Dagli scatti a Lapo alle interviste-trappola tutti i colpi dell'agenzia amica di "Chi"
di PAOLO BERIZZI per Repubblica
MILANO - Chi si è sporcato le mani di fango nell'affaire Lapo-bis? Quali connessioni esistono tra l'agenzia fotogiornalistica milanese UnoPress e Alfonso Signorini, il potente direttore di Chi e cioè il "grillo" che, tre mesi fa, avrebbe informato Lapo Elkann dell'esistenza degli scatti proibiti al Bois de Boulogne, acquistati dalla UnoPress e poi tolti dal mercato del gossip dallo stesso Lapo per la non modica cifra di 300 mila euro? Per ricostruire la vicenda può essere utile ripercorrere alcuni "colpi" della UnoPress, tra molte luci e qualche ombra.
Tra le cose certe c'è che Parigi, per questa agenzia la cui "filosofia aziendale - si legge sul sito - è l'attenzione per il cliente e il rispetto dell'etica", è una buona stella. Saranno il caso o le congiunture favorevoli, l'esperienza o gli ottimi contatti. Sta di fatto che è sull'asse Roma-Milano-Parigi che lievitano alcuni tra gli scoop messi a segno in questi anni dall'agenzia finita al centro del foto-ricatto che ha impallinato Elkann, per la seconda volta e sempre per le stesse debolezze.
Se lo ricordano ancora, gli esperti di "rosa", il colpo del settimanale Oggi che per primo e con una fortunata copertina mise le mani sulla storia - ancora agli albori - tra Sabrina Ferilli e Flavio Cattaneo. Roberta Arrigoni, boss bergamasca della UnoPress (sua per il 98%, l'altro 2% è della madre Lina Pozzi) sguinzagliò i suoi fotografi sotto la Tour Eiffel dove i due fidanzati si erano concessi un weekend di relax: e i paparazzi tornarono con l'osso in bocca. Quanto bastò a Oggi per uscire con lo strillo su "Sabrina e il direttore". "Chi sta nell'ambiente sa che le cose pregiate si pagano", spiega un fotografo che fa la spola tra Milano e la capitale a caccia di vip. Il riferimento è al tariffario della UnoPress. Che - è opinione diffusa - è adeguato al prodotto offerto. Quasi sempre di prima fascia. In pratica: siccome l'agenzia paga (bene) e si fa pagare, è negli uffici di via Gaio che da qualche anno confluiscono scoop da copertina. E a chi si può rivolgere, in prima battuta, un'agenzia con queste caratteristiche e con merce garantita? "Facile - risponde l'ex direttore di un periodico del settore - Al settimanale che paga di più. Chi. Quello che accade dopo l'acquisto delle foto, io però non posso saperlo...".
Chi e UnoPress, hanno un rapporto di lavoro consolidato. Ma non è solo questione di affinità elettive. Quando la UnoPress (fondata 21 anni fa) offre scatti saporiti a chi può permetterseli c'è sempre di mezzo uno dei pezzi da novanta dell'agenzia, chi la amministra: Tonino De Filippo, napoletano sulla sessantina, grande amico di Alfonso Signorini. Tanto che il direttore di Chi e Tv Sorrisi e Canzoni ne ha celebrato il matrimonio civile nel settembre 2008 a palazzo Dugnani a Milano (le foto su Chi). "Il ricatto a Lapo? Non ne so niente, io sono solo un venditore dell'agenzia, non ho comprato niente - taglia corto De Filippo - Se volete chiamate lunedì in agenzia".
Tra storie di tradimenti veri o presunti e baggatelle da rotocalco, all'abilità della UnoPress vengono ascritte molte pagine della cronaca rosa e della dolce vita dello showbiz. Elisabetta Gregoraci, Sara Varone, la stessa Ferilli e tante altre hanno dovuto vedersela coi fotografi di Roberta Arrigoni e di Tonino De Filippo. E chissà se tutto quanto è stato impresso su pellicola è stato poi anche pubblicato.
Anche un giornalista dell'Espresso, Marco Lillo, ebbe modo di conoscere la UnoPress. Nella persona della sua titolare. È il 27 maggio 2009 al ristorante La Scialuppa di Napoli. In piena bufera Noemi-Berlusconi post Casoria. Squilla il cellulare del giornalista ed è Roberta Arrigoni. Gli dice che può metterlo in contatto con una ragazza che è stata l'amante del premier e per questo è stata favorita nel concorso del Grande Fratello. Se fosse vero sarebbe un caso lampante di conflitto d'interessi. Scatta l'appuntamento alla Scialuppa. Entra in scena Laura Drzewicka, già concorrente del Gf. Che chiede 50mila euro ai giornalisti (muniti di registratore) per un'intervista. La proposta viene rifiutata. Intanto i due cronisti si accorgono di essere stati spiati e fotografati da un tavolo vicino. A quel punto la trappola è evidente. La magistratura di Napoli ci sta ancora lavorando.
Nessun commento:
Posta un commento