giovedì, agosto 28, 2008

Il bluff




Fabio Martini per La Stampa

Sarà l’euforia per avercela quasi fatta. Sarà che è sempre buona regola ammorbidire gli incerti. Sta di fatto che nel suo felpatissimo giro di telefonate, ieri mattina Gianni Letta si è fatto cercare Pier Ferdinando Casini, uno dei leader dell’opposizione: «Visto Pier? Berlusconi ha sempre ragione!». Per un governo in luna di miele, la vicenda Alitalia sembra poter gonfiare ancor di più le vele di un Presidente del Consiglio che si sente sulla cresta dell’onda. Anche per la sua proverbiale capacità di confezionare messaggi semplici, come quello che in queste ore sta arrivando nelle case: Alitalia è viva, i protagonisti del salvataggio sono imprenditori italiani e quanto agli stranieri si possono aggiungere, ma non la faranno da padroni.

Certo, l’arte della comunicazione sta nello sfumare i lati oscuri, ma lo schieramento per il rilancio di Alitalia comprende molti degli imprenditori e dei banchieri di punta della “squadra” italiana. E per quanto sia difficile attribuire etichette politiche al mondo dell’economia, è pur vero che i sedici soci di Compagnia area italiana e una banca come Intesa Sanpaolo finiscono per comporre uno schieramento a suo modo bipartisan, visto che vi sono compresi capitani di impresa, top manager e banchieri un tempo vicini alla sinistra e a Prodi.

Sorride Giuliano Cazzola, parlamentare del Pdl, già editorialista del Sole 24 Ore: «Devo ammettere la sorpresa: pensavo che la soluzione migliore fosse quella messa in campo da Air France, ma invece bisogna riconoscere che Berlusconi ha fatto un’operazione molto abile: ha dato Alitalia ad un gruppo di imprenditori, alcuni di sinistra, altri non vicini a lui ma tutti italiani». Certo, sarebbe difficile inchiodare per tutta la vita Roberto Colaninno all’affare Telecom che - per l’imprenditore mantovano - si consumò felicemente quando a palazzo Chigi regnava D’Alema, ma è pur vero che il figlio Matteo ha scelto di aderire al Partito democratico. E successivamente di accettare un importante incarico nel governo-ombra, di cui è “ministro” allo Sviluppo economico.

In queste ore Matteo fatica un po’ a giudicare un’operazione che vede protagonista il padre Roberto, neo-presidente della nuova società: «Un po’ di imbarazzo ce l’ho - dice - commenterò nei prossimi giorni». Anche se ad aprile Matteo aveva detto: «Un’ipotetica cordata italiana? Sinora non si è manifestata, ma non avrebbe potuto risolvere i problemi industriali di Alitalia».

Ma chi non ha imbarazzo a contestare la “leggenda degli imprenditori coraggiosi” è un battitore libero come l’udc Bruno Tabacci, già presidente della Regione Lombardia: «Ora tenteranno di venderla come la salvatrice di Alitalia, ma la cordata “bipartisan” avrà un rischio pari a zero. Il gioco è tutto qui: gli imprenditori prendono il ramo sano (parte della flotta, i voli, un tot di personale), mentre tutto il resto - debiti pregressi e personale eccedente - è a carico dei contribuenti. Più avanti gli “italiani” faranno anche un accordo con una grossa compagnia straniera. Per loro meglio di così non potrebbe andare...».

Ma se il progetto decollerà, ognuno dei sedici dovrà mettere sul piatto decine di milioni di euro. Un uomo dalle parole calibrate come Enrico Morando, coordinatore del governo-ombra, scuote la testa: «Il Presidente del Consiglio li ha pregati, loro non rischiano nulla, perché dovrebbero dire di no? Gli imprenditori, magari con simpatie politiche diverse, così si ingraziano il capo del governo e questo gli tornerà utile. Ma presto si capirà: anche stavolta siamo all’eterna storia italiana, privatizzazione degli utili e pubblicizzazione dei debiti». Sostiene Massimo Calearo, il pragmatico imprenditore vicentino eletto nelle file del Pd: «Chapeau per gli imprenditori che ci mettono i soldi, ma i debiti li pagano gli italiani».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Alitalia, il commissario è Fantozzi
Intesa: ok dei sindacati o salta il piano

E chi altri poteva essere commissario per un piano simile?....satira!!!!!