sabato, aprile 25, 2009

Ma ci sono anche donne che meritano




Fonte: Denise Pardo l'Espresso

Tanto per cominciare, è donna ed è potente. E questo, per la Rai, è un ossimoro, una contraddizione in termini per un'azienda perfino più macho del Vaticano. Che invece l'ha scelta, e da un pezzo, come suo punto di riferimento in quel coacervo irto di satanici peccati che è viale Mazzini e affini. I nemici di Lorenza Lei le possono rimproverare tutto ma non di aver peccato in vanità (caso mai in astuzia).

Mai una foto, mai una prima fila, mai la posa per una paparazzata. Fino a pochi giorni fa. Quando si è materializzata per un evento di beneficenza ed è stata intercettata da un incredulo Umberto Pizzi che non ha mollato la preda accecandola con i suoi flash, messi poco dopo trionfalmente in rete su Dagospia.

Così per anni, Lorenza Lei, bolognese, un figlio chef, direttore delle Risorse televisive, simpatico posticino dove con un malloppo annuale di circa trecentotrenta milioni di euro si trattano e si negoziano i contratti Rai, avendo a che fare con l'ego sconfinato dello showbiz, si è trincerata dietro la maschera di ferro dell'anonimato. E per una laureata in antropologia filosofica, sopravvissuta a tre direttori generali, che ha partecipato a 297 sedute del consiglio d'amministrazione Rai e che lavora nell'industria dell'apparire, questa scelta non può non avere un preciso significato.

Il potere dell'ombra più gratificante di quello esibito? L'intuizione del pericolo dell'esposizione per una donna perdippiù in un posto chiave? Orgoglio o pregiudizio, fatto sta che i suoi nemici le rimproverano i modi da 'generale' e l'ambizione sfrenata unita a una rigidità "prussiana". I suoi estimatori, invece, ne lodano il rigore e la dedizione totale al lavoro.

Candidata a succulente poltrone mai occupate prima da lombi femminili, come la vice direzione generale della Rai o la responsabilità della prima rete, all'arrivo del nuovo direttore generale Mauro Masi si è infilata la tuta da top gun e si è lanciata in un'esercitazione nello stile "Ti sono utile, ti sono leale".

Prima degli altri, ha capito che Masi, uomo affabilissimo, in realtà, è un genus da maneggiare con cura, con il quale è complicato entrare in rapporto. Ma intanto, lei ha già centrato un obiettivo considerevole. Quello di essersi adoperata molto, e con successo, per appianare, prima della nomina a direttore generale, le vecchie ruggini del Vaticano nei confronti della laicità di Masi.

Anche organizzando segreti incontri con porpore di altissimo livello. Nelle stanze sontuose e ambite che conosce bene, come quelle del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, quelle del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e successore di Camillo Ruini, molto venerato anche lui da Lei.

Nata da genitori comunisti ma (ci tiene a dire) non è di sinistra, presentata a Silvio Berlusconi solo di recente (pare), cattolica ma (ci tiene a dire anche questo) non dell'Udc come spesso è stata incasellata, Lorenza Lei arriva alla fede tardivamente. La folgorazione la colpisce solo tre giorni prima di partorire. Così, la pecorella smarrita viene accolta a braccia aperte alla corte di San Pietro che la scopre dopo aver apprezzato la mostra di icone russe messa su da lei, all'epoca, organizzatrice di eventi culturali. "Credo nella provvidenza. Ma talvolta, va aiutata", ha sottolineato una volta, non tanto estatica, più pragmatica.

E certo, lei non manca di farlo. In Rai, approda nel 1997 con un contratto a tempo determinato di consulente editoriale, nella scia della Rai International targata Renzo Arbore. Nella relazione al Parlamento del 2 marzo 1998, Roberto Zaccaria, presidente Rai in quota Ppi, riferendosi a Rai International, dichiara testualmente : "Questo gruppo si avvale dell'eccellente collaborazione di Lorenza Lei per la quale propongo l'assunzione...".

Tempo un anno, è fatta. E chi meglio di lei, tenuta in palmo di mano da Joaquin Navarro Valls e da tutta la nomenklatura pontificia, può diventare responsabile di Rai Giubileo? Da lì a Rai Uno, il passo è breve. Come capo struttura Pianificazione mezzi e risorse, prima lavora con il direttore della rete Maurizio Beretta, e poi con il suo successore, Agostino Saccà, l'uomo che le farà fare il vero salto professionale.

Gli sarà riconoscente. Quando quasi tutta la Rai volta le spalle a Saccà, caduto in disgrazia perché coinvolto nello scandalo delle telefonate con il premier (l'inchiesta è stata appena archiviata) e arriva la proposta di sostituirlo alla fiction, Lei, oltre all'avvallo del suo ex superiore, pone come condizione l'unanimità del cda (che non le viene assicurata).

Così, ringrazia e declina. Non ha dimenticato che nel 2002, appena conquistata la direzione generale, è Saccà a nominarla capo dello staff (sarà confermata sia da Flavio Cattaneo che da Alfredo Meocci). È una postazione nevralgica, da dove passa tutto e si sa tutto. E con misericordia, si possono aiutare tante persone meritevoli.

Estranea alle cordate di Gianfranco Comanducci, direttore Acquisti e servizi e di Guido Paglia, direttore delle Relazioni esterne, in compenso la Lei è nelle grazie dell'unica donna seduta al tavolo del cda Rai: l'ex deputata leghista Giovanna Bianchi Clerici. Una che la stima così tanto da proporla, nel 2006, per la poltrona di direttore generale insieme a Claudio Cappon e ad Antonello Perricone.

Anche i tubi di viale Mazzini sapevano che ce l'avrebbe fatta Cappon. Ma nello stupore generale, Lei perse per un solo voto. Bianchi Clerici, che parla, a dir poco, ogni morte di papa, stigmatizzò duramente: "Non una voce femminile si è levata per plaudere l'indicazione di un cda che ha saputo individuare una figura femminile di grande valore...". Cappon, però, non la confermò, promuovendola, invece, alla direzione Risorse Televisive, al posto di Alessio Gorla, fido del Cavaliere arrivato alla soglia della pensione, ora rientrato come consigliere Pdl, lato Forza Italia.

Plauso in Vaticano? Senza dubbio. Ma anche un entusiastico comunicato Codacons che inneggia a "questa nomina che soddisfa i consumatori". "Ha grande esperienza. Non ti regala niente, è tosta ma competente", commenta il potente produttore tv Bibi Ballandi. "E poi è cattolica come me: esserlo, è un privilegio, un dono di Dio".

"È preparata come poche, si merita il meglio", questa volta a parlare è Vittoria Cappelli dell'omonima società di programmi ed eventi televisivi. Ma c'è anche chi racconta di sadiche tecniche della regina dei contratti Rai: per esempio, artisti e press agent entrati con baldanzose pretese e scesi a più ragionevoli patti dopo attese snervanti in anticamere, guarda caso, senza aria condizionata d'estate o senza riscaldamento d'inverno.

Vicina a Guido Bertolaso conosciuto al tempo del Giubileo, nella fondazione Magna Charta a fianco di Gaetano Quagliariello, vice capogruppo Pdl al Senato, ovviamente seguita con benevolenza da Gianni Letta, sostenuta da Saccà che si è molto speso nei suoi confronti, Lorenza Lei sta giocando la partita decisiva del suo lungo campionato professionale in Rai. Confidando, come sempre, nell'aiuto di Dio e della provvidenza. Ma soprattutto in quello di Mauro Masi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)