venerdì, febbraio 06, 2009

Editori Puri?

Come si fa a pensare di poter essere editori di Libero e del Riformista nello stesso Paese? Persino Murdoch è più equilibrato




Paolo Baroni per "La Stampa"

Di fronte all'ennesimo guaio giudiziario gli Angelucci si chiudono a riccio. Definiscono «abnormi» e «spropositate» le misure adottate ieri dai magistrati, ma rispetto al passato i signori delle cliniche romane oggi si sentono certamente più forti. C'è lo «scudo» dell'immunità parlamentare che protegge il capofamiglia, Antonio, classe 1944 da Sante Marie dell'Aquila, eletto l'anno passato nelle liste del Pdl nel collegio Lombardia 2.

Lo stesso che ha mandato in Parlamento il premier Berlusconi, ministri come Tremonti e Gelmini ed il leader di An, Gianfranco Fini. Ci sono legami molto solidi col governo, cementati di recente con l'ingresso in extremis nella «cordata italiana» che ha salvato Alitalia, la Cai, dove hanno investito una sessantina di milioni di euro.

E poi c'è una fitta rete di relazioni che passa attraverso anni di frequentazioni e, in alcuni casi anche di affari, che spaziano dal centrodestra al centrosinistra, due fronti non a caso presidiati dai quotidiani controllati dal gruppo Tosinvest, da una parte «Libero», diretto da Vittorio Feltri, e dall'altra il «Riformista» di Antonio Polito.

Famiglia bipartisan insomma, come si conviene a chi deve tenere buoni rapporti sia coi nipotini dell'ex Pci, dal tesoriere Ugo Sposetti ad un big come Massimo D'Alema, sia con Forza Italia ed An, a seconda della giunta regionale o del governo con cui si devono trattare convenzioni e appalti.

Per questo entrano ed escono dal capitale dell'Unità e poi salvano la Quercia dal crack rilevando dalle banche debiti e palazzi (comprese Botteghe oscure), continuano ad investire nei giornali, flirtano con Mastella e nel frattempo intrattengono buoni rapporti con Fini.

Si rifanno sotto con l'Unità, l'affare salta, e allora rilanciano a suon di milioni il «Riformista» schierandolo però sul fronte dalemiano, affidandolo di nuovo a Polito e ingaggiando come editorialista un pezzo da novanta come bGianpaolo Pansa.

L'impero degli Angelucci nasce esattamente 25 anni fa, quando papà Tonino mette gli occhi sull'ospedale di Velletri, lo stesso oggi al centro dell'inchiesta condotta dal pm Taglialatela. Dopo aver lavorato per vent'anni come portantino all'ospedale San Camillo di Roma ed aver fatto il sindacalista nelle file della Uil, scopre infatti il grande business della riabilitazione.

E così liquida i soci della prima ora e poi parte all'attacco dei rivali senza usare mezze misure. Nel corso degli Anni Novanta l'impero si allarga a macchia d'olio, spaziando dal Lazio all'Abruzzo sino alla Puglia. In tutto sono circa 3000 i posti letto gestiti oggi da Tosinvest sanità, suddivisi in 25 di strutture accreditate col Servizio sanitario nazionale. Il giro d'affari complessivo, compresa editoria, immobiliare e finanza, arriva a mezzo miliardo di euro.

Il gruppo non è nuovo a guai giudiziari. C'è un processo aperto a Bari, che coinvolge anche il ministro agli Affari regionali Raffaele Fitto (all'epoca presidente della Regione), per una presunta tangente da 500 mila euro versata dalla Tosinvest per ottenere dalla Regione un appalto da quasi 200 milioni di euro. Lì sono oltre 70 gli imputati, tra cui Giampaolo Angelucci, ultimogenito di Tonino e suo braccio destro.

Tra il 2000 ed il 2001 fece invece scalpore anche la vicenda dell'Ospedale San Raffaele alla Pisana comprato da Tosinvest per 270 miliardi di lire dalla fondazione di Don Verzè e poi rivenduto dopo pochi mesi allo Stato ed alla Regione Lazio per 320. Il caso finì in Parlamento e la magistratura anche all'ora aprì un'indagine.

Tanto è traversale la rete degli Angelucci che ieri nei commenti politici spiccava una sola parola: prudenza. La richiesta a procedere arrivata ieri alla Camera, però, un certo imbarazzo nei «colleghi» di partito dell'on. Angelucci l'ha creato, anche se dall'insediamento delle Camere ad oggi non è che papà Tonino abbia fatto molto per farsi apprezzare.

Dopo un esordio da vero assenteista, con un misero 17% di presenze alle votazioni, da un po' di tempo a questa parte ha intensificato la frequentazione arrivando al 48%. Zero missioni però e scarsa produzione legislativa: una sola interrogazione, al ministro dell'Ambiente per una questione di parchi, ed una decina di progetti di legge cofirmati.

Il primo pdl, depositato addirittura il 29 aprile 2008, il giorno di insediamento della Camera, riguarda i ritardi di pagamento alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni. Argomento su cui Angelucci è ovviamente molto ferrato.

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