martedì, luglio 22, 2008

Italia del calcio

L'Italia del calcio, si sa, ha vinto l'ultimo mondiale con una fortuna sfacciata. Ha fatto una buona partita contro la Francia agli europei poi basta. Sarà sempre peggio e la globalizzazione non c'entra nulla, è incapacità di un sistema che ormai di professionistico non ha più nulla. Ecco il motivo in questo articolo.




Portafogli aperti e vivai chiusi

di CORRADO SANNUCCI

da Repubblica.it

Kakà L'oriundizzazione delle nazionali non è un caso ma solo l'introduzione alla stranierizzazione più generale dello sport italiano. Sembrava che la norma che porta a due gli extracomunitari tesserabili fosse ininfluente, in realtà rispecchiava la tendenza dei dirigenti, la loro pigrizia di scout, la cecità delle strategie. La campagna acquisti del calcio cerca brasiliani, spesso "scarti" di altri campionati, come Ronaldinho e Baptista, la Lazio sta subendo una colonizzazione romeno-argentina, il Napoli spera con Denis di ritrovare un nuovo Vinicio, l'unico "colpo" italiano è quello della Fiorentina con Gilardino. Nessuno si è dannato per strappare a qualcuno i talenti dell'Under 21, Acquafresca e compagni devono girare l'Italia alla ricerca di squadre così povere da non potersi permettere neanche un extracomunitario.

E' uno scenario che investe tutto lo sport professionistico italiano, che in nome della competitività internazionale e della necessità di offrire uno spettacolo nazionale crede che questa sia l'unica strada percorribile, trascurando i vivai o abbandonandone troppo presto i prodotti. Le squadre che hanno vinto pochi mesi fa gli scudetti più importanti (calcio, basket e pallavolo) avevano non più di 4 (su 22) italiani in formazione: uno l'Inter, nessuno il Montepaschi Siena, tre l'Itas Trentino. I riflessi sulle nazionali sono evidenti, non a caso a Pechino l'Italia presenta una squadra nel calcio boicottata dai club, con il paradosso che il Milan dà l'ok a Ronaldinho e lo nega a Bonera, è assente nel basket, ha chance incerte nel volley.

Lo sciopero minacciato e poi rientrato dei giocatori del basket mette l'indice anche sui termini assurdi della normativa di cui si tratta: passaportati, cresciuti in Italia, poi i comunitari e gli extracomunitari (mancano solo gli equiparati di cui si inzuffa il rugby), arzigogoli regolamentari (avallati dal Coni) per impedire la norma più ovvia: hai la nazionalità, voti e sei eleggibile in nazionale? Bene, sei italiano. Non hai la nazionalità, non voti qui, non puoi indossare la maglia azzurra? Sei straniero. Semplice, no?

Blatter è stato sbeffeggiato per la sua norma del 6+5: la sua proposta è irrealistica perché gli manca il potere politico e regolamentare per imporla. Ma nella pallavolo il presidente Acosta ha imposto il 4+2, quattro nazionali e due stranieri (l'Italia avrà una deroga con il 3+3). E poi ha mandato una lettera alla Unione Europea: cari signori, smettetela di romperci le scatole, le nostre norme non infrangono nessuna vostra legge. Ognuno ingaggi quanti stranieri vuole, ma in campo dovranno essere solo due. Blatter e Acosta parlano a tutto il mondo, dalle Isole Figi, alla Malaysia, alla Guinea Bissau, parlano dello sport dei poveri e dei mondi lontani. Noi, in questo recinto di sport iperprofessionistico e per tanti aspetti estremo, ci sentiamo più furbi e crediamo che la felicità sia il palleggio di Ronaldinho a San Siro.

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