mercoledì, agosto 13, 2008

I nostri "biscotti"

Posto la foto di un'altra storica combine italiana. Trattasi di Italia-Camerun el mondiale 1982 (stando almeno a quanto dice Oliviero Beha)




Vi ricordate gli Europei quando i giornalisti Rai e i loro accompagnatori berciavano di un presunto biscotto (combine) degli olandesi per fare fuori dalla fase successiva una squadretta che aveva segnato cl contagocce e non meritava di andare avanti (dimenticate la vittoria con la Francia che i transalpini erano così cotti che si sarebbero fatti battere dal San Marino)? Ricordate le nostre squallide vestali a minacciare, inveire contro l'avverso destino. Guai, guai agli olandesi se non dovessero battere la Romania. Poi arrivano le Olimpiadi e l'Italia non batte il Camerun (che si farà massacrare dal Brasile) e persino i giornali cinesi parlano di combine. Non c'è nulla da dire. O meglio, ci sarebbe, ma poi fioccherebbero le querele.

da Repubblica.it

Italia-Camerun, pari e fischi. Blatter e Abete attaccano
Il pari va bene a tutti. I dirigenti: "Brutto spettacolo"
Gli azzurri chiudono al primo posto ed evitano il Brasile ai quartidal nostro inviato MARCO MENSURATI

TIANIJN - Iniziata come una partita vera, la sfida tra Camerun e Italia - in palio un buono per evitare di incrociare il Brasile nella prossima partita - finisce in un mezzo biscotto. Uno spettacolo talmente avvilente e noioso che addirittura i cinesi, popolo paziente per eccellenza, finiscono per fischiare e reclamare la restituzione dei soldi del biglietto. Il boato di delusione che esplode al 90' dovrebbe far riflettere un po' tutti: forse i tifosi e le Olimpiadi in generale meritavano un po' più di rispetto.

Inevitabile alla fine la polemica. Blatter, presidente della Fifa: "Meglio non commentare quello che ho visto". Abete, che di solito non si sbilancia mai: "Un brutto spettacolo". Casiraghi difende la prestazione della squadra: "L'harakiri esiste in Giappone, non in Cina. Abbiamo giocato tre partite in sei giorni, c'era un caldio bestiale".

Eppure, all'inizio, nonostante un pareggio andasse bene a entrambe le squadre, nonostante il terreno, -una "spiaggia dipinta di verde" l'hanno ribattezzato i brasiliani che qui ci hanno giocato le prime due partite - nonostante il caldo soffocante e, soprattutto, nonostante l'arbitro pasticcione, Italia e Camerun almeno ci hanno provato. Soprattutto in avvio, quando la squadra che aveva più da perdere, il Camerun, ha cercato di metterla subito sul piano a lei più congeniale, quello agonistico e atletico.

L'impatto dei camerunensi con il match è stato piuttosto duro. Tanto duro che, già al 13', hanno rischiato di portarsi in vantaggio. Su calcio di rigore. In area ci erano arrivati quasi per caso. Ma una volta lì hanno pescato il colpo di spalla di Bocchetti scambiato dall'assistente dell'arbitro Vasquez per un tocco col braccio. Per fortuna degli azzurri, sulla realizzazione, Emiliano Viviano portiere del Brescia, classe '85, trova il guizzo giusto, legge la traiettoria e salva il risultato.

Il Camerun però insiste. Non ha la minima intenzione di accontentarsi del suo punto e qualificarsi ai quarti. E quindi spinge sul versante agonistico del match, forse ancora più di prima. E' qui che l'arbitro dà il peggio di sé permettendo nella fase centrale del primo tempo agli "indomabili" entrate troppo violente e scomposte - seppure quasi mai cattive. Ed è proprio in conseguenza di una di queste entrate che finisce la partita. Subito dopo un rigore reclamato dagli azzurri (aggancio in area di Giovinco e uscita spericolata ma, probabilmente, regolare del portiere avversario) in un incrocio con Nocerino a centrocampo, il colossale Mandjeck entra in maniera sconsiderata prendendo in pieno il piede dell'avversario. Rosso diretto.

A quel punto, con un uomo in meno e un po' di acido lattico nelle gambe, il Camerun - che perdendo avrebbe rimesso in gioco la Corea - decide di accontentarsi. E si ferma. Nel senso letterale del termine. Ne viene fuori una palude immobile di passaggetti e mezzi tocchi che spazientisce persino il pubblico cinese, che mai si sarebbe sognato di dover fischiare a uno dei molti avvenimenti delle sue attesissime olimpiadi.

L'Italia dal canto suo sta al gioco. Non tanto per paura di qualcosa di particolare quanto perché il caldo e l'umidità stringono il water drop, lo stadio da 80 milioni di dollari costruito per l'evento, in una morsa micidiale. E perché il torneo è ancora lungo.

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