domenica, giugno 01, 2008

Wojtyla fatto a pezzi

da l'espressonline
Andrzej Stasjuk

È iniziata la contesa sulla spartizione delle sue reliquie. Del resto l'idea di smembrare Giovanni Paolo II è partita dall'episcopato Giovanni Paolo II. Da noi non si parla molto dello scudo spaziale antimissilistico americano, di cui alcuni elementi dovrebbero venir installati nel mio Paese. Non è un tema bollente. La questione si ravviva di tanto in tanto, quando la Russia decide di prender la parola e dichiara che punterà i suoi missili contro di noi. Ma siamo abituati a quello che la Russia dice e fa, e in sostanza non ce ne importa un fico. Al massimo tentiamo di farla irritare ancor di più, perché far uscire la Russia dai gangheri è il nostro sport e passatempo nazionale. Il piccolo si diverte sempre quando il grande s'infuria. La politica non deve essere mortalmente seria.

Ma noi non viviamo di soli divertimenti. È vero, siamo frivoli slavi, ma di tanto in tanto ci occupiamo anche di questioni serie. Ed è quanto appunto avviene da un paio di giorni. Il mio Paese è coinvolto in una discussione drammatica e fondamentale: dividere in pezzi il nostro papa buonanima Giovanni Paolo II, ovvero non dividerlo? È difficile dire chi abbia dato inizio a questo tanto grave dibattito, in ogni caso esso è in corso. Al mondo moderno si addice la fretta e non è necessario attendere che Giovanni Paolo II sia fatto santo, perché potrebbe essere già troppo tardi e una chiesa oppure un'altra, una parrocchia o un'altra, potrebbero restare prive di qualsivoglia parte papale. Dunque, la discussione sulla divisione delle reliquie - benché di reliquie tuttora non si tratti - ferve.

Ovviamente si parla anzitutto del cuore. Esso dovrebbe viaggiare fino al Wawel e riposare accanto alle spoglie mortali dei re polacchi. Ma il Wawel è solo l'inizio. Rimangono gli altri centri della spiritualità e della religiosità polacche. Ci sono almeno Jasna Góra, o il nuovo santuario di Lichen - forse il più grande santuario dell'Europa moderna. Ma questa è solo la punta dell'iceberg del fabbisogno di santità. Ci sono ancora il luogo della sua nascita, i luoghi in cui ha abitato, quelli in cui ha trascorso del tempo, quelli in cui ha riposato, quelli che ha osservato.

Non sto affatto scherzando. Qualche decina di chilometri da casa nostra, in piena campagna, accanto ai binari ferroviari, si erge un solido busto papale in bronzo su un piedistallo di granito, a memoria del luogo in cui "atterrò l'elicottero papale". Qualche chilometro oltre si trova un più degno monumento che celebra il luogo in cui il papa disse messa. Dunque la questione è assai seria e di papa può semplicemente essercene troppo poco.

Qualche tempo fa poteva sembrare che avessimo abbastanza monumenti. Centinaia, migliaia di monumenti. Più piccoli, più grandi, in metallo, in gesso, in cemento. I miei modelli preferiti sono in resina epossodica e dipinti nei colori più realistici, incluso il sano rosato del volto. Si sistemano nei giardinetti di casa. D'altronde nello stesso modo vengono realizzati i nanetti destinati all'esportazione in Germania. Sarebbe anche potuto sembrare che ci saremmo accontentati delle migliaia di strade intestate a suo nome, dei "reni del papa" in viaggio lungo "i percorsi del papa", eccetera, eccetera. Invece, la vera fame della presenza del papa, la vera fame di santità devono ancora arrivare. Ovviamente il popolo è diviso. E d'altronde la stessa idea di smembrare il papa è partita dall'episcopato. Ma la maggior parte sembra essere contraria alla spezzettatura, con l'eccezione del cuore, a favore di cui si esprime la metà del popolo interrogato nei sondaggi. Appaiono anche voci moderate che ne richiedono la salma nella sua interezza, e che essa venga "conservata ed esposta in una bara di vetro, così che rimarrebbe con noi per sempre".

È difficile contrastare l'impressione che per molti polacchi il papa costituisca una sorta di dio, una specie di divinità tribale. E che ora, in maniera assolutamente meravigliosa, arcaica, antichissima, vogliano trattenere questo loro dio, smembrarlo e simbolicamente cibarsene. Ho sempre viva nella memoria questa scena: il papa aveva appena benedetto una croce monumentale nella cittadina di Dukla. Un attimo dopo alcuni seminaristi si avvicinarono alla croce. La tastarono con le mani e quindi, con un gesto assolutamente magico, spostarono quel contatto sacro alle proprie fronti, lo assorbirono, lo massaggiarono dentro di sé. In fondo mi lascia ammirato questa fedeltà polacca, slava, alla nostra tradizione pagana. Sia il cristianesimo importato che la modernità e la postmodernità, anch'esse venute da fuori, non sono riuscite a distruggere questo paganesimo. Che è veramente più forte dei razzi russi e degli scudi spaziali americani.


e un senza Dio ha risposto: "Quando finirà Striscia la Notizia mi prenoto per un pezzo del Gabibbo"

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