martedì, maggio 05, 2009

L'incubo del divorzio "per colpa"




Berlusconi teme il processo mediatico. "Troppo lungo un divorzio per colpa"
di CLAUDIO TITO

ROMA - "Separazione con addebito". Adesso sono diventate queste le parole che fanno più paura a Silvio Berlusconi. La possibilità, cioè, che Veronica Lario chieda non la procedura consensuale per arrivare al divorzio, ma quella per "colpa". Un iter che renderebbe tutto più drammatico. Soprattutto trasformerebbe l'addio tra "Veronica e Silvio" in un grande processo pubblico.

Il Cavaliere ha passato tutta la giornata di ieri ad Arcore. Ha chiamato tutti i collaboratori più fidati, ha consultato l'avvocato Niccolò Ghedini e la sorella Ippolita, ha convocato l'amico di sempre Bruno Ermolli e ha chiesto ai figli maggiori, Marina e Piersilvio, di mettere sul tavolo la loro posizione e i loro suggerimenti. Ha insomma discusso come affrontare le tappe del secondo divorzio. Ha soppesato i rischi connessi agli assetti proprietari dell'impero aziendale ma anche quelli relativi alla prossima campagna elettorale. Lo staff berlusconiano dunque prepara la controffensiva. Gli annunci dell'ormai "ex consorte" hanno messo in allarme lo stato maggiore di Villa San Martino. Al punto che tra le varie opzioni, è stata valutata pure la reazione da organizzare nel caso in cui la Lario si rivolga al giudice per ottenere la "separazione per colpa". Una eventualità che innervosisce il capo del governo. Dopo l'approvazione del cosiddetto "Lodo Alfano", infatti, il capo del governo era convinto di non dover più frequentare le aule dei tribunali. In particolare quelle di Milano. Ma se la "signora" davvero imboccherà la strada dello "scontro", sarà inevitabile rimettere piede a corso di Porta Vittoria.

Secondo i legali del premier, infatti, le mosse della First lady fanno pensare ad una soluzione di questo tipo. A cominciare da quel richiamo alla "minorenne" Noemi. "Se sarà così - è il timore del premier - la vicenda potrebbe durare troppo". Una telenovela su cui saranno puntati gli obiettivi di tv e giornali. Sebbene l'avvocato della Lario, Maria Cristiana Morelli, abbia ieri spiegato che questa è una "materia che non va gestita sui giornali".

Gli uomini del presidente del consiglio, poi, hanno centrato la loro attenzione anche su altri rischi che potrebbero fare chiudere il divorzio in modo poco proficuo. Compresa la parte economica e aziendale. Non solo. C'è anche chi ha fatto notare che Tangentopoli è scoppiata nel 1992 proprio a causa di una lite coniugale. Il braccio di ferro sugli alimenti tra Mario Chiesa e l'allora consorte Laura Sala incuriosì il pool milanese di Mani Pulite. Un'osservazione, però, contestata da Berlusconi: "Io non ho nulla da nascondere".

Sta di fatto che l'idea di un addio lungo e travagliato non lascia tranquillo l'inquilino di Palazzo Chigi. Moglie e marito non si sono ancora chiariti a quattr'occhi. Per non parlare della scelta dei tre figli di "secondo letto" schieratisi al fianco della madre. Non è un caso che ieri pomeriggio ad Arcore ci fossero solo Marina e Piersilvio. Del resto, sul tavolo restano i nodi relativi ai ruoli che assumeranno Barbara, Eleonora e Luigi nei futuri assetti societari. Nessuno dei tre riveste cariche di primo piano in Mediaset e in Mondadori, ossia nel cuore del colosso imprenditoriale berlusconiano.
Per gli stessi motivi fino a domenica scorsa il "marito" non aveva escluso una riconciliazione in extremis con la moglie. Un'opzione che ieri ha perso terreno, sebbene ad Arcore non venga ancora considerata definitivamente tramontata.

A Palazzo Chigi nessuno sottovaluta le ripercussioni della vicenda sulla situazione politica. Soprattutto sulla prossima campagna elettorale e sui risultati delle europee. Prima dell'"affaire Veronica", il premier era deciso a giocare la consultazione di Strasburgo solo sulla sua persona. Un vero e proprio plebiscito, non tanto sul governo ma su "Silvio Berlusconi". "Voglio battere tutti i record di preferenze", aveva spiegato ai suoi fedelissimi. Voleva superare per numero di voti tutti i "campioni" della Prima Repubblica (l'esempio più citato è quello anni '80 di Giulio Andreotti nella circoscrizione Centro) e soprattutto voleva battere tutti i candidati europei. Per presentarsi così come l'uomo più "cliccato" del continente. Con questo obiettivo ha deciso di "correre" su tutto il territorio nazionale. Il "caso Lario", però, potrebbe costringerlo a cambiare i programmi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie