venerdì, giugno 20, 2008

Le balle di Stefania Craxi


Rispettare il dolore di chi ha perso il padre (non una vittima, ma, secondo la magistratura italiana, un latitante inseguito da mandato di cattura a cui si è sottratto in un buen retiro ad Hammamet) è buona cosa. Far fare carriera a questa stessa persona, Stefania Craxi, che deve ancora dimostrare di poter vivere fuori dal cono d'ombra del padre, un'altra. Faccia il piacere, signora. Taccia.

Vedo sul Corriere di ieri, con grande rilievo e tanto di fotografia, un'intervista all'ex presidente Scalfaro, che ricordandosi di essere stato per qualche mese magistrato (salendo poi tutti i gradini della carriera senza aver mai più messo piede in un'aula di giustizia) si mostra sdegnato del desiderio di Berlusconi di non affrontare il processo Mills e lo consiglia di cimentarsi in «una serena sfida alla giustizia».

Ma da quale pulpito viene la predica! Il primo a non affrontare i giudici, in questi maledetti anni di giustizialismo, è stato proprio lui, Oscar Luigi Scalfaro. Chi non ricorda il suo «io non ci sto» propalato agli italiani a reti unificate? Ma dopo aver detto no alle chiacchiere su di lui che dalle Procure filtravano sui giornali, c'è stato, eccome, al gioco dei giustizialisti, assumendo il ruolo di primo protagonista della rivoluzione di Mani Pulite, anche contro il suo partito, la Democrazia Cristiana, «che tanto non mi ha mai amato».

Scalfaro ha recentemente smentito Giuliano Amato che gli aveva addossato la responsabilità di aver negato la firma al decreto Conso per la depenalizzazione del finanziamento illecito dei partiti dopo il pronunciamento dei magistrati di Milano. Amato non ha replicato, ma avrebbe potuto farlo benissimo perché Scalfaro conosceva perfettamente il decreto Conso. Fernanda Contri, missus di Amato, aveva fatto più di una volta la spola tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Poi il pronunciamento dei magistrati e la marcia indietro. No, non è da quel pulpito che può venire la predica a Silvio Berlusconi!

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