venerdì, settembre 18, 2009

Se non fossero il Paese che sono....



Non vuol dire essere senza cuore, ma il padre di questa ragazza in carcere dovrebbe morirci. I fanatici non sono recuperabili e sono pericolosi per sé stessi e per la società. È drammatico, ma è così. Non chiedo i lavori forzati, ma una pena commisurata alla colpa, sì. Non si può morire così.

Fonte Repubblica

Sanaa, il padre omicida ammette. "Era una settimana che ci provavo"
Il fidanzato: "Era rantolante a terra e lui le ha spaccato una bottiglia in testa"

PORDENONE - "Era una settimana che ci provavo". Il padre di Sanaa resta in carcere ma con il giudice non parla. Si lascia sfuggire solo quella frase con il maresciallo che gli mette le manette ai polsi. A Montereale Valcellina, vicino Pordenone, martedì sera ha ucciso con una coltellata la figlia diciottenne perché si era innamorata di un italiano. Non sopportava che la sua "piccola" Sanaa fosse scappata di casa per vivere con un uomo più grande di lei e neppure musulmano.

Il giudice ha convalidato il fermo di El Ketawi Dafani, aiuto cuoco marocchino di 45 anni, trattenuto in carcere con l'aggravante di aver "agito con sevizie e crudeltà", una formula che non gli permetterà di ottenere sconti di pena. Forse la difesa chiederà la perizia psichiatrica ma finora l'avvocato non ha deciso.

Domani a Pordenone la cerimonia funebre. Sarà l'imam della città friulana, Mohamed Ouatik, a lavare la salma come prevede la tradizione musulmana. La sepoltura a Ramat, in Marocco, "seguendo scrupolosamente il precetto - ha spiegato l'imam - che prevede che il defunto sia rivolto verso la Mecca".

Il fidanzato di Sanaa è ancora in ospedale: si è ferito alle mani nel tentativo di bloccare il coltello puntato alla gola della ragazza. "L'aveva già colpita - ricorda Massimo De Biasio, 31 anni - Sanaa rantolava, ma non gli è bastato. E' tornato verso la sua auto, ha preso una bottiglia e gliel'ha rotta sulla testa".

Erano sulla macchina quella sera Massimo e Sanaa. Andavano al ristorante Monte Spia di Montereale Valcellina, di cui Massimo è socio e dove Sanaa lavorava come cameriera. "L'ha trascinata fuori tirandola per i capelli. Voleva farla salire sulla sua auto - ha raccontato Massimo agli inquirenti - Poi ha preso il coltello e ci ha inseguito per il boschetto che c'è lì vicino. Io sono scivolato; lui mi è passato accanto, ha raggiunto la figlia e l'ha colpita al collo". "Ho cercato di strappargli il coltello - ha proseguito il fidanzato di Sanaa - ho preso la lama con le mani e mi sono ferito, ma non c'è stato scampo. Quando la mia ragazza era già a terra agonizzante, l'ha colpita con una bottiglia sulla testa".

La scelta della figlia di andare a vivere con un italiano lo tormentava da mesi. Tornava a casa dal lavoro a ora tarda, e taceva, anche con la moglie. Restava a camminare in silenzio su e giù per la cucina, o andava al "Roxy bar" a farsi una birra, sempre disperatamente solo, a ruminare la sua ossessione.

La moglie l'ha perdonato: "Forse è stata Sanaa che ha sbagliato", dice Fatna, 39 anni, da otto in Italia. Hijab rosa stretta attorno al mento, sigillata nell'abito della tradizione, Fatna parla in arabo: "Perdono mio martio, non per ciò che ha fatto, ma perché è il padre dei miei figli". Dice di non aver intuito il gesto del marito, e lo giustifica: "Dormiva poco, restava sveglio fino alle 4 di mattina; era sempre arrabbiato, non mangiava e fumava sempre".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie