Quest uomo è pericoloso anche per la sicurezza nazionale. Nemmeno questo è sufficiente?
Fonte Corsera
Patrizia, le telefonate e le intercettazioni. «Lui ti vuole vedere, devi tornare a Roma»
I colloqui tra Patrizia D'Addario, Silvio Berlusconi, l'amica Barbara e Gianpaolo Tarantini
Fiorenza Sarzanini
BARI - Il 27 gennaio scorso Patrizia D’Addario ricevette un nuovo invito per andare a palazzo Grazioli. Fu Gianpaolo Tarantino a proporle di tornare a Roma «perché lui ti vuole ». Le sue parole sono rimaste incise in un nastro che la donna ha registrato. Ci sono sei audio-cassette che aggiungono dettagli sui rapporti tra la candidata alle elezioni comunali con la lista «La Puglia prima di tutto» e l’imprenditore barese accusato di aver portato ragazze-squillo alle feste di Silvio Berlusconi. Nelle telefonate con Barbara Montereale - l’altra donna che ha ammesso di essere stata pagata per andare nella residenza presidenziale romana e a villa Certosa - spunta anche il nome di Noemi Letizia. Non è l’unica novità. Oltre a Patrizia, anche Barbara sarebbe riuscita a scattare alcune foto all’interno della residenza romana. Quando ha deciso di uscire allo scoperto e raccontare le due serate trascorse con il premier, la D’Addario ha spiegato che registra tutti gli incontri importanti «perché in passato ho avuto seri problemi con un uomo e so che questo mi serve a dimostrare che dico la verità». Una «mania» che si sta rivelando utile per ricostruire quanto è accaduto negli ultimi mesi.
La prima volta: «Siedi qui vicino a me»
Si torna così a quanto accade dopo il 15 ottobre 2008. Quel giorno Patrizia D’Addario avrebbe varcato per la prima volta il portone di palazzo Grazioli. Le tappe del viaggio le ha ricostruite lei stessa davanti al magistrato: volo da Bari fino a Roma, trasferimento in taxi verso un albergo di via Margutta, spostamento all’hotel De Russie dove Gianpaolo attende la stessa Patrizia insieme alla sua amica Barbara Montereale. Lì c’è una terza ragazza. Le disposizioni sono ferree: vestito nero e trucco leggero. Salgono in una berlina con i vetri oscurati e partono alla volta di via del Plebiscito. «Alla guida dell’auto - ha aggiunto - c’era Dino, l’autista di Gianpaolo». Un dettaglio apparentemente insignificante, che però serve a riscontrare la sua ricostruzione. Alla festa ci sono una ventina di donne. «Ma Berlusconi - assicura Patrizia - fu colpito da me. Mi si avvicinò e cominciammo a parlare». Il registratore comincia a girare. Dopo poco Berlusconi la prende per mano: «Tu siedi qui vicino a me». L’indomani Patrizia è a Bari. Ha rifiutato di rimanere per la notte e per questo il suo cachet è stato dimezzato. Ma Tarantini le offre un’altra chanche. La chiama per sapere se ha ricevuto telefonate. Lei dice che hanno chiamato con un numero anonimo ma non ha risposto. «Invece devi farlo - le spiega l’imprenditore - perché lui ti chiama da Roma e il numero non compare. Mi ha detto che voleva rivederti la prossima settimana, quindi tesoro rispondi». La donna appare compiaciuta: «Quindi se dobbiamo andare a Roma andiamo insieme?». Tarantini la rassicura: «Certo Alessia». È il nome di copertura che lei stessa aveva scelto quando si sarebbe presentata a Berlusconi.
La notte di Obama e le frasi alla stampa
La seconda volta, quando accetta di rimanere a palazzo Grazioli, Patrizia non solo registra, ma riesce a scattare numerose foto. Materiale che la scorsa settimana ha consegnato alla magistratura. Le sue dichiarazioni sono state ora confermate da Barbara. Con loro c’è una ragazza pugliese, Lucia Rossini. Racconta Patrizia: «Indossavo un bellissimo abito di Versace che mi era stato regalato in un atelier di Bari dove lavora una mia amica. Loro erano sul divano. Lui le accarezzava, ma guardava me. Poi decise che dovevo rimanere sola con lui e le altre andarono via con Gianpaolo». Ci sono nastri che raccontano dettagli intimi. Ma nel verbale è rimasto anche il ricordo della mattina successiva: «A un certo punto mi disse che doveva allontanarsi per fare una dichiarazione ai giornalisti sull’elezione del presidente americano. Mi disse di aspettarlo perché voleva fare colazione con me. Io andai in bagno, feci le fotografie, poi attesi il suo ritorno». Prima che arrivi il vassoio, il registratore ricomincia a girare. Si sente una voce maschile chiedere: «Vuoi the o caffè?». Poi altre frasi. Fino a quando Patrizia sta per uscire: «Berlusconi mi disse che mi avrebbe accompagnato un suo segretario. Mi fecero salire su un’auto per uscire dal palazzo. L’uomo mi disse che lavorava con Miti Simonetto». Il nastro con incise queste parole è già a disposizione della Procura di Bari.
L’incontro registrato: «È stato carino?»
Quando torna all’hotel Valadier Patrizia trova Barbara. L’amica le chiede se le sia stata consegnata una busta e dice che lei ha ottenuto soltanto mille euro. «Quando andai a villa Certosa - aggiunge adesso la Montereale - Berlusconi mi regalò 10.000 euro». Insieme vanno all’hotel De Russie dove le attende Tarantini. Il registratore di Patrizia ricomincia a girare.
«È andato tutto bene? Mi sembri un po’ stanca», afferma lui.
«No, tutto benissimo», assicura lei.
Le due donne ripartono per Bari in aereo. Quando Patrizia riaccende il suo cellulare il servizio «Losaidi- Tim» l’avvisa di una chiamata dal numero che la donna dice essere «il telefonino privato di Berlusconi». Dopo qualche ora, una nuova chiamata. Il numero è lo stesso. Patrizia risponde e registra la conversazione. «Bambina mia!» è il saluto di lui. Poi le domanda come mai abbia la voce rauca. Lei spiega che «sono state le docce». Parlano ancora, lui le chiede di tornare a Roma. In serata chiama Tarantini. Anche lui si stupisce per la voce rauca di Patrizia. Lei fornisce la stessa motivazione e aggiunge: «Mi ha detto che andava a Mosca e poi mi richiamava».
«È stato carino?», chiede l’imprenditore.
«Sì, sì. Ma tu dove sei?».
«Sono a Lecce. Ciao tesoro».
Il nuovo invito: «Ti vuole vedere»
Patrizia sostiene di aver atteso invano che Berlusconi mantenesse la promessa di inviare due persone per risolvere la sua pratica edilizia. E di avere per questo rifiutato tutti gli inviti di Tarantini. Mentre a metà gennaio Barbara partiva con destinazione villa Certosa, lei si negava. Ma Tarantini continuò a insistere. Il 27 gennaio scorso la chiama al telefono: «Ti vuole vedere la prossima settimana a Roma». Lei fa la preziosa: «Non lo so, io avevo chiesto di rispettare la promessa».
«Ha chiesto di te».
Appena due settimane prima Patrizia aveva incontrato Dino, l’autista dell’imprenditore, che l’accompagnò a verificare se la sua pratica al Comune fosse stata sbloccata. Scoprirono che invece era tutto fermo.
«Noemi ha la foto che ha dato a tutte»
Il tempo passa e non accade nulla, la rabbia di Patrizia monta. La donna fa sapere a Tarantini di avere «le prove delle serate a Roma». Ad aprile viene candidata nella lista «La Puglia prima di tutto». Ma quando Berlusconi arriva a Bari per presentare le liste, gli uomini della sicurezza e del partito le impediscono di entrare nella sala. Quanto basta perché Patrizia decida che «la mia avventura era terminata». Chiama Barbara, vuole capire se Tarantini le ha riferito qualcosa. Le racconta di aver «visto lui» soltanto in strada, davanti all’hotel Palace: «Mi ha abbracciata e baciata». Non è vero, ma lo dice per far ingelosire l’amica. Poi le chiede: «Tu hai ancora le foto di quando siamo andate a Roma?». Barbara risponde convinta: «Certo! C’ho le foto del bagno e pure quelle del soggiorno».
Patrizia passa ad altro argomento: «È arrivato lo sceicco, quello di Dubai».
Barbara si mostra interessata: «Ma ce li dà i soldi?».
Poi ritornano sulla vicenda che riguarda Berlusconi. Barbara s’informa: «Ma tu vuoi fare come Noemi? Quella deve fare il Festivalbar. Mi hanno detto che adesso le fanno fare la televisione». E ancora: «Hai visto Noemi che lui gli ha dato la foto come ce l’abbiamo noi? La foto sua, quella firmata. Allora la dava a tutte». Parlano ancora del risentimento di Patrizia, che chiede a Barbara della seconda volta che sono andate a palazzo Grazioli. «Ti ricordi come mi corteggiava?», domanda. L’amica risponde: «Tutto davanti alle guardie del corpo. Uno schifo. Tu sei un’altra come Noemi che gli può fare male».
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