martedì, aprile 07, 2009

E Lotito rosica




Sono romanista, ma qui non c'entra niente. Se la Lazio facesse un bel campionato e andasse avanti in Europa sarei contento. Ma le stupide dichiarazioni di Lotito la dicono lunga sul mercato calcistico italiano dove non si sa fare programmazione e si vive alla giornata (se non peggio). Altro che mercato delle vacche. Il mercato italiano è gestito da incapaci (quando non peggio).

1 - MACHEDA E I SUOI FRATELLI...
Giulia Zonca per "La Stampa"

Scippo, rapimento, trattativa immorale, ratto. Di questo parlano i dirigenti italiani mentre Federico Macheda festeggia il suo giorno fortunato. Era un giovane della Lazio, oggi smuove la classifica della Premier, una scelta, non un tradimento e una scelta libera anche se ben retribuita.

La Lazio ricorda indignata di aver provato a trattenerlo ed è vero: Walter Sabatini, allora uomo mercato biancoceleste scrisse una lettera a sir Alex Ferguson chiedendo di interrompere la trattativa, «il ragazzo è troppo giovane». Ferguson rispose che Macheda gli piaceva e che il Manchester non stava facendo nulla di illegale.

Le regole oggi dicono che a 17 anni si può firmare un contratto da professionista, in realtà un giocatore si può agganciare anche prima a patto che abbia compiuto 11 anni e che sia inserito in un programma che comprenda la sua famiglia. Quando ne hai 17 sei classificato: fascia A, 80 mila euro l'anno e oltre con buone possibilità di affacciarti in prima squadra, fascia B tra i 43 mila e i 63 mila, destinato a un paio d'anni di Academy e fascia C, stipendio settimanale per tenerti sotto controllo.

I Macheda sono tanti. Con lui al Manchester United c'è Davide Petrucci, viene dalla Roma, stessa città e identica storia. Ha avuto un'offerta e una controfferta e quando non l'ha firmata si è trovato fuori da Trigoria, allenamenti vietati. Probabilmente se ne sarebbe andato comunque ma il muro contro muro ha accelerato la pratica del ragazzino che chiamavano già «il nuovo Totti».

Oggi incassa 120 mila euro l'anno e si fa le ossa nelle giovanili in attesa del suo momento Macheda. Non è detto che arrivi, ma lui ci ha investito sopra: i genitori l'hanno seguito a Manchester con lo stesso trattamento, inserimento, possibilità di lavoro e casa. Non è la sola opzione, il Chelsea offre una sistemazione in famiglie che vivono a Cobham, periferia di Londra, dove c'è il campo d'allenamento della prima squadra e l'Academy.


Ci giocano Fabio Borini, attaccante, e Jacopo Sala, centrocampista, uno viene dal Bologna, l'altro dall'Atalanta. Classe 1991 e il coraggio di prendersi dei rischi perché insieme alle sterline c'è il trasferimento, la lingua da imparare, il college e la vita dentro una casa non tua. Fabio spiega: «Pensa a tutto il Chelsea, alloggio, pallone, studi. Chi ci ospita è stato selezionato dalla società e deve mandare ogni mese un resoconto. Sveglia alle 8, due ore libere e bus per il campo. In certi giorni si replica al pomeriggio, negli altri si studia».

A Bologna frequentava il Pacinotti, per il diploma da geometra ora va avanti per corrispondenza e ogni anno deve dare un'esame in Italia. E in più c'è la scuola inglese. Il college gestito dal Chelsea e coordinato da Suzi Raymond: «I ragazzi devono fare test di lingua che sono equiparati ai vari livelli accettati a Cambridge, molti di loro studiano parecchio». E non sembra né un sequestro né una vita immorale da lusso sfrenato.

«Dipende dalla testa che hai» è la semplice constatazione di Massimo Piscedda, tecnico della nazionale under 19 che domenica sera ha telefonato a Macheda per dirgli: «Sei stato baciato da Dio». Lui, con i ragazzi che hanno cambiato vita per un contratto, ci lavora: «Hanno tutti la testa sulle spalle. L'estero non è di per sé meglio dell'Italia, è solo che non guardano quanti anni hai. Se sei bravo giochi. Da noi ancora sento dire "rischia di bruciarsi"».

Non è sorpreso da Macheda, «certe squadre non investono a vuoto, se il Manchester ti segue tanto, i numeri ce li hai e vale anche per gli altri reclutati da club di quel livello. Immorale pagarli così giovani? Non vedo quanto possa essere più morale spendere ben altre cifre per uno straniero di 20 anni. Però io sono d'accordo con Platini: metterei un limite a 18 anni, con delle garanzie. L'obbligo di investire parte del budget nel vivaio, per esempio. E mi piacerebbe portare in nazionale almeno 20 giocatori e non 18 come ora. Noi abbiamo i giovani migliori».

Abbiamo Marcello Trotta, 16 anni, al Mancester City, viene da Portico di Caserta, era del Napoli ed è partito per l'Inghilterra con la madre Michela e abbiamo Vito Mannone, terzo portiere dell'Arsenal al secondo contratto con i Gunners. Se ne è andato a Londra a 17 anni, ora ne ha 21 e ha un posto in prima squadra. Abbiamo Luca Santonocito centrocampista che ha lasciato l'Inter per il Celtic e anche ragazzi che sono tornati indietro come Vincenzo Cammilleri, per mesi sospeso tra Chelsea e Reggina. Piscedda non se ne preoccupa: «Il campo da pallone è sempre quello, ma non tutti si abituano a un altro mondo. Rientrare non è un fallimento». E investire sul talento non è un rapimento.

LA STORIA DI KIKO
Marcotti e Semeraro per "La Stampa"

Da Ponte di Nona, periferia est di Roma, a Manchester. Federico Macheda, anni 17, in 15 minuti è diventato la domenica italiana dello United: prelevato prima dalla Primavera e poi dalla panchina e sbattuto in campo al 60° contro l'Aston Villa, ha ripagato sir Alex Ferguson con una chicca storica, controllo di tacco e destro nel sette al 90°. A girare. Come gira la vita.

Dalle giovanili della Lazio all'Old Trafford, senza passare dal via. Federico i primi calci li ha dati a sette anni, all'Atletico Prenestino. Papà Pasquale lavorava al centro commerciale Serena, reparto imballaggi. «Ma di lavori ne ho fatti tanti. Quando mi sono accorto che Federico era bravo - era del '91 ma giocava con quelli dell'89 e segnava sempre - mi sono licenziato per seguirlo, perché gli orari non coincidevano».

Allora Mercati Generali, turno di notte: «Per quattro anni e mezzo. Tornavo a casa alla mattina, una doccia, un panino e via a seguire gli allenamenti di Federico». Prima al Savio, poi alla Lazio, trequartista e cannoniere. Dove due anni fa un osservatore del Manchester lo vede e lo ferma. «All'inizio pensavo fosse uno scherzo - racconta Federico - Non gli ho creduto».


Più convincente è stata l'offerta concreta: 80 mila sterline all'anno, trasferimento a Manchester per lui e tutta la famiglia, casa vicino a quella dove stava Giuseppe Rossi, lavoro assicurato, come da contratto, per papà Pasquale. Che prima di cedere aveva chiesto un aiutino alla Lazio, anche se oggi la mette giù morbida: «La Lazio ha fatto tutto quello che era possibile per trattenere Federico. Ma come si fa a resistere al fascino del Manchester United, la squadra più forte del mondo? Sarei sfacciato a dire che il lato economico non c'entra, ma a contare è stato il nome. Lo ammetto, abbiamo rischiato, e abbiamo anche avuto fortuna. Ma come si dice a Roma: chi non risica non rosica».

A rosicare adesso è la Lazio, battuta anche dalla norma che consente agli inglesi di far firmare un contratto vero anche a un sedicenne, oltre che dal braccino corto. «Kiko», come lo chiamano i Red Devils, si è così ritrovato a Manchester insieme a papà, mamma e al fratellino più piccolo. Allenato da Paul McGuinness nelle giovanili, quest'anno ha segnato 8 gol in 14 partite con l'Under 18, ma da febbraio ha giocato quasi solo con la squadra riserve, 10 reti in 17 partite. Più una, da urlo, nella partita dei grandi.

«Ero stato convocato per la squadra giovanile, ma quando sabato sir Alex mi ha detto di restare ho capito che avevo una possibilità». Panchina, campo, gol, corsa ad abbracciare il padre in tribuna: «Il giorno più bello, quello che ho sempre sognato, e che la mia famiglia si merita quanto me. La mia vita non cambia, penso solo a giocare e a divertirmi».

Vietato montarsi la testa. Perché, come gli ripete sempre Pasquale, «il calcio non si gioca con i piedi, ma dalla testa in su». Un gol all'esordio in campionato, ma a 18 anni già compiuti, lo aveva segnato anche Giuseppe Rossi, sempre con il Manchester, mentre Arturo Lupoli aveva insaccato alla seconda partita, con l'Arsenal.

«La cosa diversa dall'Italia», spiega «Kiko», «è che da noi le giovanili vivono separate dalla prima squadra, ci si allena addirittura in un altro impianto. Qui invece vivi a contatto con gente come Cristiano Ronaldo e Rooney, mangi insieme a loro».

Nel tempo libero di Macheda ci sono la musica («amo la canzone napoletana»), il cinema («Gladiator»), le partite a tennis con l'altro baby romano dei «rossi», Davide Petrucci. I suoi idoli sono Van Basten, Thevez e Rooney: «Perché giocano per la squadra. Anche Berbatov mi piace, ma siamo diversi. Per diventare come loro devo farne di strada. Ho una buona tecnica, sono potente e freddo sotto rete, ma devo migliorare il gioco di testa, per questo lo provo dopo l'allenamento».

Nostalgia del Prenestino? Tracce: «Manchester è un bel posto. Ma Roma resta la città più bella del mondo». Quando non fa la stupida e non si fa soffiare i talenti sotto al naso.

LOTITO: «Hanno comprato i genitori. Siamo al mercato delle vacche»...
Da "La Stampa"

Presidente Lotito era possibile trattenere Macheda?
«Abbiamo fatto di tutto per tenerlo, diffidando più volte il Manchester United per impedire quello che invece è accaduto. Purtroppo le normative non consentono di poter contrattualizzare i giocatori sotto i 16 anni».

Il Manchester United ha commesso delle violazioni?
«Tutti i giocatori vengono scippati normalmente da questa società che, fuori da qualsiasi rispetto del codice etico, convince i genitori dando loro lauti compensi, offrendo posizioni lavorative importanti, cosa che non dovrebbe accadere perché, con un ragazzo di 15 anni, non è pensabile che una società dia milioni di euro ai genitori e se li compri».

Lei parlò con i genitori di Macheda?
«Ho parlato con i genitori, mettendoli nella condizione di accettare qualsiasi offerta, ma in realtà questa scelta era stata già consumata e sottoscritta, e noi non possiamo seguire comportamenti che ritengo siano immorali. Perché a mio avviso questo è un allevamento, invece che di bestiame, di giovani. Attraverso lauti compensi. Questo non può accadere perché il calcio è uno sport che deve basarsi sui valori autentici del rispetto delle regole, dei valori fondanti che sono i valori olimpici».

Ci sono norme sbagliate?
«Purtroppo le normative non consentono di contrattualizzare i giocatori sotto i 16 anni. Questa è una cosa vergognosa».

Una definizione del mercato?
«Il mercato delle vacche».

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