venerdì, agosto 01, 2008

In Alitalia volano le bufale?



Gianluca Paolucci per “La Stampa”

Il gruppo Toto ci crede ancora, all’integrazione con Alitalia. Malgrado novecento milioni di euro di debiti del suo gruppo alla fine dell’anno scorso, cresciuti di circa 350 milioni nel corso del 2007 e saliti ulteriormente nei primi sei mesi dell’anno. E malgrado i rilievi del revisore Kpmg sui conti del business aereo del gruppo chietino.

La fotografia più aggiornata di Air One esce dal bilancio della Ap Holding - la capofila delle attività nel settore aeronautico del gruppo Toto - e da una serie di altri dati raccolti da La Stampa. Il bilancio di Ap Holding, approvato alla fine di giugno e non ancora disponibile, è anche il primo bilancio completo del gruppo, dopo il conferimento alla fine del 2006 di tutte le attività del settore aeronautico.

Mostra una perdita consolidata di 32 milioni di euro, effetto essenzialmente degli oneri finanziari per 33 milioni di euro. La controllata principale è Air One, che contribuisce con ricavi per 749 milioni di euro ai 785 complessivi del gruppo. La più importante società operativa vede aumentare i ricavi (del 22%), i dipendenti (1805, +16,6%), gli aerei (51 da 42). Aumentano anche passeggeri, quote di mercato e percentuale di occupazione dei mezzi. Cala invece il risultato operativo, a 30 milioni contro 36,6 dello scorso anno e resta stabile a 6,9 milioni l’utile netto.

I debiti non stanno però a Chieti, dove ha sede la società. Ma a Dublino, al 33/41 di Lower Mount street, dove hanno sede una serie di società veicolo che erano nove alla fine del 2007 e sono diventate sedici alla fine di giugno. La capofila di chiama Challey ltd, poi c’è la Subho e sotto ancora una serie di «scatole denominate Apc, Apc1 e così via fino a 13.

Stanno lì essenzialmente per ragioni fiscali e loro funzione è di comprare gli aerei e girarli a Air One o ad altre società operative del gruppo. Per farlo, vengono finanziate dalle banche, che ricevono in cambio il pegno sugli aerei e sulle quote societarie delle «scatole». Con il risultato che queste società sono praticamente tutte in pegno alle banche. Nell’ultimo anno e mezzo questa voce ha subito un’impennata e continua a crescere.

L’ultimo contratto è di giugno e a fornire i soldi è un piccolo istituto tedesco, la Hsh Nordbank. Così come sono tutti tedeschi gli ultimi finanziatori di Toto. C’è Bayerische, Dvb Bank, WestLb. Ma tra i finanziatori dell’espansione di Toto c’è anche Unicredit, che ha in pegno una delle società irlandesi dalla fine del 2007, e Morgan Stanley. Secondo quanto ricostruito, con le ultime operazioni effettuate nel corso del 2008 l’indebitamento sarebbe ulteriormente salito di circa 200 milioni per arrivare a 1,1 miliardi.

L’esposizione di Intesa Sanpaolo, consulente del gruppo nella prima fase della gara per Alitalia, sarebbe di circa 20 milioni di euro, spiegano alcune fonti. Per l’intero anno è previsto l’arrivo nella flotta di 14 A320 e due A330 e la riconsegna di 9 Boeing 737. Proprio gli ambiziosi programmi d'espansione e di sostituzione della flotta portano ad un via libera con «richiami d’informativa» da parte di Kpmg, che sottolinea proprio come «l’ impegno finanziario ed economico per l’acquisto degli aerei tramite società correlate e per la loro operatività risulta assicurato secondo gli amministratori dallo sviluppo del traffico e dell’attività dell’azienda».

Comunque, Toto ci crede. Anche Intesa ci crede: «punto centrale» del piano è proprio l’integrazione e non a caso, la quota di mercato interno del 65% indicata da Corrado Passera è praticamente pari alla somma semplice delle quote 2007 delle due compagnie. E all’assemblea che approva il bilancio viene ripetuto che sebbene «i tempi per conoscere e valutare le attività da espletare per concorrere alla suddetta acquisizione si dilazionerebbero notevolmente (...) occorre che si mantenga in essere tutto l’assetto che ha procurato gli studi e le stime (...) anche avendo considerazione delle evoluzioni del mercato». Ci crede al punto di iscrivere, nel bilancio civilistico di Ap Holding, (chiuso con 1,3 milioni di rosso) le somme spese in consulenze per l’operazione Alitalia, quasi 4 milioni di euro, tra le «immobilizzazioni in corso ed acconti».

La recuperabilità «è assicurata dall’amministratore sulla base delle prospettive di sviluppo del progetto di acquisizione e/o integrazione con il gruppo Alitalia». E beccandosi così un altro rilievo del revisore. I dipendenti di Ap Holding, almeno quelli, sono invece molti meno dei quasi 20 mila di Alitalia. Tremila, a fine anno. Che fine faranno in caso d’integrazione, nessuno lo ha ancora detto.

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