martedì, novembre 30, 2010

Altro che Bunga Bunga

Il Dipartimento di Stato è preoccupato perché a Washington credono che i due compagnucci Putin e Silvio facciano affari, non politica fra di loro...
Fonte Dagospia & Il fatto

1- BERLUSCONI RIDE? NO, E' NERO COME LA PECE...Scrive Ugo Magri su "La Stampa": E per fortuna che Berlusconi «si fa una risata», che lo tsunami di «Wikileaks» non lo sfiora, come prova a far credere la propaganda del Cavaliere... In verità il premier è nero come la pece. Basta incrociarlo qui a Tripoli per accorgersi che, se potesse, i giornalisti li metterebbe tutti in una gabbia: appena spuntano lui si alza di scatto e se ne va...

2- "ORA VI SPIEGO CHI E' IL MEDIATORE". PARLA MASSIMO CIANCIMINO
Marco
Lillo per "Il Fatto Quotidiano"

Quando ha letto i report dell'ambasciata americana pubblicati da Wikileaks sugli affari di Berlusconi e Putin con l'energia, Massimo Ciancimino ha sorriso. "Da sei anni dico i, tè cose e nessuno mi ascolta: la verità è che gli amici di Berlusconi hanno usato gli stessi canali e mi hanno soffiato l'affare".
Antonio Fallico con Putin
Ciancimino, non esageri: dopo la trattativa Stato mafia, ora ci vuole spiegare pure la trattativa Putin-Berlusconi sul gas, non le sembra un po' troppo?
Io sono stato prima un protagonista e poi una vittima di quella trattativa. Wikileaks riporta la nota degli americani in cui si parla del mediatore italiano che parla russo? Tutti si chiedono chi sia. Bene, io "il mediatore" lo conosco bene, si chiama Antonio Fallico, e chi me lo ha presentato lo definiva 'la chiave per Gazprom'.
Perché 'il mediatore' sarebbe Fallico e qual è il suo ruolo?
ASSANGE
Il Fatto ne ha già parlato: è un siciliano che è stato nominato presidente di Zao Bank, la filiale di Banca Intesa a Mosca. Io l'ho conosciuto prima del mio arresto quando per primo avevo capito le potenzialità del buisiness dell'energia e trattavo con Gazprom per importare il gas dalla Russia. Ero a un passo dalla conclusione, poi mi hanno indagato e l'affare se lo sono preso gli amici di Berlusconi. Se il contratto , fosse andato in porto nella sua interezza, avremmo guadagnato 180 milioni di euro di utili all'anno. Tanti soldi che permettono di far guadagnare tante persone, sia in Italia che in Russia.
OBAMA LABBRO SPACCATO
Andiamo per ordine. Ci spieghi come pensava di importare il gas e qual era il ruolo di Fallico.
Per importare il gas dalla Russia ci vuole l'accordo di Gazprom. Grazie proprio ad Antonio Fallico ero riuscito ad agganciare i vertici di Gazprom, in particolare Alexander Medvedev, che è il direttore generale della Gazprom Export e che non va confuso con Dmitri Medvedev, attuale presidente russo.
Ciancimino, Gazprom fattura 4 mila e 250 miliardi di euro e fa utili per 450 miliardi. Scusi la domanda ma perché doveva mettersi in affari con voi?
Voglio ricordarle che la Fingas del professor Lapis aveva appena incassato 120 milioni di euro dalla vendita agli spagnoli della Società che aveva metanizzato i paesi siciliani. E la nostra forza era proprio questa: solo una piccola società come la nostra poteva agire in maniera "agile" e meno burocratica nella seconda fase degli accordi, quella che prevedeva il ritorno di parte dei soldi in Russia alle fondazioni vicine agli uomini di Gazprom. Non presentavamo i rischi connessi all'inserimento di società pubbliche e grandi come dimostra il recente caso Finmeccanica.
BERLUSCONI BUSH
Quando ha incontrato Fallico e Medvedev?
Medvedev lo ha incontrato, con Fallico, il professor Lapis a Vienna mentre io ho incontrato il suo collaboratore Nelson insieme a Fallico sempre a Roma in un hotel di via Veneto e poi nello studio dell'avvocato Ghiron. In quell'occasione abbiamo messo a punto tutti i dettagli dell'operazione che prevedeva la possibilità per noi di importare dalla Russia in Europa 6 miliardi di metri cubi all'anno attraverso la Slovacchia e la Slovenia. Il nostro guadagno sarebbe stato di 30 dollari ogni mille metri cubi.
E quanto sarebbe stato il "ritorno" per i russi, del quale ci spiegava prima?
L'accordo raggiunto a Vienna prevedeva che noi pagassimo per ogni mille metri importati una somma di dieci dollari, sui trenta incassati, alla Fondazione.
Quale Fondazione?
L'uomo della Gazprom, Nelson, ci disse che lui ci avrebbe indicato a quale Fondazione versare i soldi.
E cosa le disse Fallico?

Lui ci consigliò di seguire le indicazioni dei manager di Gazprom e comunque mi disse di finanziare con una piccola somma la Fondazione Putin per un balletto a Roma. Cosa che puntualmente abbiamo fatto. Insomma tutto procedeva per il meglio. Ad ognuno dei partecipanti all'operazione era stato garantito un ritorno. Stavamo andando a parlare con la Geoplin della Slovenia quando è uscita la notizia dell'indagine, anzi a dire il vero gli sloveni lo hanno saputo un giorno prima e si è bloccato tutto. Poi l'affare con Gazprom lo hanno fatto gli amici di Silvio Berlusconi.
Si rende conto che questa storia è basata solo sulle sue parole?
Mica tanto. Nell'anomala perquisizione in cui non aprirono la cassaforte mi fu sequestrato un bigliettino che stupì i carabinieri nel quale c'era il ringraziamento della Fondazione Putin e i biglietti da visita di Alexander Medvedev, di Nelson e Fallico.
Fallico è un siciliano come lei e si dice che abbia frequentato lo stesso liceo di Marcello dell'Utri. Ne avete parlato?
No. Fallico era certamente legato a Gaetano Micciché di Banca Intesa. Probabilmente è una persona vicina al mondo berlusconiano ma non abbiamo mai parlato di politica, con lui parlavo di affari.
Hillary Clinton, secondo Wikileaks, chiede se Berlusconi abbia interessi in comune con Putin nell'energia. Lei cosa pensa alla luce della sua esperienza?
Il contratto dell'Eni per l'importazione del gas è un segreto di stato e il margine di guadagno è enorme. Secondo me Berlusconi sta aiutando società a lui vicine e non mi stupirei se ci fosse una fondazione russa finanziata da qualche impresa coinvolta nell'affare.


3- FALLICO, SICILIANO A MOSCA: DAGLI AFFARI IN URSS ALL'ASSE ENI-GAZPROM
Massimo Mucchetti
per "Il Corriere della Sera"

Se non si troverà il nome nelle informative diplomatiche messe in rete da Wikileaks, è probabile che non si saprà mai con burocratica certezza a chi faceva riferimento l'ambasciata americana quando accennava a un mediatore riservato, che «parla il russo», tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. E tuttavia, da tempo, le cronache finanziarie individuano questa figura in Antonio Fallico, presidente di Intesa Sanpaolo Russia, advisor di Gazprom per l'Italia, e dunque abituale interlocutore di Eni ed Enel.
Sessantacinquenne, siciliano d'origine, abbigliamento anonimo ma fresco autore per Feltrinelli di un romanzo intrigante, «Prospettiva Lenin», ambientato nella Mosca della perestroika, Fallico ricevette grandi e pubblici elogi da Berlusconi in persona quando, nel 2004, il premier italiano volle intervenire all'inaugurazione della filiale russa di Intesa, benché questa avesse allora non più di 23 dipendenti.
Chi assistette alla scena rimase colpito dal fatto che Berlusconi non spese una parola per il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, e per l'amministratore delegato, Corrado Passera, presenti per ragioni d'ufficio, e quasi rubò la scena al collega russo Michail Fradkov, invitato d'obbligo. Del professor Fallico, Berlusconi ha parlato come del suo uomo di fiducia all'amico Putin.
Il quale, però, ha tutte le informazioni per sapere che Fallico ha una storia tutta sua, che può certo incrociare Berlusconi e i suoi amia come tanti altri imprenditori e uomini di governo italiani impegnati in transazioni con l'Urss e poi con la Federazione Russa e le altre repubbliche ex sovietiche. Una storia che ha perfino favorito il dialogo interreligioso tra il Patriarcato ortodosso di Mosca e i Francescani. Fallico mise piede a Mosca per la prima volta nel 1974 per seguire piccoli affari come il commercio di barre d'oro, per conto della Banca cattolica del Veneto.
Nel 1989 aprì la prima rappresentanza vera e propria del Banco Ambroveneto, che aveva nel frattempo assorbito la «sua» banca. E poi fu Intesa. Una così lunga durata presuppone un rapporto fiduciario molto forte con chi guida Intesa Sanpaolo, e cioè con Bazoli, ancorché il professore bresciano entri in scena 8 anni dopo l'esordio di Fallico all'ombra del Cremlino.
Berlusconi può aver pensato di annettersi questo raffinato ufficiale di collegamento tra Milano e Mosca forse perché, nella seconda metà degli anni Ottanta, Fallico aveva aiutato la Silvio Berlusconi Editore ad aggiudicarsi i diritti di alcuni libri sulle riforme gorbacioviane e in quelle occasioni aveva incontrato Fedele Gonfalonieri e Marcelle Dell'Utri, suo antico compagno di collegio a Brente. Ma la professione è una cosa e la mediazione privata un'altra. La distinzione è venuta a galla tra il 2005 e il 2006 sulla delicata questione del gas.
Gli accordi tra Eni e Gazprom prevedevano che l'azienda italiana retrocedesse alla russa 3 miliardi di metri cubi l'anno, già acquisiti tramite gli storici contratti take or pay, affinchè Gazprom potesse venderli direttamente a clienti italiani. Partita delicata per più di una ragione: Gazprom è considerato negli Usa il braccio secolare dell'imperialismo energetico del Cremlino; l'Eni non ha interesse a veder diminuire il suo molo di intermediario tra i pozzi siberiani e i consumatori italiani; i russi non hanno una rete di vendita propria in Italia e dunque devono appoggiarsi a qualcuno, e questo qualcuno sono soprattutto le ex municipalizzate.
Intesa Russia stava dunque cucendo un accordo tra Gazprom e le varie A2A, quando si è messo in mezzo un uomo d'affari milanese, Bruno Mentasti, di nessuna esperienza nel settore ma intimo dell'inquilino di Palazzo Chigi, con una joint-venture tra sé medesimo ed esponenti di Gazprom basata a Vienna. Intesa Russia consiglia cautela a tutti: se in Russia la catena di comando è ferrea, in Italia lo è assai meno.
E infatti Berlusconi perde le elezioni. Fallico porta Alexander Medvedev dal nuovo premier, Romano Prodi. L'Eni rientra in campo solo dopo per tornare al canovaccio iniziale, senza il passaggio da Mentasti, utile a lui e ai suoi soci, ma non a un trasparente commercio italo-russo. Si è così arrivati a una joint-venture tra A2A, Iren e Gazprom Germania, in attesa che il colosso russo apra la sua filiale italiana a Verona, dove Fallico anima la Fondazione Eurasia. E Berlusconi ha poi lasciato perdere.

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