mercoledì, dicembre 16, 2009

Eh no, caro

Il direttore del Riformista ce l'ha su con Travaglio per le critiche al suo gornale. Dov'è scritto che un giornale che non riesce a stare sul mercato con le sue forze debba essere mantenuto coi soldi pubblici? La libertà d'informazione non c'entra. Ci sono anche giornali fatti male. Poi Polito non vede nulla di strano che i suoi editori, gli Angelucci, siano editori anche di Libero, un giornale in teoria agli antipodi. Vabbene parlare di editori puri, ma non bisogna nemmeno prendersi per il sedere. Per spiacevole che possa essere Travaglio è stato accusato di essere il mandante morale e spero che chi lo ha fatto venga spellato vivo con le querele, perché in Italia le parole dbbono tornare ad avere la loro importanza. La follìa dell'affermazione di Polito è questa: trovare normale l'ostracismo. In un paese normale una cosa del genere nei confronti di un altro giornalista sarebbe impensabile. Ma forse in un paese normale il Riformista non esisterebbe.

Antonio Polito per "il Riformista"



Ieri ho ricevuto il cortese invito della redazione di Annozero a partecipare alla puntata di domani dedicata ai fatti di Milano. Ho altrettanto gentilmente risposto di no. E la ragione è una sola: la presenza in quel programma di Marco Travaglio. Penso infatti sia giunta l'ora in cui anche chi di noi non ha fatto del moralismo una professione debba cominciare a sollevare qualche pregiudiziale morale. E io ne ho molte nei confronti di Travaglio.



La prima è che si tratta di un sedicente combattente per la libertà di infomazione che sta facendo una campagna di stampa il cui obiettivo dichiarato è la chiusura di un giornale, quello che dirigo (lui pensa che sia possibile, abrogando solo per noi i contributi all'editoria). Trovo la cosa moralmente ributtante.


Del resto Travaglio è lo stesso cattivo maestro che, citando un suo sodale, ha scritto l'altro giorno sul blog di Grillo un elogio dell'odio: «Chi l'ha detto che non posso odiare un uomo politico? Chi l'ha detto che non posso augurarmi che il Creatore se lo porti via al più presto?». Con uno così non vorrei mai trovarmi nella stessa stanza. Tutto ciò sempre ammesso che Travaglio sia davvero e ancora un giornalista, visto che si esercita ormai apertamente nella fiction, recitando da attore testi le cui fonti le sa solo lui, ma ciò nonostante la tv pubblica lo paga sempre come giornalista.

Evitare ogni contatto è dunque anche questione di deontologia professionale. In più c'è un problema di civiltà; lui non è una persona civile, vive di insulti, come quello che ha rivolto ieri ai giornalisti di Speciale Tg1: «Chiunque ha avuto lo stomaco di vedere quella merda di trasmissione...». Io non credo, come ha detto ieri Cicchitto a Montecitorio, che Travaglio sia un «terrorista mediatico», perché paura non ne fa a nessuno. Ma un parassita mediatico certamente lo è. E, per dirla con Togliatti, sarebbe bene che nessun destriero offrisse più a questa cimice ospitalità nella sua criniera.

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