lunedì, giugno 29, 2009

Travaglio cambiato con questo?


Travaglio può non piacere, ma è un giornalista. Cambiarlo con Paolo Vilaggio che dimostra con questa ennesima intervista "controcorrente" di non starci più con la testa è una cazzata. Avanti così compagna direttora! Senza paura verso il fallimento. Così farete incazzare i cattolici antiberlusconiani e anche quelli di sinistra. Siete geniali. Non ci sono altre parole!

Barbaro Romano per Libero

Appese al chiodo le braghe ascellari, il ragionier Fantozzi Ugo se ne sta appollaiato in camicia da notte nel gazebo del suo giardino a due passi da Villa Ada. Piantonato da due cagnoni e da un ventilatore a palla, studia il suo nuovo copione: un taccuino zeppo di appunti da rovesciare nelle colonne dell'Unità, da dove, secondo il direttore Concita De Gregorio, dovrà dettare la linea al Pd in agonia.

Che c'azzecca Paolo Villaggio con il giornale fondato da Antonio Gramsci?
«Avevo già collaborato con l'Unità per cinque anni, ai tempi di Veltroni. L'altro giorno è venuta Concita De Gregorio, che tra l'altro è una bella donna, a dirmi: "Sarei felice se scrivesse per noi", e io ho accettato.

Da buon genovese, chissà quanto avrà chiesto...
«No, il vero taccagno è il piccolo impiegato statale romano».

Che lei ha incarnato per anni. Spari: quanto la pagherà l'Unità?
«Giuro. Ho accettato senza sapere il compenso».

Fantozzi prenderà il posto di Marco Travaglio. La pensano allo stesso modo? Il ragionier Ugo è giustizialista e forcaiolo?
«E chi è 'sto Travaglio? Io non l'ho mai letto. È stato deificato da per anni sull'Unità, ma non lo conosco. E poi io non sono giustizialista, né forcaiolo».

Ma lei si considera di sinistra o di destra?
«Nessuno dei due. Io voglio fare il progressista, l'illuminato. Io mi schiero con il movimento che punta a migliorare la felicità degli uomini».

La vecchia promessa del comunismo. Che giudizio dà oggi della sinistra?
«Tragico. Il Pd è una massa di politicanti in perenne rissa. Alla direttora dell'Unità ho chiesto la libertà assoluta di dire: con questi qua siamo già morti. La libertà di bastonare questa sinistra che cerca di risorgere dicendo che Berlusconi si porta Apicella nell'aereo di Stato. Questi avanzi del Pci vanno rinnovati tutti. D'Alema è bravo come velista, no?».

Dario Franceschini?
«Non lo conosco, ma mi sembra della stessa classe».

E Veltroni?
«Potrebbe fare l'aiuto regista. Gli animali politici nascono così: cercano prima di fare i registi, come lui, che però era scarso, glielo posso garantire, io l'ho conosciuto all'Unità. Non avendo avuto successo nello spettacolo ha ripiegato sul partito».

E Berlusconi che animale politico è?
«Non è un animale politico. Lui è un grande imprenditore che è sceso in campo proprio per battersi contro la cultura politica che impera in Italia. Berlusconi è un uomo straordinario perché in trent'anni è diventato l'uomo più ricco d'Europa e il più potente d'Italia. Ed è sceso in politica per autodifesa».

Crede anche lei che sia in atto un complotto?
«Certo. Repubblica ha scatenato contro di lui una campagna mediatica di livello a dir poco mediocre. Le dieci domande: ma suvvia...».

L'Unità ha fatto la stessa campagna. Sicuro di voler scrivere su un giornale così?
«Non mi pongo il problema, anche perché è l'unico giornale che mi ha scritturato».

Avrebbe accettato anche l'offerta di altri giornali?
«Certo. Dica a Vittorio Feltri che se mi propone una collaborazione di prestigio, io per lui scrivo subito. Anche gratis».

Intanto chi sarà a scrivere sull'Unità, Villaggio o Fantozzi?
«Le svelo il tranello: io fingo di essere la voce della Lega e cerco di difendere a spada tratta la filosofia leghista, la banalità della cultura televisiva, il celentanismo, il qualunquismo, il grillismo».

Finge? Ma non aveva detto che votava Lega?
«Ho detto che il ragionier Fantozzi oggi voterebbe Lega, perché è l'unica che risponde alle paure di un piccolo impiegato intimorito dalla società multietnica. Noi non ci siamo resi conto che la Santa Lega ha terrorizzato chi votava Pci».

Anche lei votava Pci?
«Sì».

Le hanno mai proposto di candidarsi?
«Una sola volta. Mi chiesero di fare una kermesse per il Partito di unità proletaria. Dissi di sì e mi sbatterono fuori da Domenica in, dove prese il mio posto Lino Banfi. Ma fu una fortuna».

Le piacque fare il testimonial di un partito?
«No, perché scoprii che Capanna & co erano degli animali politici: scemi, mediocri, disonesti. Come la Bonino e Pannella, quelli con la stella di David appuntata al petto».

Perché accettò la candidatura del Pdup?
«Solo perché me lo aveva chiesto un mio caro amico d'università, Franco Tibì, che poi si uccise perché si sentì tradito da questi stronzi».

Cos'ha votato alle ultime elezioni?
«Pd. Ho sempre votato a sinistra».

Tanti di sinistra oggi votano Bossi. Perché?
«Perché si sono imborghesiti e hanno il terrore che i rumeni rubano e i negri gli fottono le fidanzate».

Ma esiste o no un problema criminalità correlato all'immigrazione clandestina?
«Certo, è un problema enorme. È una conseguenza dell'accrescimento del numero e dell'invenzione ripugnante delle megalopoli. Il problema vero è questo: che il mondo alla fine del secolo avrà 100 miliardi di abitanti».

E come si risolve?
«Visto che la Chiesa impedisce la distribuzione dei preservativi e il controllo delle nascite, bisognerebbe ricorrere alla castrazione».

Quali altri consigli darà ai lettori dell'Unità?
«Suggerirò a tutti di ripescare i valori cristiani e l'amore per il prossimo. Era questa l'idea vincente di Cristo su un impero in decadenza: l'uguaglianza».

E come la coniugherà al presente?
«Parlerò dei pericoli dei poveracci, di fatto mandati a morire, noi cattolici ci dimentichiamo di essere cristiani». Ha già pensato al primo articolo?elle megalopoli, dei 150 miliardi di affamati. Dirò che rispedendo in Libia tutti quei poveracci, di fatto mandati a morire, noi cattolici ci dimentichiamo di essere cristiani».

Ha già pensato al primo articolo?
«Sarà una serie di suggerimenti al Papa. Gli dirò: "Togliti le scarpine di Prada e mettiti i sandali e il saio". Questo Papa vestito da francescano o da Gandhi deve andare a Gaza, nel cuore della guerra tra religioni, e fare un conclave tra islamici, induisti, buddisti, socialisti reali, atei, cristiani cattolici e protestanti».

Per dire cosa?
«Signori e signori, omosessuali e mignotte, musulmani, ebrei e ortodossi, noi stiamo facendo una cazzata. Stiamo per scatenare una guerra planetaria. Molti di voi hanno già i missili puntati. Cosa facciamo, ci ammazziamo tutti? Abbiate pietà, cerchiamo di metterci d'accordo».

Nell'universo di Paolo Villaggio c'è posto per Dio?
«È inutile prendere per il culo il futuro: Dio è un'invenzione».

A 77 anni non si pone il problema dell'aldilà?
«Certo. Ma non c'è niente. Niente alla portata dell'intelligenza dell'uomo. Mi piacerebbe vivere nel 34.000 dopo Cristo. Allora sì che ci avvicineremo all'idea del Creatore, a capire se c'è o non c'è. Ma non è giusto dire "sono ateo", come fa Margherita Hack».

Ha paura della morte?
«No. Mi dispiace solo lasciare un'esperienza straordinaria, che mi ha reso così felice, come la vita. Se lei mi chiede, come fanno spesso: "Ha un sogno nel cassetto?", domanda che non sopporto».

Se l'è fatta lei...
«Il mio sogno è tornare giovane. Il futuro è la cosa che mi affascina di più».

Come immagina il suo futuro?
«Io ho esaurito ogni tipo di programmazione. Quando viene a mancare la sessualità, sei costretto a fingerla, come Berlusconi...».

Provi a guardare con gli occhi di Fantozzi la vagonata di ragazze che sbarcano a Villa Certosa. Cosa vede?
«Il paradiso islamico. La promessa fatta ai kamikaze è che se muoiono per la guerra santa non aspettano il giorno del giudizio, ma vanno subito in paradiso: non più il deserto, ma una vegetazione meravigliosa come c'era a Cordova, nella Spagna moresca, fontane che versano vino gelato, colombe bianche. E ogni povero ha diritto ad avere delle uri, vergini belle sette volte più delle donne del suo paese: è Villa Certosa».

Fantozzi ci si sarebbe tuffato a occhi chiusi?
«Anche Paolo Villaggio adesso».

Ci racconti la giornata tipo di Fantozzi a Villa Certosa.
«Si parte da Arcore alle 7. Elicottero. Il Dottore decide che si va a Linate, dove ci aspetta un aereo Grumman. Dentro c'è Apicella: "Come prima, più di prima, ti amerò...". E Marinella, la segretaria: una donna... Che dolcezza! Ha una certa età, ma è un computer mentale».

Dove si va?
«Passiamo da Ciampino a raccogliere le veline. Si atterra ad Olbia. Il profumo della Sardegna. Ri-elicottero. Villa Certosa. La piscina. E lì ci sono già le veline che sguazzano. "Fantozzi, lei cosa vuol mangiare?", chiede il Dottore, "vogliamo andare tutti all'isola di Cavallo, in Corsica, a fare il bagno?". Ma io non ho il costume... "Ma quale costume", dice il Cavaliere, "nudo, no? Le veline sono tutte nude...". Poi, a una certa ora: "Fantozzi, si svegli!".

Sua moglie.
«Già...».

Sembra che lei ci sia stato sul serio a Villa Certosa...
«No. Sono stato ad Arcore, un'altra villa meravigliosa».

Quando?
«Metà anni Ottanta, quando il Cavaliere mi scritturò per fare un programma. Mi portò lì Sandro Parenzo. C'era anche Fedele Confalonieri. Cenammo. Poi Berlusconi mi fece vedere il giardino, degli alberi meravigliosi. Appena entrato ad Arcore, gli dissi: "Mi dai subito 200 milioni?"».

E lui?
«Si alzò, prese il telefono e disse: "Dai subito 200 milioni a Paolo Villaggio. Com'è il tuo conto corrente?", chiese rivolto a me».

Per quale programma aveva chiesto tutti quei soldi?
«Io gli avevo proposto di fare la satira del talk-show con Renzo Arbore».

Ma non l'avete mai fatto...
«No, perché Berlusconi in queste cose non è uno di parola. Di sottobanco poi ho saputo da una mia amica che lavorava a Canale 5 che Berlusconi voleva farmi fare "Risatissima". Mi riconvocò ad Arcore. Io andai con mia moglie. Ma il giorno dopo, all'alba, chiamammo un taxi e ce ne andammo. Gli diedi buca. Arrivati a Nizza, la sera, accesi la tv e vidi che c'era Banfi a condurre "Risatissima". Berlusconi si incazzò al punto che mi voleva mangiare vivo e mi scatenò contro i suoi avvocati. Ma quando lo rividi, mi disse "Tu sei il più grande comico con Sordi e con Totò"».

Il Cavaliere conosceva il suo talento dai tempi in cui facevate assieme gli animatori sulle navi da crociera...
«Tutte cazzate».


Ma come, l'ha raccontato lei nel suo libro "Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda"...
«L'ho scritto per vendere più copie. Berlusconi non c'era. C'era solo Fabrizio De André».

Lei ha fatto film con Medusa.
«Parecchi».

Quanti soldi ha preso complessivamente da Berlusconi?
«Pochi. Soldi io ne ho presi soprattutto da Cecchi Gori».

Quanti?
«Guadagnavo due miliardi e mezzo di lire a film».


Col successo arrivarono anche le donne?
«Il successo ti cambia la vita».

Approfittò della notorietà per rimorchiare?
«Non ne approfittai, perché mia madre era così gelosa che ha fatto di me e di mio fratello gemello Piero due castrati».

Addirittura.
«Era gelosa in modo patologico. Buttava giù il telefono appena sentiva una voce di donna. Lei si era laureata a Lipsia e insegnava Glottologia alla Cà Foscari di Venezia, mentre mio padre era un genio del cemento armato. Si vedevano poco, lui si rifugiava nel lavoro, anche perché, con una moglie di marmo come mia madre, totalmente frigida, si era preso una cotta pazzesca per la segretaria che si chiamava Flora e aveva delle tette meravigliose. Una notte l'ho sentito bisbigliarle al telefono: "Io vorrei portarla sul bagnasciuga e leggerle le Memorie del sottosuolo di Dostoevskij"».

Lei ha avuto tante donne?
«Tantissime».

Il suo primo amore?
«Mia moglie Maura».

La sua prima volta?
«Con mia moglie! Ci siamo conosciuti ai Bagni Lido di Genova. Lei aveva 15 anni, io 22».

Come l'ha conquistata?
«Non l'ho conquistata. Dopo una settimana di uscite, lei mi ha detto: "Ti prego, mi sono rotta i coglioni, dammi un bacio". Io ho cercato di mangiarla viva. Un'emozione... Sa cosa mi ha dato la felicità più intensa nella vita?».

Cosa?
«L'odore che aveva mia moglie a 15 anni. Se avessi potuto, l'avrei conservato in una boccetta sigillata».

È stato un marito fedele?
«Non esistono uomini fedeli, ma neanche donne. Dopo il matrimonio sono stato fedele una quindicina d'anni, sempre però corteggiando le mogli degli amici, e cercando anche di farlo capire, per vanità, perché ero uno con la patente di sfigato».

Come Fantozzi. Ma queste mogli erano tutte come la Mazzamauro?
«Un po' sì... Con la tv però sono arrivate le fighe vere»

Ha tradito molte volte sua moglie?
«Tutte le volte che ne ho avuto la possibilità».

Ma siete ancora sposati...
«Se potessi dare un consiglio a tutti gli adulteri: non cambiate mai moglie, fate una stronzata. Io ho avuto molti amici che lo hanno fatto: Tognazzi sei mogli, Gassman cinque. Non migliora la vita. Castagna ha cambiato moglie, poi è andato a morire con la prima. Io sono felice solo con mia moglie, dormo con lei, ho i figli, i nipoti, i cani con lei. È la solo donna che ho amato».

Le altre sono state scappatelle?
«Beh, no».

Quante donne importanti ci sono state nella sua vita?
«Prima di mia moglie, due o tre non dichiarate. Poi una compagna di classe dichiarata, ma senza mai toccarla. Dopo il matrimonio, due cotte. Vuole sapere quante scopate?».

Se proprio insiste...
«Dopo l'arrivo in tv, ho perso il conto. Ma io e Maura siamo sposati da 52 anni, perché io sono un uomo molto saggio».


E sua moglie una santa.
«Al contrario. Anche lei ha fatto quello che cazzo ha voluto. Io lo sapevo. Di notte, tormentato dalle corna di mia moglie, rimuginavo: "Che faccio? La lascio, non lascio, la lascio...". Quando arrivavo al bivio, mio fratello gemello, che fingeva di dormire a un metro da me, mi diceva: "Continua, non mollare", anche se non gli avevo confidato nulla. Tra noi c'è un rapporto telepatico. Da bambini non abbiamo mai litigato. Abbiamo dormito assieme per vent'anni. Ci completiamo».


Com'è il gemello di Fantozzi?
«Lui ha sempre avuto un atteggiamento protettivo nei miei riguardi, perché era più forte fisicamente, tenace e intelligente».

Chi era lo sfigato tra i due?
«Tutti e due. La domenica andavamo alle feste pomeridiane a casa di Paolo Fresco, futuro presidente della Fiat. Io e mio fratello eravamo faccia alla parete per la vergogna».

E come facevate a rimorchiare?
«Che rimorchiare! La speranza era sentirsi picchiettare alla spalla da una ragazza che ci invitava a ballare».

Ci provavano spesso con lei?
«Mai. Un insuccesso sensazionale, quasi affascinante. Niente!».

Qual è stato il periodo più bello della sua vita?
«Rimpiango molto il liceo classico e quella gente straordinaria che purtroppo non c'è più: Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Marco Ferreri, Luciano Salce. Gli anni più straordinari della mia vita sono stati quelli lì. La mia generazione credeva ciecamente nei valori della cultura nella quale era cresciuta: il nozionismo nelle scuole, la maturità classica, la meritocrazia».

Nella vita lei si è sentito uno sfigato o un vincente?
«Un pigro. Uno che se avesse avuto qualche qualità in più, come la tenacia di mio fratello o di Berlusconi, sarebbe diventato un grand'uomo. Invece mi sono fermato. Anche se oggi, alla fin fine, mi sento un vincente. Fantozzi è una grande invenzione, perché è stato una critica assoluta della possibilità di essere tutti felici. No, ci sono anche gli sfigati».

Nessun commento: