venerdì, agosto 21, 2009

Una storia italiana



Fonte Corsera
«Vidi la bella americana e fermai la Lambretta». L’imprenditore: è la seconda foto più pubblicata al mondo

« È il 22 agosto del 1951. Firen ze. Un caldo boia. Ho 21 an ni e studio ingegneria. Si va al Gambrinus a giocare a biliardo perché c’è l’aria condizionata. Guido una Lambretta, dietro porto un mio amico che fa il cameriere. In piazza della Repubblica, davanti al Caffè Gil li, vediamo una bella donna america na che passa. Si voltano tutti, qualcu no fischia, noi accostiamo al marcia piede ».

Un istante dopo il giovane Carlo Marchi, ciuffo biondo e mocassini senza calze, entra per sempre in una delle foto più famose del mondo: American girl in Italy . (Guarda la foto) Con cui la re porter Ruth Orkin immortala la spe cie degli italian pappagalli . «S’era portata dietro una bellona, lei invece era una gran befana», racconta l’indu striale fiorentino che sembra il fratel lo di Clint Eastwood, 79 anni («Sono un Pnf, piede nella fossa»), pantaloni da lavoro corti e pedule, seduto a gi nocchia incrociate sotto la veranda nella tenuta maremmana di Moscatel lo, Giuncarico, Grosseto. «Non so nemmeno perché sia piaciuta tanto, secondo il New York Times è la se conda foto più pubblicata al mondo, dopo quella del bacio. Bah, per una ventina di euro la vendono tutti gli ambulanti di Firenze». Cinque anni e un matrimonio scandaloso dopo («Lei era una francese, i miei non ap provarono »), il padre Ferruccio della Marchi Industriale, chimica dal 1873, decide che per il figliolo è ora di cam biare aria. «Parto per gli Usa con 1.500 dollari, arrivo a Chicago». Met tere la testa a posto è faccenda lunga. Un mese dopo, ecco il primo trip a Las Vegas «con un’amica californiana e un rotolone di banconote. Si gioca al Sands con Frank Sinatra». 1957, dall’Illinois alla Florida. «Caldissima, umida, serpenti a sonagli. Lavoravo come ingegnere idraulico. La sera ar rotondavo guidando barchette elettri che per turisti. C’era una ragazza sviz zera, campionessa di sci d’acqua, che si esibiva come attrazione. Marina Do ria, siamo amici da allora».
Qualche mese dopo si trasferisce nel New Mexico a fare il minatore: «La paga è due dollari e quaranta cen ts all’ora». Un lavoraccio. «Ma va. Sot toterra si stava d’incanto, 19 gradi, pa reti di cristalli color salmone». Col piccone? «Noo, ma che pensa? C’era la macchina che faceva tutto». I bi­snonni Marchi, partiti con la produ zione di colla, passarono ai fertilizzan ti e poi all’acido solforico, solfato di potassio, acido cloridrico. «La fami glia acquisì questa tenuta per cercare pirite, produceva così poco che la ri battezzarono la mantenuta, spiritosi eh? La rilevai io nel 1990». Non ci so no vigne: «Non possiamo mica fare concorrenza ai cognati Frescobaldi» (sua sorella è la marchesa Bona). Sul campo da golf di Moscatello, lo dice una targa d’argento, il record è del principe Andrea di York. Una breve parentesi mineraria canadese, nel Sasketchawan. Poi Beverly Hills e Hollywood, California. «Avevo due amici lì. Uno era Gregory Peck, l’altro un contadino del Nebraska che si chiamava Henry Fonda. Qualcuno ci ha presentati, non ricordo chi. Gre gory era un tirchio tremendo. Nel 1958 ci fu un party per il film The big country . Costò 47.500 dollari, pagava William Wyler. Ma lui soffriva lo stes­so. Hank Fonda era simpatico. Ebbi un flirtino con la figlia Jane, allora era molto carina, dopo è diventata antipa tica. C’era Liz Taylor, vedova da poco, non ricordo di che marito. E Rock Hu dson. Disperato per ché gli toccava bacia re un sacco di don ne ».



Modello «Clint» Carlo Marchi, 79 anni.Sulle avventure amorose del perio do americano è ab bottonato. A occhio il rampollo Mar chi fece onore alla fama dei giovanot ti italiani, celebrata con il celebre scat to della Orkin. Ammette solo un ram marico: «Dorothy Malone. Non c’è stato niente da fare». Per Marchi jr nessuna occasione hollywoodiana, anche se il fisico c’era. «L’unica offerta l’ho avuta in Ita lia. Il regista Gigi Magni cercava com parse per l’Anno del Signore. Gli por tarono me: alto, biondo, occhi azzur ri. Aho, ma che ce faccio co’ sto vichin go? ». Suona il cellulare: «Caro topo ne, come stai?». Tre minuti dopo. Scu si, ma chi sarebbe il topone? «Oh, il fotografo Lorenzo Cappellini, lo cono sce? Dica, le vanno delle pesche con lo zucchero?». Sul prato il cane Bian cone gioca con uno yorkshire e cin que gatti. Il racconto riparte da quei due mesi a Santa Barbara: «Mi mante nevo giocando a bridge. Vincevo. Gli altri, ad una cert’ora, erano sempre al ticci ». Nel frattempo però Carlo si è iscritto alla Graduate School of Busi ness della Columbia University a New York. Studia. Ma non solo. «Vi vevo al Village. Beh, mi sono diverti to. La sera uscivo spesso con un pitto re perennemente ubriaco, si chiama va Jackson Pollock. Volevo comprar gli un quadro. Quanto costa? Tremila il piccolo, 5 mila il grande. Troppo, gli dissi. Pensavo ne bastassero 500. E lui: ok, andiamo a bere». A New York un giorno gli presentano una ragazza milanese con l’erre moscia che cercava informazioni sulla Columbia. Era Gioia Falck «ma io non sapevo nemmeno chi fosse, la sua famiglia». Un’immagine d’epoca in bianco e ne ro, nella villa di Moscatello, la ritrae in posa per Dior. Si sono sposati a Portofino nella chiesa di San Giorgio il 27 ottobre del 1960. Una coppia da jet set. Hanno avuto tre figli, Ferruc cio, Filippo e Federico. Con gli anni, Marchi somiglia anco ra di più all’ispettore Callaghan. «Stesso mese e anno, stesse rughe. Mi fermano per strada per una foto. Ma lei è Clint Eastwood? Cavolo, co me no?».
Giovanna Cavalli

Nessun commento: