Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
venerdì, agosto 21, 2009
Le piccole e grandi menzogne di Vittorio Feltri
Feltri è il classico timido aggressivo (seppure infinitamente meglio di Mario Giordano). Sa benissimo come stanno le cose, ma non ammette che glielo facciano notare e quando accade s'incazza, sbraita o mente (come con la storia delle foto di Veronica Lario). Un tranquillo reportage de' paura. È un tecnico del chiagne 'e fott perché se non gli stavano bene i contratti degli Angelucci se ne poteva andare. Che discorso è, dire "non li firmavo perché non mi stavano bene le loro condizioni" e poi affermare che i sindacati sono stati cattivi a non difenderlo perché lavorava senza contratto? Da una vita Feltri favorisce il peggio della borghesia italiana che è un po' diversa dalla borghesia, chessò inglese, francese o tedesca. Infami sono state alcune sue prime pagine su Libero. Ci si chiede davvero che splendido giornalista sarebbe se fosse un po' più obiettivo. Purtroppo i soldi non puzzano.
Dall'ottimo sito dagospia
Marcello Veneziani, Antonio Socci, Davide Giacalone. E Giampiero Mughini (che, seduto di fianco a lui, gongola e annuisce). E poi ovviamente Renato Farina: "Come farei a non portare con me il mio adorato Betulla?". Magdi Allam? "Non credo proprio". Vittorio Feltri alla vigilia del suo ingresso-ritorno al "Giornale" (domani ci sarà l'introibo e sabato il saluto ai lettori) ha anticipato ieri sera dal palco di "CortinaIncontra" - il Pala Infiniti era stracolmo con gente in piedi, indice dell'ennesimo grande successo della manifestazione dei Cisnetto - e ha annunciato senza remore e senza pudori chi porterà e non porterà con sé da "Libero".
Incalzato dalle domande spesso scomode di Gigi Moncalvo, e affiancato da Giampiero Mughini che ha cercato qualche rara volta di contraddirlo, Feltri è parso non solo per questo infastidito, nervoso, incazzoso, irritabile, inquieto. "E Moggi?", ha chiesto Moncalvo. "E' ovvio che porterò anche lui con me - ha risposto Feltri -, anche perché mi fornisce un preparatore atletico formidabile e del quale non posso più fare a meno...".
E passiamo all'altro fronte: per far posto a tutti questi editorialisti (ma come potranno convivere, ad esempio, Veneziani e Mellone?), chi al Giornale non si vedrà rinnovare il contratto? E Franco Ordine e la redazione sportiva come accoglieranno Luciano Moggi?
Feltri non si è fatto pregare, di fronte ai nomi che snocciolava Moncalvo: "Filippo Facci? Non mi pare proprio un fuoriclasse come Mughini.... Paolo Guzzanti? Prima bisogna leggere il suo contratto (sembrava una risposta ispirata dal comunicato del senatore fatto pervenire a Dagospia, NdR)".
Mughini ha subito interrotto il suo attuale e futuro direttore; "Beh, Guzzanti fino a un anno fa vedeva Berlusconi come fosse la Madonna e scriveva interminabili articolesse per dire che Silvio camminava sulle acque come Gesù". "Poi ha cambiato idea: deve aver parlato coi suoi figli", ha aggiunto Feltri pensando a Sabina e Corrado Guzzanti.
Moncalvo ha aggiunto: "Al Giornale non troverai più Luca Telese, ti dispiace che sia passato al "Fatto"?". Feltri ha risposto senza scherzare: "Non credo che qualche lettore del Giornale si toglierà la vita per l'uscita di Telese...". Confermato anche l'arrivo di Sallusti e Bechis, Feltri ha spiegato: "Il 30 giugno scorso ho incontrato Silvio Berlusconi. Ogni volta che lo vedevo mi chiedeva: "Ma quand'è che torna al Giornale?". E io: "Sto bene dove sono".
Ma quel giorno entrò subito nei dettagli, fece proposte concrete e alla fine mi ha convinto. Lui sa che io non sono mai stato berlusconiano, credo che questa volta sia stato lui a diventare feltriano".
E qual è il mandato ricevuto dal premier (a proposito, la solita domanda: ma l'editore è Paolo o Silvio Berlusconi?)? L'odine è di attaccare Repubblica e rispondere colpo su colpo al cime-di-rapa gate? Ridimensionare Fini? Qui Feltri è letteralmente sclerato alzando anche la voce: "Ma che domande sono? Non sono mica scemo a dare spazio a Fini. So bene che interessa al massimo sedici lettori. Rispondere alle bordate di Repubblica? Lo sanno tutti che il Cavaliere è stato operato di cancro alla prostata, e quindi come fa a fare? Io sono un uomo libero e indipendente. Il mandato che ho ricevuto è di riportare in pareggio il bilancio che da due anni consecutivi chiude in passivo di 22 milioni di euro per esercizio.".
Ah, e quante copie vende oggi il "Giornale"? Feltri ha glissato anche di fronte alle ripetute insistenze. Ha parlato dei suoi successi a "Libero", ha accusato Angelucci di non aver detto la verità ("Non è vero che ha saputo delle mie dimissioni solo leggendo il mio fondo di addio ai lettori"), ha fatto capir che c'è stato un rilancio ("Ma lo vuole capire che ho già firmato dall'altra parte?"). Ha aggiunto: "Lo sapete che sono stato nove anni a Libero senza uno straccio di contratto? Quelli che mi sottoponevano gli Angelucci non li firmavo poiché non mi andavano le loro condizioni".
Moncalvo perfido alla fine ha ricostruito pubblicamente le date: "Dunque il 30 giugno hai firmato con Berlusconi, il giorno dopo il Milan ha venduto Kakà. Ha dovuto farlo per poterti dare lo stipendio?". Feltri ha dato i numeri: e se l'è presa duramente anche con Dagospia: "Ma come potete solo pensare che io abbia preso 15 milioni di buonentrata e tre milioni all'anno per cinque anni? Tovatemi un giornalista che prende questi soldi. Perfino la FNSI ha creduto a questo e ha fatto un comunicato".
Invece era stata zitta quando si trattava di difendere il "precario" Feltri senza contratto. Dopo una lunga dissertazione su Noemi e Patrizia, la domanda finale è stata: "Questo ingaggio è in qualche modo legato al favore che hai fatto al Cavaliere pubblicando su Libero le foto di Veronica a seno scoperto?".
Feltri non ci ha visto più e prima di prendersela col bravo vignettista di CortinaIncontra per il secondo anno di fila, ha urlato: "Ma che favore e favore? Io quelle foto, lo sanno tutti, le ho prese da Internet. Si possono trovare lì, gratis". In un angolo della sala il leggendario Pizzi da Zagarolo è stato visto scrollare la testa facendo segno di no.
Più tardi qualcuno ha raccontato che quelle foto su internet non ci sono da anni. A scattare la sequenza fu nel 1980 il reporter Tartaglia al Teatro Quirino di Roma, Novella 2000 le pubblicò molti anni fa, poi Miti Simonetto comprò i negativi e li tolse dalla circolazione. Quindi quelle foto da dove saranno mai potute arrivare?
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