronte alla scelta di Mediaset".

Forse avresti voluto spiegare al pubblico i motivi delle tue dimissioni.
"Un po' dispiace non averlo potuto fare, ma sono convinto che il pubblico li abbia capiti".

La solidarietà dei giornalisti del Tg5?
"Mi ha molto colpito e commosso. Non era scontata, per ovvi motivi. Un fatto importante".

Hai detto che la tua decisone era nell'aria da tempo. Perché?
"C'è stato un allontanamento dalla mission di Mediaset, di Canale 5 in particolare. L'equilibrio tra fascino commerciale e responsabilità di servizio pubblico è progressivamente venuto meno. Oggi si constata una maggiore compenetrazione con le sorti di una parte politica del Paese".

Più intensa dopo il ritorno del centrodestra al governo?
"Si può dire che le ragioni del proprietario sono tenute in conto dalla dirigenza."

L'informazione a Mediaset oggi è meno credibile?
"Tre giorni dopo la morte di Eluana, sul Corriere della Sera, un sondaggio Ipsos di Mannheimer metteva in rilievo la perdita di credibilità delle istituzioni. Nell'elenco erano presenti anche i mass media, chi ne usciva peggio nel giudizio degli intervistati era Mediaset. Non spetta a me dire se oggi l'informazione a Mediaset è meno credibile. Nel corso degli ultimi anni comunque qualcosa è cambiato".

Questo cambiamento è coinciso con l'arrivo di Piersilvio?
"Non so personalizzare gli eventi, posso descriverli. E' un processo che ho progressivamente visualizzato e che si è accelerato con la nuova generazione del gruppo dirigente. E' scemato l'interesse per l'informazione giornalistica. Si è puntato sulla ricerca di audience, sui proventi della raccolta pubblicitaria, sulla ricerca dell'incasso per l'incasso.

L'insieme dei canali Mediaset non offre un programma di informazione in prima serata. Per di più gli appuntamenti di news di seconda serata come Matrix, Terra, lo stesso Costanzo Show, che pur è una cosa diversa dal puro programma di informazione, sono stati relegati oltre la mezzanotte".

Ti ha deluso il silenzio di Berlusconi dopo le tue dimissioni?
"Non lo sento da mesi, e in ogni caso sono anni che non ho rapporti diretti con lui".

E il fatto che Piersilvio, Confalonieri, non ti abbiano chiamato?
"Da un punto di vista umano si commenta da solo. Ma voglio chiarire una cosa: non sono uno che mangia per 17 anni nello stesso ristorante e all'improvviso dice che la cucina era pessima. Mediaset è stata un'avventura esaltante. Berlusconi nel '91 mi ha chiamato e mi ha dato un sogno: costruire un Tg partendo da zero. Ho vissuto i 13 anni al Tg5 in perfetta libertà, anche quando Berlusconi è diventato politico.

Ho rispettato la scelta dell'azienda di rimuovermi dalla direzione del Tg5, pur non condividendola. Sono rimasto, ho accettato la scommessa di Matrix, che poteva non essere un successo, un prodotto nuovo per la rete e per me, come passare dai cento metri alla maratona. L'ultima pagina è stata brutta, non per questo vanno cancellate quelle che l'hanno preceduta".

Quante belle pagine in questi anni?
"Tante. Me ne vengono in mente alcune recenti. La puntata di Matrix con Saviano che parlava di camorra, quella con Genchi, l'intervista a Veltroni e Berlusconi, al quale ho tolto la parola..".

Puoi ricostruire cosa accadde a Mediaset la sera del 9 febbraio ?
"Quel giorno il Parlamento era stato convocato a tappe forzate per la legge "salva-Eluana". Alle 20,25 Tg1 e Tg5 danno la notizia. Il primo si allunga di venti minuti, mentre il Tg5 si chiude nel classico orario, dedicandogli sette minuti. Dopodiché Canale 5 non se ne occupa più, fin dopo mezzanotte.

Che modo è di dare informazioni? Stiamo parlando di una vicenda che interessava l'intero Paese, basta fare una panoramica sulle prime pagine dei quotidiani di quei giorni. Non era una notizia come un'altra, era l'avvenimento di cui tutta l'Italia era stata messa al corrente".

Non bastava lo speciale su Rete4?
"Quella dello speciale su Rete4 è una giustificazione a posteriori. Se avessero voluto davvero puntare su quel programma, sarebbe bastato uno scorrevole sotto il Grande Fratello per informarne gli spettatori. Invece si è deciso di non fare nulla. Ho saputo solo alle 23 che non avrei fatto Matrix. A me interessava il rapporto umano con i telespettatori, con quella famiglia. Per ragioni di audience si è fatta una scelta sbagliata".

Quella sera come l'hai passata?
"Ho avvisato i vertici aziendali, dopo che un sms mi aveva preavvertito della morte di Eluana. Mi hanno chiesto se ero pronto, ho risposto di sì. Ho fatto tre proposte diverse, nessuna che prevedeva la cancellazione del Grande Fratello".

Quali?
"Far precedere il Grande Fratello da un'edizione speciale del Tg5 e farlo seguire da Matrix. Intervallare il Grande Fratello con delle finestre del Tg5 o Matrix. Anticipare la chiusura alle 23. Nessun riscontro".

Stavi guardando il Grande Fratello?
"Lo stavo guardando quando ho visto quella ragazza che piangeva, ma non per Eluana. Piangeva perché doveva uscire dal programma. Mi sono cadute le braccia. Irridere l'emozione di una parte del Paese trasmettendo un dolore finto, un pianto in vitro. L'ho trovato intollerabile. E' stato in quel momento che ho capito quale fosse la decisione da prendere".

Un tuo errore?
"Forse restare convinto che Canale 5 fosse obbligato a informare. Comunque l'aria era quella da settimane. C'è un ridimensionamento progressivo funzionale a una catena editoriale, slegato da compiti di informazione".

Conosci Alessio Vinci?
"Meglio di tutti, lo conosco privatamente".

Ti ha detto lui che avrebbe preso il tuo posto a Matrix?
"Me l'ha comunicato Mediaset".

Pensi possa cavarsela bene?
"Non sta a me dirlo. Sono stato giocatore tanto tempo, non voglio mettermi in cattedra per dare giudizi su chi scende in campo ora".

Come li stai trascorrendo questi giorni?
"Come ogni anno quando iniziano le vacanze. Con i miei figli, con i miei impegni giornalistici che continuano in radio, con Vanity Fair. E passando molto tempo in mezzo alla gente... anche perché non ho la patente".

Non avverti il distacco?
"Tra un po', forse. Adesso è passato troppo poco tempo".

Sembra che tu abbia una voce triste.
"Al contrario, sono completamente rilassato: il tono dipende dal fatto che sono sdraiato! Per la prima volta da dieci giorni non alzo la voce, non mi tocca agitarmi. Sono sereno: ho fatto la cosa giusta e sono pronto a rimettermi in gioco".

In Rai?
"Non tornerei a viale Mazzini dopo tanto tempo: mi sono dimostrato indocile rispetto a Mediaset, figuriamoci la Rai".

La voce di tuoi contatti con Sky?
"Falsa. Mai sentito i vertici di Sky, né prima né dopo le mie dimissioni. Qualcuno ha voluto a farlo credere. E' una voce messa in giro dall'interno".

Di Mediaset?
"Sì".

Adesso si va dal giudice.
"Io ho presentato le mie dimissioni da direttore editoriale, Mediaset dice che mi sono licenziato. A Berlusconi non piace la costituzione sovietica ma Mediaset nei miei confronti ha adottato un comportamento di tipo sovietico, con l'espulsione dal partito e la sentenza pronunciata da Crippa. Ma non farò la fine della pecora davanti al lupo. Del lupo non ho paura".

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