Pentma vuol dire pietra, ma questo blog è solo un sassolino, come ce ne sono tanti. Forse solo un po' più striato.
martedì, giugno 30, 2009
Il sederino arrossato de "il Giornale"
Il Giornale della famiglia Berlusconi sempre in prima linea incurante del ridicolo. Con un premier deriso in tutto il mondo, tranne che in un paese dove l'informazione fa schifo (al pari di un'opposizione incapace, collusa e corrotta), il timore che il papino possa doversi togliere di mezzo provoca articoli ridicoli come il seguente. Aria fritta e il tentativo di mettere in ridicolo una semplice dichiarazione: esiste un premier squalificato e senza più alcuna credibilità internazionale che dovrebbe farsi da parte per il bene della sua stessa coalizione. Ed ecco che gli stipendiati del gruppo si scagliano contro chi osa ventilare un'ipotesi che è semplicemente buonsenso. E poi si chiedono perché il giornalismo è morto in Italia?
Letta chiede la carità politica: «Il Pdl rinunci a Berlusconi»
di Francesco Cramer
da ilGiornale.it
È un po’ come se gli avversari del Brasile di Didì e Vavà avessero implorato la Seleção: «Per favore, giocate senza Pelè». La spolmonata squadra del Pd ha il fiato talmente corto che un suo big, quell’Enrico Letta già sottosegretario del governo Prodi, arriva a chiedere a mezzo stampa un «aiutino» da niente al Pdl. In un’intervista alla Stampa dice papale: «Penso sarebbe molto utile se il centrodestra tentasse di terminare la legislatura con un altro premier senza far nascere governi tecnici. Questo consentirebbe la fine dell’anomalia Berlusconi, stabilizzando la maggioranza su una linea “normale” e a noi di costruire un’alleanza con l’Udc e altre forze». Davvero rivoluzionaria la proposta del centrosinistra per risorgere. «Letta continua».
In soldoni: per non finire la partita sommersi di gol, togliete di mezzo il vostro bomber; soltanto così potremo vincere o, meglio, smettere di straperdere. Ora, se dall’altra parte ci fosse Madre Teresa di Calcutta e soprattutto se si giocasse a Monopoli, uno sarebbe anche disposto a dare una mano all’avversario così nelle pesti. «Toh, ti regalo parco della Vittoria, vicolo Corto e vicolo Stretto e ti abbono due alberghi», si concedeva a chi era sull’orlo della bancarotta, perché sennò sai che noia stravincere. Ma trattandosi delle sorti del Paese, l’idea di Letta ha un che di paradossale: siccome non siamo capaci di fare bene l’opposizione, aiutateci voi suicidandovi. Cosicché il Pd ha l’acqua talmente alla gola che, invece di nuotare, chiede i braccioli ai rivali. Togliete Pelé dal campo e vedrete che il Pd sarà visto come «alternativa di governo».
A Letta in versione Paperino, in ginocchio e a mani giunte a chiedere la fine delle sfighe elettorali, va dato atto di aver reso un mea culpa che più esplicito non si può: «Troppe volte abbiamo tentato di battere Berlusconi con scorciatoie e se rifacessimo questo errore lo pagheremmo caro». Una candida ammissione: in passato s’è giocato duro, si è entrati in tackle sulle ginocchia e non sul pallone per fare quel gol che resta un miraggio.
Così, invece di riorganizzare la squadra, giocare, capire il perché alle urne gli italiani preferiscono dare il consenso ad altri, i piddini si perdono nello scontato gioco di vedere quando e se inciamperà il Cavaliere. Tifano per le Noemi, le Veroniche, le Patrizie, i Mills di turno. Auspicano «scosse» e si aggrappano alle inchieste di Bari e ai voli di Stato, planando sempre lì: Berlusconi metterà un piede in fallo oppure no? Prenderà una storta o continuerà imperterrito a correre? Spettatori, più che protagonisti, per di più divisi e confusi. Perché all’analisi dell’uno viene sempre contrapposta quella dell’altro: apposta opposta. «Credo sia cominciato il declino finale del premier», discetta Letta. «Comincia il declino del Cavaliere», strombazza Franceschini. «Berlusconi è declino», fa l’eco D’Alema. «Siamo illusi se pensiamo che Berlusconi sia in fase di declino», contesta Penati. Che pure spiega: «Se domani ci fossero le Politiche, dove andrebbero i voti di chi ha disertato le urne alle amministrative? A loro. Perché noi in tutti questi anni non siamo riusciti a costruire un’alternativa credibile». Certo, se però il Brasile lasciasse Pelé in tribuna...
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2 commenti:
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
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