domenica, giugno 29, 2008

Il legislatore impazzito



da Internazionale.it

In Italia si è sempre pensato che i problemi si risolvessero a suon di leggi. Il risultato è che ce ne sono troppe, spesso inutili e contraddittorie, scrive Gerhard Mumelter.

La legislazione italiana somiglia alle highland scozzesi: è un luogo paludoso e nebbioso. Nessuno sa esattamente quante siano le leggi della repubblica: forse addirittura 50mila, come suggerisce il giurista Michele Ainis.

In Italia si è sempre pensato che i problemi si risolvessero a colpi di legge, varando norme spesso incomprensibili e inutili che introducono reati come la "dispersione delle ceneri non autorizzata".

Leggi riscritte, corrette o parzialmente modificate, che prevedono sanzioni "di cui al decreto legislativo 1 agosto 2003, n. 259, come modificato dall'articolo 2, comma 136, del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286".

In Italia raramente le leggi vengono scritte per il bene comune. Non sono varate per prevenire, ma per porre rimedio ai problemi. Servono alla casta o ai gruppi di potere, e spesso sono pasticci nati da compromessi o da esigenze populiste. Molte esistono solo sulla carta.

Tra le cause principali di questa situazione c'è l'incompetenza dei legislatori: un dilettantismo viziato da ideologie, astuzie, interessi, meccanismi autoreferenziali e improvvisazioni. Molte leggi nascono nel clima emotivo provocato dalle tragedie.

Un rom ubriaco uccide quattro persone? Si approva subito una legge, per accorgersi – pochi giorni dopo – che non può funzionare. D'estate si moltiplicano gli incendi? Si risponde con una norma, per constatare poi che i comuni non inseriscono le aree bruciate nell'apposito catasto. Fatta la legge, si trova l'inganno: le pene fino a tre anni vengono ignorate; poi ci sono sconti, benefici, domiciliari, affidamento ai servizi sociali, semilibertà, prescrizione…

Per legiferare su problemi sensibili, il rituale prevede la creazione del nemico di turno: il tifoso violento, il rom stupratore, la maga ingannatrice, il musulmano sospetto. Una prova lampante è la legislazione sull'immigrazione. In assenza di una politica organica, per anni i governi di sinistra e di destra si sono affidati alla prassi del foglio di via e delle sanatorie.

Ora, con le prigioni piene e 1.200 posti nei cpt, s'inventa il reato di immigrazione illegale, applicabile a oltre un milione di extracomunitari. Chi li ha fatti entrare? La risposta viene dal capo della polizia, Antonio Manganelli: "In Italia c'è un indulto quotidiano".

Lo stesso stato che per anni ha chiuso un occhio sulla presenza di immigrati irregolari, ora si presenta come garante della sicurezza. E corre ai ripari con misure di facciata. Così si conferma una regola non scritta: non è la realtà che conta ma la sua "percezione".

È ovvio che regolarizzare le badanti aiuterebbe la legalità e l'economia, ma la parola sanatoria "non fa parte del vocabolario" del ministro Maroni. Come dire: sappiamo che esistono, ma facciamo finta di non vederle.

Un altro stratagemma sperimentato con successo è quello di far passare provvedimenti tutt'altro che improrogabili con leggi d'urgenza, come è accaduto con la clausola salva-premier infilata nel pacchetto sicurezza. Infine c'è la legge spettacolo: la manovra da 35 miliardi varata in nove minuti e mezzo, come ha sottolineato la stampa piena di ammirazione. Dimenticando un piccolo dettaglio: la metà di quelle norme era ancora da scrivere. Lex dubia non obligat.

GERHARD MUMELTER è il corrispondente dall'Italia del quotidiano austriaco Der Standard.

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