domenica, giugno 29, 2008

Magnaccia

Di Pietro: "Abbiamo un capo del governo che fa il magnaccia"
Replica di Bonaiuti: "Linguaggio da osteria". E Ghedini annucia querele

Antonio Di Pietro leader dell'Italia dei valoriROMA - Negli atti del processo napoletano ad Agostino Saccà ci sono 8.400 intercettazioni, i protagonisti sono non solo il premier ma anche altri politici e nomi che pesano e il contenuto è, si dice, ad alto contenuto erotico. Antonio Di Pietro attacca a testa bassa il premier. Tra una trebbiatura e l'altra in quel di Montenero di Bisaccia, ha fatto una conferenza stampa per dire, tra le altre cose: "Le intercettazioni che loro vogliono limitare ci fanno vedere un capo del governo che fa un lavoro più da magnaccia, impegnato a piazzare le veline che parlavano troppo". Replica di Paolo Bonaiuti: "Linguaggio da osteria". Mentre l'avvocato del Cavaliere, Nicolò Ghedini, annuncia querele. A breve giro la nuova risposta del leader dell'Italia dei Valori. "Non non ci lasciamo intimorire".

In serata arriva anche il commento di Bossi che non sembra dare una grossa mano al premier e contribuisce ad abbassare il tono della contesa: "Sono del parere che è meglio che uno si faccia le donne della sinistra che i culattoni - dice il Senatur incalzato dai giornalisti - Ma - aggiunge - bisogna stare attenti quando si hanno delle cariche".

L'uscita di Di Pietro fa pensare che l'ex pm sappia di più e meglio circa le indiscrezioni che girano a Montecitorio e dintorni sulle centinaia di telefonate a contenuto bollente. Di certo la questione preoccupa non poco "Libero", quotidiano notoriamente vicino al premier, che da due giorni titola su quello che ha ribattezzato "il caso gnocca" mettendo le mani avanti: questa roba deve stare lontana dalla politica e guai se sono usate per provocare cataclismi e crisi politiche.

Berlusconi questo lo sa e ingorgo parlamentare a parte - troppi decreti e provvedimenti già assegnati all'esame dell'aula prima della pausa estiva - farà di tutto per accellerare l'approvazione del ddl che limita il ricorso alle intercettazioni e ne vieta la pubblicazione. Lo sa bene Enrico La Loggia, n.2 del gruppo pdl alla Camera: "La pubblicazione indiscriminata di intercettazioni scandalistiche senza alcuna rilevanza penale che abbiamo tutti sotto gli occhi in questi giorni, dimostra che urge una legge che disciplini l'uso dell'intercettazione e che vieti tassativamente la loro pubblicazione. Qualunque ritardo nel disciplinare questa materia porta inevitabilmente ad un imbarbarimento della vita politica ed istituzionale del Paese". Se non ci sarà in fretta una legge chiara ed univoca - aggiunge La Loggia - "il pericolo è quello di cedere alla tentazione di certi giustizialisti di falsare il voto di aprile espresso liberamente dai cittadini".

La replica ufficiale del Cavaliere, invece, è affidata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti: "Il linguaggio rozzo e volgare di Di Pietro - dichiara - è al di fuori della politica, riguarda soltanto l'osteria. Ma come può un partito democratico che si definisce la nuova sinistra accettare e seguire questa degenerazione?". Ecco invece le parole di Nicolò Ghedini: "Del tutto evidente la portata portata diffamatoria, che trascende di gran lunga ogni critica politica e per la quale saranno espedite tutte le azioni giudiziarie conseguenti".

Contro Di Pietro e la "casta giudiziaria" si scaglia anche il portavoce di Forza Italia Daniele Capezzone: "I magistrati, ormai perdenti sul piano del consenso dell'opinione pubblica, tentano un disperato e pericoloso colpo di coda finale". Per quello che riguarda poi le affermazioni dell'ex pm, Capezzone dichiara che "ha chiaramente passato il segno". Per il Dc Rotondi è "un insulto gratuito".

A breve giro arriva anche la controreplica del leader dell'Idv. "Come al solito Berlusconi", si legge in una nota, "o tenta di comprare gli avversari, come dimostrano le intercettazioni napoletane, o tenta di intimorirli, minacciandoli di chissà quale danno divino. Noi dell'Italia dei Valori non ci lasciamo intimorire e continuiamo a difendere la dignità del Parlamento in ogni sede".

Anche il Pd è abbastanza critico sulla nuova ondata di intercettazioni. Veltroni e Minniti ieri si sono affrettati a dire che i brani delle telefonate senza rilievo penale devono stare fuori e lontani dai giornali. Però, riflette il prodiano Marco Monaco, "siamo al punto che abbiamo scrupoli nel dire che il contenuto delle intercettazioni fa schifo e vergogna". Tutto ciò è "abbastanza ipocrita".

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