Ma ho divagato, il tema era Feltri. Come tutti i timidi aggressivi, e Feltri lo è, non apprezzerà neppure questa boutade di Fini ai suoi danni e s'inventerà qualcosa per attaccarlo. In un Paese serio una persona del genere non avrebbe più alcuna credibilità, e infatti Feltri all'estero non lo conosce nessuno, ma è purtroppo un esempio di quella maledetta furbizia italiana che ci fa considerare delle simpatiche canaglie in giro per il mondo. Ma una simpatica canaglia non la prende sul serio nessuno. Neppure se si chiama Vittorio Feltri.
Intanto oggi sul Giornale una nuova puntata del "caso Fini" con un intervento in prima pagina di Ignazio La Russa che smentisce il ribaltone e definisce "fuoco amico" il continuo attacco nei suoi confronti. "Il Giornale con il suo direttore rivolge la sua penna appuntita come un'arma contro il presidente della Camera. Si tratta del classico 'fuoco amico' che fa molto più male di quello proveniente dal fronte opposto che è almeno atteso e prevedibile" scrive La Russa. Poiché "nemmeno in una ipotesi di fantapolitica potrei essere disponibile a boicottare il Pdl o il governo - sottolinea il coordinatore del Pdl - posso tranquillamente affermare che l'articolo di fondo di ieri è privo di fondamento". Se Fini volesse farsi un gruppo, spiega il ministro della Difesa, non avrebbe difficoltà a trovare i deputati disponibili, ma non è questo il problema. Il problema, sottolinea La Russa, è "di natura squisitamente politica ma non è questa la sede per discuterne".
Secca la replica di Feltri: "Ok, non discutiamone ora. Ma quando lo faremo? Intanto mi arrangio da solo". E lo fa rispondendo su un'altra pagina a una lettera aperta del deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, pubblicata sempre sul Giornale in cui il parlamentare sostiene che non sarebbe in vista nessun divorzio tra Fini e Berlusconi. "Avere un Fini che rema contro - scrive oggi il direttore - non è più una risorsa per il Pdl, ma un problema. Da risolvere in fretta".
Premettendo che "fino a un certo punto non è stato difficile stare dalla sua parte", Feltri sostiene che oggi "nella testa di Fini è successo qualcosa che ha trasformato l'uomo e lo ha reso distante dal partito a cui appartiene". Certo, continua, "molte sue idee sono da sposare in astratto", ma siccome "si è reso conto che ricoprendo un ruolo istituzionale non conta molto politicamente, allora comincia ad assumere atteggiamenti e posizioni eccentriche rispetto alla coalizione di governo".
Insomma, dice Feltri, "si 'fidanza' con la sinistra, che lo applaude ogni due per tre, e lui ne gode". Fra l'altro "accusa il premier di cesarismo, proprio lui che in An non è mai stato eletto capo ma acclamato; proprio lui che la democrazia interna non l'ha mai praticata". Un problema quindi da "risolvere in fretta" perché, conclude Feltri, "ora viviamo in una situazione di emergenza e il centrodestra ha bisogno di essere unito per agire senza tentennamenti a costo di adottare mezzi e sistemi eccezionali".
Fonte Repubblica
ROMA - Un flacone di Valium insieme a un biglietto di auguri di Buon Natale. E' questo il regalo che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha inviato ieri al direttore del Giornale, Vittorio Feltri, che continua ad attaccarlo sulle pagine del quotidiano. Significativo il messaggio: "Egregio direttore, per festività 'serene' senza ossessioni e allucinazioni. Firmato: Gianfranco Fini". Gli auguri sono stati inviati dopo che sul quotidiano era comparso un editoriale nel quale Feltri sosteneva che con l'aggressione di Milano a Berlusconi era crollato il piano del ribaltone di Fini. Da ciò l'invio del flacone di tranquillante con annesso biglietto di auguri.
Intanto oggi sul Giornale una nuova puntata del "caso Fini" con un intervento in prima pagina di Ignazio La Russa che smentisce il ribaltone e definisce "fuoco amico" il continuo attacco nei suoi confronti. "Il Giornale con il suo direttore rivolge la sua penna appuntita come un'arma contro il presidente della Camera. Si tratta del classico 'fuoco amico' che fa molto più male di quello proveniente dal fronte opposto che è almeno atteso e prevedibile" scrive La Russa. Poiché "nemmeno in una ipotesi di fantapolitica potrei essere disponibile a boicottare il Pdl o il governo - sottolinea il coordinatore del Pdl - posso tranquillamente affermare che l'articolo di fondo di ieri è privo di fondamento". Se Fini volesse farsi un gruppo, spiega il ministro della Difesa, non avrebbe difficoltà a trovare i deputati disponibili, ma non è questo il problema. Il problema, sottolinea La Russa, è "di natura squisitamente politica ma non è questa la sede per discuterne".
Secca la replica di Feltri: "Ok, non discutiamone ora. Ma quando lo faremo? Intanto mi arrangio da solo". E lo fa rispondendo su un'altra pagina a una lettera aperta del deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, pubblicata sempre sul Giornale in cui il parlamentare sostiene che non sarebbe in vista nessun divorzio tra Fini e Berlusconi. "Avere un Fini che rema contro - scrive oggi il direttore - non è più una risorsa per il Pdl, ma un problema. Da risolvere in fretta".
Premettendo che "fino a un certo punto non è stato difficile stare dalla sua parte", Feltri sostiene che oggi "nella testa di Fini è successo qualcosa che ha trasformato l'uomo e lo ha reso distante dal partito a cui appartiene". Certo, continua, "molte sue idee sono da sposare in astratto", ma siccome "si è reso conto che ricoprendo un ruolo istituzionale non conta molto politicamente, allora comincia ad assumere atteggiamenti e posizioni eccentriche rispetto alla coalizione di governo".
Insomma, dice Feltri, "si 'fidanza' con la sinistra, che lo applaude ogni due per tre, e lui ne gode". Fra l'altro "accusa il premier di cesarismo, proprio lui che in An non è mai stato eletto capo ma acclamato; proprio lui che la democrazia interna non l'ha mai praticata". Un problema quindi da "risolvere in fretta" perché, conclude Feltri, "ora viviamo in una situazione di emergenza e il centrodestra ha bisogno di essere unito per agire senza tentennamenti a costo di adottare mezzi e sistemi eccezionali".
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