martedì, giugno 17, 2008

David Mills & Berlusconi

David Mills, l'uomo che in Inghilterra non si azzarderebbe MAI a comportarsi e dire quelo che dice in Italia. È sposato con Tessa Jowell, ministro del governo Blair e in Inghilterra per i fatti di cui è accusato in Italia avrebbe provocato le dimission della moglie e il suo arresto. Ma ha compiuto i suoi atti in Italia e per questo, in uno stentato italiano può berciare "complotto giudiziario"....


da Repubblica.it

Mills, Berlusconi ricusa il giudice. Scontro tra il Cavaliere e i magistrati
La reazione dell'Anm: "Chi governa non può denigrare le toghe"

ROMA - Torna lo scontro sulla giustizia. Tornano gli attacchi ai giudici "di sinistra" lanciati da Silvio Berlusconi. Torna la teoria del "complotto" contro il premier ad opera delle toghe. Tornano i magistrati che si vedono attaccati da "invettive tanto veementi quanto ingiustificate".

L'aveva annunciato nella lettera che ieri aveva spedito al presidente del Senato, Renato Schifani e oggi l'ha fatto. Berlusconi ha ricusato il giudice Nicoletta Gandus chiamata a decidere del processo in cui il Cavaliere e il legale inglese David Mills, sono accusati di concorso in corruzione in atti giudiziari. Una mossa, si legge nell'istanza presenta dai legali del premier, legata alla "reiterate manifestazioni di pensiero che appalesano una inimicizia grave" nei confronti di Berlusconi. E nell'istanza si sottolinea anche come il giudice Gandus "appaia tra i soggetti potenzialmente danneggiati nel processo collegato, da cui nasce il presente processo, avendo posseduto azioni Mediaset ed essendo quindi fra quei soggetti che potenzialmente avrebbero potuto costituirsi parte civile".

A ben vedere l'istanza è basata, fondamentalmente, su alcune prese di posizione del giudice su alcuni siti internet contro leggi varate dal precedente governo guidato da Berlusconi. In particolare la Gandus, insieme a uno dei due pm del processo, Sergio Spadaro, "è stata firmataria di un appello contro la decisione del governo Berlusconi di prorogare il procuratore nazionale antimafia".

Un attacco durissimo quello del premier, che non resta senza conseguenze. Per primo reagisce il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Manlio Minale: "Respingo con forza queste illazioni, le indagini sono state condotte nel più assoluto rispetto delle garanzie della difesa e nell'esclusiva ottica dell'accertamento della verità". Poi è la volta dell'Anm che solo pochi giorni fa aveva salutato un "miglioramento" del clima dei rapporti tra politica e magistratura: "Chi governa il paese non può denigrare e delegittimare i giudici e l'istituzione giudiziaria quando è in discussione la sua posizione personale" dicono il presidente del sindacato delle toghe Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini esprimono.

In attesa della prossima udienza prevista per venerdì prossimo, Minale taglia corto: "All'esito di un dibattimento iniziato in data 13 marzo 2007 e prossimo alla conclusione, il tribunale deciderà in ordine alla fondatezza o meno delle accuse". Fatti dunque e non illazioni.

...solo la natura potrà liberarci da questo signore che continua a infangare il ruolo che riveste.

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