lunedì, novembre 01, 2010

Bùm



Anche se quel povero vecchio di Bossi grida al complotto, non ci sono cazzi. È abuso di potere.

Non c'è stata alcuna autorizzazione all'affido di Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti da parte del pm dei minori Annamaria Fiorillo, di turno la sera del 27 maggio quando la ragazza venne fermata e portata in Questura a Milano. Lo si apprende da fonti giudiziarie citate dall'agenzia Ansa. Il pm, contattato più volte dalla polizia, non solo non diede il via libera alla consegna della ragazza ma, a differenza di quanto sostenuto in una nota della Questura, non raggiunse mai alcun accordo circa l'affido alla consigliera, e non lo avrebbe raggiunto nemmeno nel caso fosse arrivata negli uffici di via Fatebenefraterlli una copia dei documenti di identità.
Il magistrato aveva disposto la collocazione di Ruby in una struttura protetta e, qualora non ci fosse stato posto (come riferito poi dalla Questura), di trattenerla. Infine alla Fiorillo non sarebbe mai arrivata la telefonata per chiedere l'autorizzazione ad affidare la minorenne, una volta identificata, alla Minetti.
RELAZIONE DELLA POLIZIA - Del fatto che il pm non diede l'autorizzazione ad affidare la giovane, ora al centro dell'inchiesta della Procura di Milano per favoreggiamento della prostituzione, è testimonianza la relazione stilata quella notte dalla polizia.
Secondo il documento, arrivato alla Procura dei minori circa un mese più tardi (e non al pm Fiorillo nei giorni successivi), dopo l'arrivo della ragazza in Questura e l'avvio delle procedure di identificazione, era arrivata la telefonata dalla presidenza del Consiglio dei ministri in cui si specificava che Ruby era la nipote del presidente egiziano Mubarak e che «quindi doveva essere lasciata andare»
Dopodiché, sempre secondo il rapporto, in via Fatebenefratelli si erano presentate «due amiche della minore», e cioè Nicole Minetti, che si è offerta di prendere in affido la giovane e la coinquilina della minore. Vista la nuova situazione, viene contattato ancora il pm di turno, la quale - informata anche della segnalazione della parentela di Ruby - «disponeva comunque l'affido della minore a una comunità o la temporanea custodia della minore presso gli uffici della Questura».
Infine, è scritto ancora nella relazione, veniva di nuovo contattato il pm e «si raggiungeva il seguente accordo, e cioè bisognava avere la copia di un documento di identità della minore per poi poterla affidare alla Minetti e lasciarla andare».

Il documento o una sua copia, chiesto dal magistrato per verificare se la ragazza fosse o meno nipote di Mubarak, non venne però recuperato. La giovane venne quindi identificata in altro modo e, secondo quanto ribadito da fonti giudiziarie, Ruby venne affidata alla Minetti nonostante non ci fosse il consenso del pm Fiorillo.

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