domenica, febbraio 08, 2009

Uno un po' naif


Ovvero come prendere per culo un cittadino italiano.

Ho già scritto più volte dell'assoluta inettitudine delle autorità italiane all'estero. Le ambasciate non servono a nulla e il ministero della Farnesina si attiva solo quando proprio non ne può fare a meno. A differenza di altri paesi l'assistenza è nulla e le iniziative sono affidate al buon cuore di qualche funzionario che ogni tanto si sente anche in dovere di giustificare il fatto che prende uno stipendio. Ho avuto questi esempi in numerosissime esperienze e l'imbarazzo che ho avuto quando mi sono magari fatto accompagnare da cittadini di altri paesi era totale. Adesso leggo di questa esperienza e del non richiesto commento di un tizio dell'ambasciata. Leggo anche, senza capirne i motivi, dell'imbarazzo dell'ambasciata. Sarò un po' naif anch'io?

da corriere.it

Iraq: «turista» italiano fermato a Falluja
Bloccato a un posto di blocco e rispedito in Italia con il primo aereo. Imbarazzo in ambasciata


Un impiegato dell'hotel di Bagdad con la fotocopia dei documenti di Marchiò (da New York Times)Bashar Yacoub non poteva credere ai suoi occhi. Ma quando quel ragazzo occidentale, senza battere ciglio, gli ha ripetuto di voler «solo visitare la città», il manager della reception del Coral Palace Hotel di Bagdad ha dovuto arrendersi all’evidenza. Quello che aveva di fronte era il primo turista occidentale dall’inizio della guerra, nel 2003. Era lì senza guardie del corpo, e senza un traduttore. Ed era italiano.

L’avventura di Luca Marchiò, comasco 33enne, è però finita due giorni dopo l’incontro con mister Yacoub, quando ha tentato di visitare la (un tempo famigerata, e ancora preda di tensioni e violenze) città di Falluja. Ad accorgersi di lui è stato un militare a un checkpoint, che ha preso in consegna il giovane (credendolo, forse, un jihadista straniero) e l’ha portato in caserma. «Le autorità mi hanno spiegato che non sarei potuto rimanere in città per la notte», ha detto al New York Times. «Il loro suggerimento è stato quello di tornarmene a Bagdad». In realtà, l’ambasciata d’Italia ha riferito che il giovane sarebbe stato «messo sul primo aereo domani mattina» (sabato, ndr), ponendo fine a una situazione che ha creato, anche tra le autorità italiane, qualche imbarazzo. Nessuno, infatti, sapeva della presenza di Marchiò in Iraq: nemmeno i genitori del ragazzo. «Non ne sapevamo niente», dice a Corriere.it la madre, Marinella. «Luca non vive in casa con noi, ed è abituato a viaggiare molto, anche in zone di guerra, per il suo lavoro. E da mamma dico: purtroppo. Ora ci hanno detto che sta tornando, e che sta bene. E questo è ciò che conta».

TURISTA - Anche le autorità italiane non sapevano nulla del viaggio. Il New York Times scrive di essere stato il primo a notificare la cosa all’ambasciata. Che ha poi tentato di ricostruire l’incredibile viaggio del «turista». Partito dall’Italia, Marchiò è sbarcato in Egitto, passando poi in Turchia e, via terra, in Iraq, con un visto di dieci giorni. Passato il confine su un taxi, è arrivato a Bagdad. Ed è entrato nel Coral Palace. «Sono un turista», ha ripetuto a mister Yacoub, alla reception, e ai giornalisti del Times. «Voglio vedere le città più importanti del Paese, vedere e capire la realtà. Penso che ogni Paese del mondo debba essere visitato». Yacoub ha tentato di dissuaderlo – alla domanda se l’Iraq, e soprattutto Falluja, siano pronti per turisti che non siano pellegrini sciiti, il receptionist ha replicato con un enfatico «No» – ma senza successo. Per 40 dollari, Marchiò ha acquistato all’albergo un tour della città: la statua di Sherazade, la narratrice di Le mille e una notte, il lago artificiale vicino all’università, la piazza Abu Jaafar al-Mansur sulla riva del Tigri, il parco Zawra’a, i negozi di Karada. «“Quando è arrivata la notte si è spaventato un po’, e ha voluto tornare in hotel», ha detto Ramez Fa’eq, 23 anni, la guida a cui l’hotel l’aveva affidato.

A FALLUJA - Il giorno seguente, Marchiò è partito per Falluja su un minibus pubblico. Poche ore dopo, il signor Yacoub ha ricevuto la chiamata della polizia. «La stavo aspettando», ha detto. «E ovviamente erano molto preoccupati per lui. L’Iraq non è ancora pronto per i turisti. Certo, la sicurezza è molto migliorata. Ma in questo Paese ti puoi aspettare qualunque cosa in qualunque momento». «Gli ho spiegato che non era sicuro vagare per il Paese», ha detto Renato Di Porcia, vice capo della missione all’ambasciata italiana a Bagdad. Il sito del ministero degli Esteri definisce l’Iraq un Paese «ad altissimo rischio: sono fortemente sconsigliati i viaggi se non organizzati in un adeguato contesto di sicurezza e previamente concordati con l’ambasciata d’Italia a Bagdad o con il ministero degli Esteri a Roma». «È stata una situazione molto strana», ha commentato Di Porcia. Marchiò «è un ragazzo un po’ naif».

Nessun commento: