domenica, agosto 02, 2009

Addio a Libero

Sala per La Repubblica

Commiato burrascoso, quello di Vittorio Feltri da Libero. Il direttore, che ha scelto di tornare al Giornale, ieri è stato praticamente messo alla porta dal presidente della società editrice del quotidiano: «Abbiamo appreso dal tuo fondo di ieri che te ne vai - gli ha detto Arnaldo Rossi - ma chi si comporta in questo modo qui non è gradito; quindi hai un quarto d´ora di tempo per abbandonare la redazione». Ordine accompagnato da un eloquente gesto delle mani e da una richiesta perentoria, che l´ormai ex direttore di Libero, ha accolto in modo gelido: «Prima di andare, lasciaci il cellulare e la carta di credito intestati al giornale».

Con Feltri, ieri mattina nella stanza da direttore della redazione di viale Majno, c´erano il suo braccio destro Alessandro Sallusti e il direttore generale Gianni Di Giore (entrambi lo seguiranno al Giornale). Anche a loro è stato riservato lo stesso trattamento. Dopo lo sfratto, i rappresentanti della proprietà hann o incontrato il comitato di redazione e quindi l´assemblea dei giornalisti, collegata in viva voce con la redazione di Roma. Clima di grande preoccupazione, e anche in questa sede Rossi non ha rinunciato ad attaccare Feltri: «Purtroppo non conosciamo esattamente la situazione della redazione, dal momento che il vostro ex direttore, insieme a Di Giore, non ci ha mai informato a sufficienza». Per poi indicare in Gianluigi Paragone il nuovo direttore. Ma la sua è una nomina che l´editore definisce «temporanea», fino a quando non verrà nominato un nuovo, definitivo, direttore.


Due giorni prima, quindi alla vigilia dell´ormai famoso fondo di commiato, era stato Feltri a incontrare i giornalisti, spiegando così i motivi della sua decisione: «Me ne vado perché qui mi annoio, non sto certo a giustificarmi con voi; e tenetevi stretto il posto di lavoro». Poi un antipasto di quello che avrebbe scritto di lì a qualche ora: «Non sono tipo da abbandonare la nave in difficoltà, sotto la tempesta; preferisco scendere nel momento in cui il mare è calmo e l´equipaggio e i passeggeri brindano sereni, guardano al presente e al futuro sorridendo». A seguire, il ringraziamento agli editori: «Grazie all´entusiastico e generoso sostegno della famiglia Angelucci riuscimmo in pochi anni a crescere fino a diventare ciò che ora siamo: un grande quotidiano di opinione».

Ieri a Libero era anche giorno di paga. Con lo stipendio, è arrivato anche un cadeau già promesso dalla proprietà: un telo mare verde che riproduce la testata, regalato «in segno di distensione». Non tutti, però, lo hanno ritirato. E sempre ieri, sul quotidiano un´intera pagina dedicata ai lettori rimasti orfani di Feltri. «Non posso negare che all´inizio ci sono rimasta male - gli ha scritto una "lettrice della prima ora" - ma alla fine sono contenta perché il Giornale lo legge mio marito: continuerò a seguirla, non si Libererà facilmente di me». Non è mancato qualche rimprovero: un altro lettore si è detto «molto dispiaciuto che lei abbia accettato il nuovo incarico; le ricordo che era già stato direttore del Giornale nel secolo scorso, dovendo costantemente rendere contro di quello che faceva all´editore».

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