domenica, giugno 01, 2008

Si ricomincia



Franco Bechis per “Italia Oggi”
È solo l'inizio, ma nel suo primo mese di vita il Parlamento si è già preso una discreta vacanza. I senatori hanno lavorato in tutto 29 ore e 13 minuti, meno della settimana corta francese. I deputati un po' di più: 68 ore in un mese, e la fatica deve averne già spaventati un bel po': ad ogni voto si registrano fra 100 e 200 assenteisti d'aula, e le commissioni per ora sonnecchiano. Sembra una vacanza anticipata. Pagata però profumatamente: fra 329 e 489 euro all'ora i senatori (dipende dall'assunzione o meno di portaborse per cui percepiscono comunque i soldi), che significa fra 5,4 e 8,15 euro al minuto lavorato. I deputati poco meno: 201 euro l'ora, pari a 3,35 euro al minuto. I numeri messi in fila così fanno certo impressione, anche perché quel poco tempo finora impiegato al lavoro da chi è stato eletto ormai un mese e mezzo fa è stato speso soprattutto per approvare l'occupazione di poltrone di prima e seconda fila.



Dovere istituzionale, certo, ma forse dopo mesi di polemiche sulla casta e una campagna elettorale tutta impostata sulle gravi emergenze economiche e di sicurezza, ci si sarebbe attesi l'abbandono di vecchie liturgie e almeno simbolicamente un rimboccarsi di maniche. Invece di logore liturgie non ne è stata risparmiata nemmeno una, compresa quella che ha fatto finire sotto la maggioranza in occasione del voto sul decreto comunitario. Pagati fra i 200 e i 400 euro all'ora di lavoro, i colpevoli si sono giustificati tutti spiegando di avere cose più importanti da fare (già, e per un parlamentare che altro c'è di più importante del voto in aula?) e che, insomma, mai si era visto un voto alle ore 15 del martedì. Infatti il lunedì e il venerdì a Roma non si trova un deputato o un senatore che non sia residente.

E se c'è, è lì per allungare la vacanza, magari con il ricongiungimento familiare. Nel palazzo non se ne trova uno. Si vedono arrivare alla spicciolata dopo l'ora di pranzo del martedì, con i loro trolley ridotti all'osso. Visto che si paga poco, giovedì sono ancora tutti al ristorante. Sotto il tavolo il trolley, pronti per il primo volo del pomeriggio. I grandi esponenti della società civile sono tornati al loro business o alle loro occupazioni più interessanti se non più redditizie. Il povero operaio della Thyssen si è messo in malattia (il certificato è vero, lo spiega il diretto interessato in un'intervista a Italia Oggi), gli altri pensano ai destini del paese altrove. Benvenuti alla solita Repubblica...

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