Il resto è fuffa. Napolitano sappia che la storia lo giudicherà.
Fonte: Corsera
Scudo fiscale, dal Colle verrà un sì, L’ipotesi è che il capo dello Stato chieda chiarimenti su alcuni aspetti delle misure
ROMA - La pressione del centrosinistra contro lo «scudo fiscale» sta aumentando in modo vistoso. Ed è possibile che alla fine il Quirinale chieda al governo qualche chiarimento, o puntualizzi alcuni aspetti del decreto: magari affidandosi ad una nota. Ma l’impressione è che Giorgio Napolitano si prepari a prendere atto del provvedimento ed a firmarlo, non a respingerlo. Per dare corpo alla violazione di qualche principio della Carta fondamentale non basta che l’opposizione additi una sorta di amnistia mascherata; né che usi aggettivi come «incostituzionale ed immorale ». Per il capo dello Stato conta di più che palazzo Chigi abbia accettato di modificarlo, escludendo dallo «scudo» i processi in corso.
Nonostante perplessità palpabili, l’esigenza è di non creare confusione e tensioni, bloccando gli effetti che il decreto sta già producendo dopo l’approvazione; e di permettere al governo un margine di manovra finanziaria altrimenti azzerato dalle dimensioni della crisi. Le parole non proprio ottimistiche usate ieri a Napoli dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, trasmettono una sensazione di urgenza e di limbo psicologico. «È stata evitata la catastrofe, la crisi è in fase di rallentamento ma non si può immaginare che si apra una stagione dell’oro nel bacino del Mediterraneo. Quindi bisogna fare in fretta », ha ammonito Tremonti alludendo alla questione del Mezzogiorno. Lo «scudo fiscale» sembra inserirsi in questa logica. D’altronde, la stessa possibilità del rinnovo dei contratti del pubblico impiego viene fatta dipendere proprio dal rientro dei capitali dall’estero degli evasori. È una misura che il governo presenta in piena emergenza; e che soltanto in un contesto del genere può essere assecondata. Ma si tratta di un epilogo destinato a scontentare il centrosinistra; e ad incrinare ulteriormente i rapporti fra Napolitano e quel frammento corposo di opposizione riunito intorno ad Antonio Di Pietro. Le pregiudiziali di costituzionalità presentate ieri sia dal Pd, sia dall’Idv sono la conferma di una polemica in crescendo; e forse della consapevolezza che il presidente della Repubblica sta mettendo da parte gli ultimi dubbi.
Gli uffici del Quirinale stanno esaminando ogni riga delle modifiche. Ma il «sì» viene dato per scontato. È inverosimile, tuttavia, che crei un fossato fra il partito di Dario Franceschini ed il capo dello Stato. Fra l’altro, proprio ieri Napolitano ha dato atto alle «forze fondamentali dell’opposizione » di avere sempre sostenuto le missioni militari all’estero: una precisazione tesa a bilanciare l’attacco alla sinistra fatto domenica da Silvio Berlusconi sull’Afghanistan. Palazzo Chigi ha cercato di giustificare il premier, spiegando che in realtà non polemizzava con l’opposizione parlamentare ma solo con l’estremismo: quegli «episodi di becera e indegna contestazione» che il Quirinale ha liquidato come gravi ma marginali. Ma dopo avere circoscritto un possibile focolaio di tensioni in politica internazionale, Napolitano sa di dovere affrontare contraccolpi quasi scontati in caso di «sì» al decreto che corregge quello anticrisi. L’altolà solo apparentemente supplichevole che gli arriva da Di Pietro lascia immaginare i passi successivi. Il leader dell’Idv esordisce infatti assicurando di non voler minacciare il capo dello Stato: precisazione in sé già un po’ singolare. Preferisce invece presentarlo come una vittima di Berlusconi. Scarica sul leader del centrodestra le intenzioni più bieche, accusandolo di avere «fregato il braccio» di Napolitano che gli aveva «dato il dito ». Insomma, tende a raffigurare l’inquilino del Quirinale come un ingenuo che avrebbe però un’ultima risorsa per impedire «un atto di riciclaggio ad opera di rei e favoreggiatori »: non firmare lo «scudo fiscale», che sarà approvato domani dalla Camera e giovedì diventerà legge. È un’esortazione dal sapore strumentale, perché il decreto contiene le modifiche chieste da Napolitano e norme già operative. Ma può diventare la premessa per manifestare tutta la delusione dipietrista nei confronti del presidente della Repubblica, e magari di un Pd troppo ragionevole; e per ripresentare il leader dell’Idv come unico vero oppositore di Berlusconi.
Massimo Franco
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