lunedì, luglio 14, 2008

Arrestato del Turco





Sanità, arrestato Del Turco
da agenzie varie
In manette il governatore del Pd: si parla di tangenti per sei milioni
Fermati anche assessori e funzionari

Il presidente della Regione Abruzzo Ottaviano del Turco è stato arrestato questa mattina dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità condotta dalla Procura della Repubblica di Pescara. Il provvedimento di custodia cautelare ha riguardato anche altri assessori regionali e funzionari dell’ente.

Oltre al governatore che - secondo quanto si è appreso è stato condotto in carcere - sono stati arrestati l’assessore alla Sanità, Bernardo Mazzotta, il segretario generale della presidenza, Lamberto Quarta, l’assessore Antonio Boschetti, l’ex assessore alla Sanità del centrodestra Vito Domenici e l’ex presidente della finanziaria regionale Masciarelli.

L’inchiesta, scrive l'agenzia Ansa, sarebbe la seconda parte di quella avviata due anni fa sulla cartolarizzazione dei debiti della sanità abruzzese per la quale finì in carcere Masciarelli, ex presidente della Finanziaria regionale ritenuto l’artefice di un sistema per un pagamento di tangenti.

Dalla scala mobile al dopo Craxi 40 anni nella bufera tra Cgil e Psi
di VALERIO GUALERZI

per la Repubblica

ROMA - Raccontano le guide alpine che la maggior parte degli incidenti di montagna avviene sul sentiero del rientro, quando il peggio è passato e la tensione cala. Forse è vero anche in politica. Questo almeno è quanto è successo a Ottaviano Del Turco. Dopo una vita spesa tutta tra sindacato e politica, ricoprendo incarichi delicatissimi in momenti tremendi, il 64enne membro del comitato nazionale del Partito Democratico è caduto da governatore della Regione Abruzzo, forse la più banale delle cariche messe in fila nella sua lunga carriera.

Segretario aggiunto di quell'icona della Cgil che fu Luciano Lama, segretario del Psi dopo la fuga all'estero di Bettino Craxi, presidente della Commissione Antimafia quando le rivelazioni dei pentiti erano un fiume in piena, ministro della Finanze nel secondo governo Amato. Con la ruvidezza e il senso pratico dei montanari, l'abruzzese di Collelongo, un minuscolo comune in provincia dell'Aquila, ne ha passate veramente di tutti i colori. Ma senza mai incappare in gravi incidenti. Ora invece l'arresto per una brutta storia di tangenti nella sanità regionale rischia di essere l'ultimo triste capitolo di una lunghissima biografia politica.

I primi passi risalgono alla fine degli anni '60, quando appena diplomato si trasferisce a Roma e entra negli uffici della Fiom, la federazione dei metalmeccanici della Cgil. La salita ai vertici del primo sindacato italiano è inesorabile. Da leader della componente socialista, nel 1983 Del Turco è nominato segretario aggiunto di Luciano Lama. Giusto in tempo per provocare la drammatica spaccatura legata all'abolizione della scala mobile voluta dal presidente del Consiglio Bettino Craxi e il successivo referendum popolare.

Probabilmente il momento più critico della carriera dell'attuale governatore dell'Abruzzo doveva però ancora arrivare. E' il 1993 quando il Psi, travolto dagli arresti di Mani Pulite, cerca un nome nuovo che possa dare un futuro al partito mentre Craxi si è rifugiato nella sua villa di Hammamet. La scelta cade prima su Giorgio Benvenuto, poi la poltrona più importante di via del Corso viene affidata proprio a Del Turco. Sono giorni in cui lo stillicidio di nuove inchieste e arresti continua a riempire le prime pagine dei giornali. L'ex segretario aggiunto della Cgil rimane lontano dalle attenzioni dei magistrati, ma il compito politico è troppo arduo e il Psi si disintegra in una diaspora di micro formazioni.

L'arrivo di Berlusconi sulla scena politica impone agli ex Psi una scelta di campo. Molti pezzi grossi vanno con il Cavaliere. Del Turco sceglie il centrosinistra. Inizia così una nuova stagione da parlamentare che dopo le elezioni del 1996 lo porta alla presidenza della Commissione Antimafia. Le sue uscite polemiche sul ruolo dei pentiti e la loro gestione da parte delle procure gli crea non pochi problemi, soprattutto con il suo stesso schieramento. Alla fine malgrado gli attacchi, riesce a tenere duro.

Nel crepuscolo della stagione dell'Ulivo, quando a chiudere la legislatura sarà il secondo governo di Giuliano Amato, Del Turco viene chiamato al ministero delle Finanze. Anche stavolta è una fase turbolenta e non mancheranno scontri e accuse con il collega del Tesoro Vincenzo Visco. Le pene maggiori però sono di natura extrapolitica. Lui, laziale sfegatato, nell'aprile del 2001 dalla scrivania di via XX Settembre è costretto a trattare la possibile privatizzazione dello Stadio Olimpico con quel Franco Sensi che al timone della Roma sta per strappare lo scudetto dalle maglie biancocelesti. Si racconta che all'appuntamento Del Turco avesse il volto particolarmente affranto, ma Sensi non ebbe pietà: "Allora Sergio - disse rivolto al presidente biancoceleste Cragnotti - mi raccomando, non mollate eh? Roma prima e Lazio seconda, quest'anno. Così sai quelli del Nord come ci restano male...".

Amarezze che alla luce dello scivolone di oggi rischiano di far sorridere. A chi lo conosce bene Del Turco raccontava tempo fa di aver accettato controvoglia la candidatura alla guida dell'Abruzzo. Avrebbe preferito ritirarsi a vita privata, spiegava, e dedicarsi alla sua grande passione, la pittura. Ora se non riesce a dimostrare di non avere nulla a che fare con questa storiaccia di mazzette di tempo per dipingere rischia di averne persino troppo.

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