domenica, agosto 16, 2009

Il buffone afghano

Karzai occupato a fare quello che sa fare meglio: nulla


Quando si parla di buffoni non bisogna pensare solo ai rappresentanti politici italiani (lì spesso sono degli incapaci e basta). In Afghanistan invece il sindaco di Kabul, Karzai, che qualche buontempone solo in Italia si ostina a chiamare "presidente", è una persona che come molti politici venderebbe sua madre per una rielezione. Da quando è stato messo lì (non eletto, messo lì) alla guida del Paese, questo emerito incapace, che peraltro è stato per anni a libro paga della Unocal, Union Oil Company of California, una defunta compagni petrolifera che ha saccheggiato per anni le risorse afghane, non ha fatto assolutamente nulla e il paese è in mano a predoni e warlords (signori della guerra) peggio che con i talebani. Portavoce di Karzai hanno negato che ci fosse qualsiasi legame con Unocal (l'uomo è troppo vigliacco per rispondere a vere domande fatte da veri giornalisti9 e il "presidente" non ha fatto assolutamente nulla dalla cacciata dei talebani per migliorare le sorti di un paese ritornato ad essere il centro del mercato mondiale di oppio. Quest uomo fa anche cose così, come riporta il Corsera.

Fonte Corsera
Kabul, la nuova legge sulla famiglia Niente cibo alle mogli disobbedienti. Accuse al presidente Karzai: ha venduto le donne in cambio di voti

KABUL — Il diritto allo stupro coniugale (semplice ed esplicito) è scomparso, ma per i mariti sciiti dell’Afghanistan (e le loro mogli schiave) cambia poco. Con la nuova versione della legge sul dirit to di famiglia riservato alla co munità sciita, circa il 20 per cento della popolazione, gli uomini dovranno solo aspet tare che il «diritto al ricatto», concesso loro dalla norma, faccia il suo effetto. Sesso in cambio di cibo: prima o poi la fame convincerà anche la mo glie più ritrosa.

Uno degli articoli della com plessa norma dice infatti così: «È responsabilità della mo glie soggiacere al ragionevole piacere sessuale del marito e non lasciare il tetto coniugale senza il suo permesso, ecce zion fatta per situazioni di emergenza. Se qualunque dei doveri di qui sopra non è ri­spettato, la moglie è da consi derare disobbediente». E le mogli «disobbedienti» perdono il diritto al mantenimento. Cioè a mangiare. E siccome non possono neppure divorziare o tornare dalla mamma senza il permesso del marito, l’alternativa è «soggiacere» o morire di fame.

Sarebbe questo il misero ri sultato dell’indignazione in ternazionale, delle dichiara zioni di fuoco dei governi che da otto anni regalano soldi e soldati al governo Karzai e persino di un raro corteo di femministe afghane. Tre mesi di emendamenti hanno spostato lo «stupro coniugale» dal letto alla tavola. Tra le al tre norme contenute nella nuova legge anche l’affida mento dei figli sopra i 9 o 12 anni ai parenti maschi più vi cini e una considerazione dello stupro come problema eco nomico e non di diritto umano: il colpevole potrà chiude re il processo versando alla fa miglia della vittima (non a lei) un risarcimento commisurato alle disponibilità finan ziarie del clan. La violenza sul la figlia di un ricco costerà cara, quella sulla figlia di un po vero verrà via per poco.

La denuncia è stata lanciata ieri da Human Rights Watch che ha esaminato il testo sulla Gazzetta Ufficiale. Sotto accusa il presidente Hamid Karzai che ha firmato il provvedi mento. Secondo Human Ri ghts Watch, con le elezioni in arrivo giovedì prossimo, Kar zai si sarebbe così garantito il pacchetto di voti dei fonda mentalisti sciiti rappresentati dall’ayatollah Asif Mohseni, rettore dell’Università sciita di Kabul. Il potere di attrazio ne dell’ayatollah non deve sor prendere: la sua università è una mastodontica costruzio ne di marmo, la più appari scente e funzionale opera di interesse pubblico realizzata in Afghanistan dal crollo dei talebani. L’ayatollah e i suoi finanziatori iraniani con i corsi superiori gratuiti, pasti e aria condizionata per decine di mi gliaia di studenti, hanno fatto meglio di tanti progetti occi dentali.

Ieri, venerdì di preghiera, pochi a Kabul avevano il testo sotto mano. Interpellata al te­lefono, ad esempio, la senatri ce sciita Najida Hosseini è ca duta dalle nuvole. «Non ho partecipato al riesame, ma so che sono stati introdotti 20 emendamenti. Ora la legge do vrà tornare all’esame del Par lamento. Mi stupirei nel tro varci i principi annunciati da Human Rights Watch. La nor ma dovrà rispettare la legge coranica, ma in un Paese mu sulmano e sciita come l’Iran, ad esempio, la moglie perde il diritto agli alimenti solo se ab bandona il tetto coniugale. Non per altro».

Insoddisfatto, ma per ragio ni opposte, Abdul Latif Sajja di, uno degli ideatori della leg ge, vice rettore dell’Università sciita e braccio destro del po tente ayatollah Mohseni. «Ero nella commissione del riesa me e mi sono opposto agli emendamenti. È una vergo gna che, sotto l’influenza stra niera, l’età del matrimonio sia stata alzata a 16 anni per le ragazze e 18 per i ragazzi. È contro l’Islam. Quanto al 'ri catto cibo per sesso', non ci vedo niente di strano: i mariti per il Corano hanno l’obbligo di sfamare, vestire e protegge re le mogli. In cambio esse de vono obbedire. Il letto non ha alcuna extraterritorialità».

«Queste barbarie dovevano restare un retaggio del passa to talebano — grida invece Brad Adams, responsabile per l’Asia di Hrw —, non far parte del nuovo Afghanistan». Per Adams la spiegazione è tutta politica: «I diritti delle donne afghane sono violati per i gio chi di potere degli uomini. Questo di Karzai è un ignobi le baratto, ha venduto le don ne in cambio di voti».

Andrea Nicastro

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