Fonte: Corriere
Farefuturo contro i film di Natale: «Basta, boicottiamo il cinepanettone»
Fondi pubblici per 1,5 milioni alla pellicola di Parenti
La fondazione di Fini attacca: il ministero chiariscaNOTIZIE CORRELATE
Neppure De Sica avrebbe osato sognare tanto di Paolo Mereghetti (23 dicembre)
ROMA - Natale in India, Natale a New York, Natale in crociera, Natale a Rio (con il concorrente «La fidanzata di papà») e finalmente Natale a Beverly Hills. La saga dei cinepanettoni continua per la gioia degli amanti dei film facili, all'insegna degli intramontabili Boldi e De Sica. Ma inaspettatamente sul clima festoso delle pellicole che fanno cassetta - nei primi tre giorni di uscita, «Natale a Beverly Hills» ha fatto incassare 3 milioni 472 mila euro, come «Natale a Rio» nel 2008 - si abbattono gli strali della politica. Anzi del politically correct. La Fondazione Farefuturo attacca infatti l'ultimo prodotto da record di Neri Parenti: «Boicottiamo il cinepanettone».
FINIANI CONTRO - Mentre a Roma e Milano le sale sono piene, Farefuturo affonda senza mezzi termini. Bocciando il film, afferma: «Non ci si può stare... Speriamo che qualcuno dalle parti del ministero della Cultura possa rivedere un po' le cose, o almeno provarci. Noi quest'anno, per protesta, il cinepanettone lo boicottiamo». Insomma, il ministero chiarisca perchè darà dei soldi al produttore per un film miliardario che non è certo un prodotto culturale.
Nella sostanza, il web magazine della fondazione del presidente della Camera Gianfranco Fini critica la normativa in base alle quale film come «Natale a Beverly Hills», «avranno la possibilità di usufruire dei finanziamenti pubblici». Il tutto, sottolineano altri detrattori del genere cinematografico, «mentre il governo persevera in inauditi tagli al Fondo unico per lo spettacolo (Fus)».
QUESTIONE DI STILE - Insomma, mentre non si finanziano più trasposizioni teatrali di Shakespeare o Pirandello, con i soldi dei contribuenti si pagano le costose trasferte all'estero di intere troupe impegnate a girare quelle che - accusano i puristi - non solo certo pellicole d'essai io esercizi di stile. Eppure, come scriveva il 23 dicembre Paolo Mereghetti sulle colonne del Corriere della Sera «Nemmeno nei suoi sogni più azzardati Christian De Sica aveva osato tanto»: il cinepanettone è stato dichiarato ufficialmente "film d’essai", «e non per un qualche colpo di mano dei fan del supertrash o una resa incondizionata del fronte unito Critici & Castigamatti, ma per "merito" della legge italiana sul cinema».
«Il punto - scrive su Farefuturo Cecilia Moretti - non è se ti piace ridere con Christian De Sica, Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Michelle Hunziker, Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi e dare i soldi del tuo biglietto alla pellicola di Neri Parenti. Ci mancherebbe. Il punto è, invece, che è assurdo che la stessa pellicola benefici dei crediti d'imposta e degli aiuti fiscali e monetari pensati per sostenere gli esercenti più attenti e coraggiosi, quelli che, cioè, dovrebbero dare spazio ai film culturalmente più stimolanti».
COSTOSI PRECEDENTI - Ma la polemica, va detto, non nasce solo da Farefuturo. In realtà già nei giorni scorsi l'agenzia Il Velino aveva sottolineato lo sconcerto di molti protagonisti della cultura davanti ai numeri dei finanziamenti pubblici al cinema.
«Il produttore Aurelio De Laurentiis potrebbe ricevere fino a due milioni di contributi dallo Stato - scriveva il Velino alla vigilia di Natale - grazie al riconoscimento di “Natale a Beverly Hills” come film di interesse culturale. Il decreto ministeriale 28 del 2004 (il cosiddetto decreto Urbani) riconosce infatti finanziamenti pari al 7% degli incassi per i lungometraggi che al botteghino abbiano ottenuto “da 10.329.138 a 20.700.000 euro”». Negli ultimi anni i cinepanettoni firmati da Parenti han sempre superato questa cifra: si va dai 21 milioni di «Natale a Miami» del 2005 ai 25 milioni di «Natale a Rio» del 2008.
AIUTINO E AGEVOLAZIONI FISCALI - L'ultima fatica californiana dei registi del panettone potrebbe facilmente superare i 20 milioni di incasso. Il tal caso - essendo stata classificata «di interesse culturale» dalla Sottocommissione cinema del ministero dei Beni e le Attività culturali - potrebbe fruttare al produttore un «aiutino» di Stato; un contributo pubblico di 1 milione e 500 mila euro.
Non solo. Grazie al meccanismo fiscale del tax credit, ogni film italiano può chiedere un credito d'imposta: un altro vantaggio per la produzione. La legge vigente stabilisce che il credito d'imposta possa arrivare al 15% del budget per i lungometraggi: tra 10 e 12 milioni di euro per la pellicola girata a Beverly Hills. «Anche se solitamente solo il 75-80% di tutte le spese di produzione sono “eleggibili” - chiarisce Il Velino -, il produttore partenopeo potrebbe ottenere fino a tre milioni di euro di credito nei confronti del fisco».
Luca Zanini
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