martedì, agosto 26, 2008

Barigazzi c'è

Ritorno brevemente sul caso Barigazzi. L'articolo del Newsweek (uno fra centinaia che invece dicono l'esatto contrario) scritto da questo signore, un italiano con una perfetta conoscenza dell'inglese. Grazie al Corsera abbiamo scoperto che esiste. Fosse per i alcuni quotidiani sarebbe direttore del celebre settimanale. In realtà ha scritto un articolo sebza ubfamia e senza lode che però è piaciuto al PdL. In un paese serio sarebbe soltanto un altro articolo. Nel nostro giù fiumi d'inchiostro. Quello che non capisco è: perché non si può criticare Newsweek caro Letta? In luna di miele con chi caro Letta? Ecco le mie domande sono queste. E Barigazzi non c'entra.

Elsa Muschella per il Corriere della Sera

Barigazzi c'è. E sta persino per riprodursi, con buona pace dell'Unità. Il «corrispondente fantasma» di Newsweek nonché discendente dell'omonimo medico che nel '500 studiava le fratture dei crani — almeno secondo il giudizio e la ricostruzione genealogica di Furio Colombo — a gennaio diventa papà e pertanto è di ottimo umore. È solo che non ne può più di dietrologie e «fantasiose elucubrazioni» su quel miracolo dei 100 giorni berlusconiani pubblicato a sua firma dal settimanale americano.

Nessuna marcia indietro, s'intende. Però «chi ha letto davvero l'articolo sa che l'unico riconoscimento era a una situazione di fatto e a nient'altro: c'è un governo che ha una maggioranza solida e un'opposizione litigiosa che deve ancora riprendersi dalla batosta elettorale. Poi, se Berlusconi inizia a pulire Napoli, scriverlo mi sembra semplice giornalismo».

Jacopo Barigazzi ha portato i suoi 38 anni certificati da una carta d'identità del comune di Milano, presumibilmente non contraffatta, a «VeDrò», il pensatoio generazional-trasversale di quarantenni (e dintorni) promosso (tra gli altri) da Enrico Letta, Giulia Bongiorno e Anna Maria Artoni. Per questa quarta edizione — dedicata all'Italia del futuro e al confronto su temi che spaziano dal copyright al petrolio, dall'identità religiosa alla privacy, dalla democrazia rappresentativa al world wide web — è stato anche invitato a coordinare uno dei 10 gruppi di lavoro del think tank.

Accanto all'imprenditore Arturo Artom e agli altri relatori, discute dell'economia internazionale, di scenari prossimi venturi e di una qualità della vita che incorona l'Italia terra del benessere. Ulteriore dimostrazione della sua esistenza non può arrivare da suo padre Giuseppe, caporedattore a Famiglia Cristiana, scomparso 5 anni fa. Ma giungono garanzie da sua sorella Silvia (giornalista all'Apcom) e dalle redazioni nelle quali ha lavorato o ancora lavora (Radio popolare, Financial Times online, Cnbc, Reuters, Finanza e Mercati, Adnkronos e, naturalmente, Newsweek).

La prova definitiva la fornisce Enrico Letta, che l'ha ospitato sotto i gazebo nel verde dell'ex centrale elettrica di Fies e che a suo tempo ne aveva letto l'opera crocifissa: «L'articolo mi era sembrato più equilibrato di quanto poi si è detto. Del resto, siamo in piena luna di miele del governo ed è normale che tutto ciò finisca nei reportage internazionali: criticare Newsweek è come prendersela con il termometro se si ha la febbre. Non mi scandalizza che abbia affrontato luci e ombre dell'esecutivo, ma che un Paese dimostri ulteriori elementi di provincialismo occupandosi ancora della questione ».

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